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Lo spettatore professionista abita a Kilowatt Festival

È nella campagna aretina che Kilowatt Festival è riuscito anche quest’anno, nonostante i forti tagli finanziari, a organizzare dieci giorni di rassegna, invitando non solo artisti, ma anche un bel numero di critici e coinvolgendo molti spettatori. “Aspetta e spera” è stato infatti il sottotitolo scelto per il 2011 dal direttore artistico Luca Ricci; un segnale forte per un luogo che non si arrende e vuole portare avanti il suo carattere di Festival attento al contemporaneo, alle giovani compagnie e soprattutto al pubblico: prerogative che gli hanno fatto ricevere l’anno scorso il Premio Speciale Ubu per «l’attività di sguardi incrociati tra pubblico, artisti e critici, in cui è nascosta la forza eversiva di un punto di vista davvero nuovo». L’aspetto più apprezzabile della manifestazione risiede nella presenza dei “Visionari”, ossia di quelle persone che negli anni hanno acuito lo sguardo e stanno diventando sempre più professioniste. Sta infatti a questa parte di pubblico attento, a questi cittadini appassionati, la scelta di alcuni degli spettacoli presenti al Festival: dopo la visione di numerosi video decidono quali sono i lavori che meritano di essere mostrati a Kilowatt. Non è facile affidare la scelta a dei filmati, e questo è un aspetto da ricordare; magari molte performance non funzionano per nulla su un piatto schermo, ma contrariamente emozionano nella loro versione “tridimensionale”. Ed è per questo interessante ascoltare come gli stessi Visionari prima e dopo le performance puntualizzino sul motivo della loro decisione e affrontino con gli artisti, davanti a un pubblico folto, le aspettative e le loro sensazioni. Il loro punto di vista è molto dettagliato e i partecipanti al progetto non vengono mai messi in ombra dai cosiddetti “Fiancheggiatori”, ossia dai critici professionisti invitati da Kilowatt a seguire il lavoro delle giovani compagnie. Se i criticicercano più di contestualizzare, dai Visionari si ha un riscontro più immediato e fresco.

Gli spettacoli andati in scena nella giornata di domenica 24 luglio, a cui si è assistito, ossia A tua immagine di Odemà (leggi la recensione), Aspettando Nil di La Fabbrica e Ubu Rex di Compagnia degli Scarti sono stati a fine serata tutti analizzati in questo bell’incontro tra artisti, Visionari e Fiancheggiatori: ed è piacevole sottolineare la grande partecipazione di pubblico che è rimasto a seguire tutta la discussione. I tre lavori sono stati apprezzati per le buone prove attoriali; soprattutto sono stati messi in luce la tematica religiosa affrontata in modo originale nel primo, l’impianto scenico curato nel minimo dettaglio e la direzione registica puntuale di Ubu Rex e, nonostante la palese impronta e influenza beckettiana, la interessante sostituzione dei classici protagonisti di Aspettando Godot (Vladimir ed Estragon) con una madre e una figlia in Aspettando Nil. Allo stesso tempo se dai Visionari il riscontro è stato sempre più che positivo – e forse velato un po’ troppo da un quasi obbligato buonismo – ai Fiancheggiatori è spettata la parte più “critica” e difficoltosa, ossia quella di chiedere quale sia il prossimo passo di queste compagnie, il passo che determinerà la loro crescita e un obbligato distaccamento da qualcosa di ben fatto ma di poco originale (soprattutto riferendosi agli spettacoli Ubu Rex e Aspettando Nil). A mostrare che le piccole compagnie devono continuare a credere nel proprio lavoro, coltivarlo e come ricorda il sottotitolo della rassegna, continuare a sperare; ma contemporaneamente devono anche rischiare e scommettere sulle proprie capacità se vogliono compiere il salto di qualità.

Visto a Kilowatt Festival 2011, Sansepolcro (AR)

Carlotta Tringali