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Ai 2Mondi i giovani delle Accademie si confrontano in Young European Theatre

mongolfieraIn ogni angolo di Spoleto si respira aria di festival: non c’è parete, spazio areo e strada che non rimandi a quello che in città sta succedendo. Piccoli palloni aerostatici fissi in aria, stendardi alle finestre di palazzi antichi, palcoscenici montati sulle piazze, nei chiostri, dentro le chiese; cartelli con il logo Spoleto56 a ogni lampione del corso storico, manifesti sulle mura che percorrono le strade del principale accesso al delizioso paese umbro. Il festival abita la città e la città per l’appuntamento, ormai giunto alla sua 56esima edizione, indossa il vestito più bello.

Non sono solo i tantissimi gadget promozionali a parlare di Festival dei 2Mondi: c’è tutta una parte umana e vibrante, fatta di attori che provano la parte in luoghi suggestivi del III secolo, operatori stranieri in cerca di informazioni negli uffici, spettatori curiosi dentro bar per l’ultimo caffè pre-spettacolo o nei ristoranti a gustare le prelibatezze della regione. Qui i riflettori sembrano non spegnersi mai: se si entra nel vivo di Spoleto56 ci si accorge che non c’è attimo in cui il Festival dei 2Mondi non pulsi, in un continuo circolo di spettacoli teatrali o danzati, mostre, incontri con autori e intellettuali, proiezioni di film, concerti di musica classica, conferenze. E in tarda serata ci si ritrova a parlare, commentare e riflettere sulle esperienze vissute durante la giornata, davanti a un calice di vino o a dei piatti preparati con cura e attenzione…

stendardiIncontri curiosi si fanno già al Teatrino delle 6, immediatamente sotto la piazza del Duomo: lì ogni giorno attori, dramaturg e registi di accademie, scuole e conservatori provenienti da diversi paesi europei mettono in scena brevi spettacoli. Sono ospiti dell’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio d’Amico che coordina il progetto European Young Theatre in collaborazione con Union of Theatre Schools and Academies e l’insegnamento di Storia del Teatro Inglese del Dipartimento di Studi Europei, Americani ed Interculturali dell’Università La Sapienza di Roma. Gli appuntamenti quotidiani sono sempre pieni di pubblico giovane e di attori attenti, pronti a dialogare sui differenti metodi di approccio all’arte teatrale. Un progetto interessante e valido, accrescitivo soprattutto: lo scambio è vivo e il confronto tra la scuola italiana, polacca, francese, svedese, spagnola, inglese e lituana potrebbe porre le basi per aperture nuove, idee di collaborazioni tra giovani della stessa età che affrontano/studiano il teatro nei diversi Paesi.

foto di Andrea Kim Mariani

foto di Andrea Kim Mariani

Si sente la necessità di rielaborare e sperimentare con drammaturgie che abitano l’immaginario collettivo come 4:48 di Sarah Kane o Romeo and Juliet di William Shakespeare. Il testo della giovane inglese morta suicida viene affrontato dalle allieve del II anno della Silvio D’Amico: una regia debole, una prova non facile di un monologo che qui si è scelto di spaccare attraverso una coralità frammentata dalle 5 attrici in scena, protese flebilmente alla continua tragedia che contraddistingue la scrittura della Kane. Cerca il ribaltamento drammaturgico Juliet must die, ispirato al dramma shakespeariano e presentato dall’Accademia d’Arte Drammatica di Varsavia: recitato in polacco, i due attori in scena si scontrano e incontrano ironicamente su un tavolo che si trasforma da pista da ballo a balcone ideale, da letto nuziale a giaciglio di morte, non per Juliet ma solo per Romeo, troppo attento a pettinarsi e a violare la dolce fanciulla che, alla fine, si vendica ingannando il giovane narciso. Portano in scena una drammaturgia originale i tre giovani attori di Creatures of habit del Royal Conservatoire of Scotland: una semplice e non pretenziosa, divertente e ben fatta, situazione in cui all’interno di una coppia uomo-donna irrompe un ragazzo nuovo. Scatta la curiosità e in un crescendo ironico ci si scontra con la forza della routine che costringe a rimanere fermo sul divano, in una situazione di stallo che non permette in alcun modo di risollevarsi. Dopotutto la routine è difficile da rompere, forse impossibile; in fondo in fondo non si sostituisce un’abitudine con un’altra?

Visto a Spoleto56, Festival dei 2Mondi

Carlotta Tringali

 

Leggi l’articolo di Rossella Porcheddu sull’European Young Theatre qui