alessandro sciarroni recensione

Con Sciarroni si cerca l’alterità

Recensione a Joseph – di Alessandro Sciarroni

Sceglie un nome significativo il performer Alessandro Sciarroni per il suo nuovo lavoro: il titolo Joseph rimanda immediatamente a quell’uomo padre del divino, che per molti giorni della sua esistenza ha avuto a che fare con il diverso e il meraviglioso allo stesso tempo. Ma sin dalle note di regia – “non ci è dato sapere chi sia Joseph, né dove sia” – Sciarroni apre a più strade e a più possibilità: il corpo in scena, rigorosamente sempre di spalle allo spettatore, potrebbe essere una presenza qualunque, affascinata da ciò che trasporta fuori dai confini della tridimensionale normalità. Ed ecco allora che basta il semplice utilizzo di un computer per dare vita a immagini bidimensionali che superino la realtà attraverso effetti speciali: il corpo di Sciarroni subisce variazioni extra-ordinarie, si rigonfia in alcuni punti, si raddoppia o si assottiglia ma non solo; diventa composto da quattro braccia o addirittura di due bacini e di quattro gambe. Le possibilità si susseguono e una faccia gonfia, una mano piatta o una sorta di centrifuga al posto del semplice addome trasformano la solitudine di Joseph, agli occhi del pubblico, in un gioco pieno di ironia. La sua condivisione con la comunità crea un cortocircuito tra figura reale e la sua rappresentazione fittizia: lo spettatore ha sempre di fronte il corpo integro del performer, fisicamente in scena, e quello alterato proiettato su uno schermo. La webcam non solo riprende e rimanda l’immagine di Sciarroni ma anche le prime file del pubblico sono incluse in questa proiezione: nel mondo fittizio può entrare chiunque, bastano dei piccoli accorgimenti e l’incontro con il “meraviglioso” diventa accessibile a tutti. Sciarroni, in collaborazione con Antonio Rinaldi che ha curato la “drammaturgia e lo studio dei processi prodigiosi”, alza la posta in gioco quando include nella sua performance la casualità di presenze: tramite un collegamento internet dà il via al “Chatroulette“, una videochat in cui gli interlocutori che si succedono sono casuali. Come lo stesso pubblico, anche coloro che accedono a questa forma di intrattenimento on-line si ritrovano a seguire la performance di uno Sciarroni che, con indosso nell’ultima parte dello spettacolo un vestito da Batman, è alla ricerca dell’incontro con la diversità, con qualcosa che lo stupisca o che lo faccia allontanare dal reale (o che regali un altro modo di guardare a ciò che è concreto). Il successo dello spettacolo, soprattutto nella seconda parte, è quindi molto affidato al caso, al chi si incontra in chatroulette e se abbia o meno un alto grado di interazione, come lo stesso pubblico che rimane seduto alle spalle di Sciarroni. Il performer diventa il mediatore di due mondi – quello reale e quello virtuale – che a loro volta possono ribaltarsi, a seconda di quale parte ci si trova in un determinato momento: Joseph continua a essere così il punto di contatto tra due stati differenti, tra  la normalità e l’alterità.

Visto al Teatro Studio La Mole, Ancona

Carlotta Tringali