intervista occhio di bue

Intervista: Michele Di Stefano su Occhio di bue

occhio di bue6Un telo nasconde delle figure che, spostandosi con grande lentezza, creano dei paesaggi indefiniti: montagne, rocce, stalattiti, fantasmagoriche strutture o presenze senza nome; come il vento modifica le dune che compongono i deserti, ogni movimento di questi corpi velati cambia l’orizzonte che si va definendo sul palco. Sembrano elementi naturali ma se li si guarda da un altro punto di vista rimandano a figure ancestrali e misteriose che studiano lo spazio intorno, andando ad abitarlo, forse colonizzandolo; una volta scomparso il grande telo, infatti, appare una tenda dentro cui si sono andati a nascondere i sette corpi in scena. Le stesse figure ignote, una volta disvelate e uscite dal guscio, sprigionano un’energia incredibile con linee di danza spezzate, interrotte ma sempre giocose, in perfetto stile Mk. Stiamo parlando di Occhio di bue, lo spettacolo che ha coreografato Michele Di Stefanofondatore della compagnia Mk e Leone d’argento 2014 – per il progetto Vita Nova, ideato e fortemente voluto dal direttore della Biennale Danza di Venezia Virgilio Sieni, mirato a dar forma a un repertorio di danza contemporanea rivolto a giovani danzatori di età compresa tra i 10 e i 15 anni.

Per un paio di settimane il Teatro Annibal Caro di Civitanova Marche (grazie a Civitanova Casa della Danza, progetto di residenza di AMAT e Teatri di Civitanova) ha ospitato così la residenza del coreografo e dei 7 ragazzi under 13 di Civitanova e comuni limitrofi che hanno preso parte al progetto. In occasione della prova generale al Teatro Annibal Caro, prima della partenza e il debutto veneziano, abbiamo incontrato Michele Di Stefano per farci raccontare la sua opera.

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