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Dalle poetiche alle politiche: Tiziano Panici per C.Re.S.Co. Lazio

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foto di Rossella Viti

È presente in 19 regioni italiane, ha 130 promotori, riunisce compagnie, artisti, teatri, festival, residenze, operatori dello spettacolo dal vivo, dal Nord al Sud Italia. Intende stimolare il dialogo sulla scena contemporanea, sulle filosofie, i linguaggi, le ricerche, elaborare proposte per un cambiamento del sistema culturale e rivendicare la dignità dei lavoratori dello spettacolo. A tre anni dalla nascita, avvenuta a Bassano del Grappa nel settembre del 2010, C.Re.S.Co, Coordinamento delle Realtà della Scena Contemporanea, presenta sabato 20 aprile la sua seconda giornata nazionale, un evento che ruota intorno alle poetiche, come ci racconta Tiziano Panici, tra i promotori fondatori di C.Re.S.Co, che ci aggiorna anche sulle azioni e le proposte politiche del coordinamento, con riferimento al territorio romano, cittadino e periferico, e regionale.

La giornata nazionale C.Re.S.Co. − spiega Tiziano Panici − è espressione del Tavolo delle idee, coordinato quest’anno da Roberta Nicolai. E nasce per portare avanti una pratica poetica, un laboratorio permanente sul contemporaneo, che poi è il sottotitolo della giornata. Il principio è parlare, confrontarsi sui metodi, sulla filosofia di un percorso artistico, ma non sul contesto politico. La proposta sul Lazio, però, ha avuto una battuta d’arresto. Il coinvolgimento dei gruppi che in regione partecipano a C.Re.S.Co, circa una trentina, non ha avuto successo. Abbiamo riflettuto sulle motivazioni e capito che, evidentemente, questo non è il momento per una riflessione sulle poetiche, ci sono problematiche più stringenti che coinvolgono la vita degli artisti. Ma ci piacerebbe comunque avere una discussione di ampio respiro, che alimenti il lavoro artistico, mentre la riflessione politica si sta facendo più soffocante.

Accantonata l’idea di un incontro plurale, come avete ovviato? Come si svolgerà la giornata in Lazio?
L’annullamento è stato annunciato al coordinamento, perché abbiamo ritenuto fosse necessario evidenziarlo. Restano le proposte di work in progress: Luca Ricci coordina Il retrobottega dell’artista, e ha rilanciato la giornata all’interno di Ne(x)twork, bando/progetto in collaborazione con Fabio Morgan e il Teatro dell’Orologio. Gloria Sapio e Maurizio Repetto, di Settimo Cielo, hanno ricavato uno spazio all’interno del Contemporanea Aniene Pop Festival.

Dalle poetiche alle politiche. C.Re.S.Co Lazio e Cultura Bene Comune collaborano per dare a vita a una piattaforma programmatica di azione e di intervento. Un nuovo modello di gestione?
La piattaforma è nata come strumento politico in un momento di completo sconvolgimento dell’assetto politico nazionale, regionale e cittadino. Volevamo confrontare questo documento con tutte le realtà con le quali interloquiamo, dai coordinamenti alle consulte, dalle istituzioni alle occupazioni, che oggi non sono un episodio ma una realtà di fatto, con cui bisogna fare i conti, perché sono una risposta illegale a un sistema criminale.

E quindi la proposta di una nuova legge per lo spettacolo dal vivo?
Lo scorso anno è stato proposto ad Agis Lazio (di cui io faccio parte con il Teatro Argot Studio), uno dei primi interlocutori delle istituzioni, di redigere una bozza di legge. Problema non indifferente, perché un settore può fornire delle indicazioni ma non legiferare. Il nostro è un percorso di battaglia iniziato nel 2009, anno in cui c’è stato il blocco totale dei pagamenti, blocco che è legato all’emissione dei fondi, ma che necessariamente dipende dalla non modernità della legge 32 del 1978.

foto di Rossella Viti

foto di Rossella Viti

Con l’insediamento della nuova giunta regionale cosa succederà? Si è avviato già un dialogo?
Abbiamo pubblicato il 9 aprile su Paese Sera una lettera aperta all’Assessore Lidia Ravera e a breve avremo un incontro. Nicola Zingaretti sarà un buon interlocutore: aveva parlato, nei suoi programmi, della necessità di una legge regionale per regolamentare l’industria dello spettacolo dal vivo, ma sono sicuro che non gradirà l’elaborato creato dal settore stesso. Sarà comunque importante dare degli indicatori, e stimolare un interesse verso la nostra proposta, che si articola in sei punti fondamentali (finanziamenti, produzione/organizzazione, promozione/circuitazione, forme giuridiche/nuove legalità/diritti, impresa sociale/welfare, spazi/residenze/territori, formazione), individuabili nei settori principali, non solo del settore del teatro, ma anche delle arti performative. Uno strumento sempre aperto, condiviso e modificabile.

Zingaretti ha parlato di una legge quadro che fotografi la situazione attuale. E ha parlato di contemporaneità.
Sì, una delle principali discriminanti nella gestione dei finanziamenti sono proprio i generi, perché il Ministero e la Regione finanziano, attraverso una divisione, in generi totalmente superati. Non è legittimato un tipo di percorso artistico contemporaneo, che è presente nell’oggi e ha un livello di ibridità che ha bisogno del suo riconoscimento preciso.

Nell’incontro del 16 febbraio, svoltosi a Roma e organizzato da C.Re.S.Co e Cultura Bene Comune, si è parlato della mancanza di un ‘sentimento regionale’, di un sentirsi romani ma non laziali.
Nella nostra regione c’è uno scollamento totale tra i tre livelli, quello metropolitano, quello periferico e quello regionale. Io spingo molto perché l’identità romana si confronti con quella del Lazio, che dovrebbe rappresentare il 70% della produzione italiana e invece è debole a livello di proposta, di poetica e di forza creativa. E ci sono molte isole, che vivono all’esterno di Roma, che fanno bellissimi percorsi. Siamo molto lontani dal mettere insieme queste realtà e sarebbe necessario, inoltre, monitorare i territori, creare una consulta permanente, sia in regione che nel comune, uno strumento di contatto tra istituzioni, la cittadinanza e gli operatori teatrali.

Intervista a cura di Rossella Porcheddu