Operaestate festival veneto

Operaestate 2014

Scapino Ballet (foto di Vincent Mentzel)

Scapino Ballet (foto di Vincent Mentzel)

Il ritorno in Italia di Scapino Ballet (in prima nazionale con Pearl) e il ritorno a Bassano dei Momix, molto apprezzati negli anni dal pubblico; un focus di grande interesse sulla danza olandese (il Triveneto nel 2014 è stato scelto per questa finestra che ogni anno il Governo del Paese realizza in Italia e che si declina anche con questo percorso nel contesto delle performing arts, Olandiamo in Veneto); l’affascinante lavoro della compagnia Liquid Loft e la sperimentazione coreografica contemporanea che dà vita alle suggestive Bolle Nardini (quest’anno con Jone San Martín Sandra Marín Garcia).
Per il teatro, un percorso dedicato alle Passioni civili, che si propone con la volontà di fotografare il nostro presente a partire da grandi testi del passato e porta in scena la nostra memoria storica (da Giuliana Musso a Natalino Balasso, da Le Belle Bandiere a Marta Cuscunà, dal Teatro del Lemming ad Andrea Pennacchi). Un altro livello è quello dedicato alla musica: torna il percorso Ekfrasis curato da Luca Scarlini, che intercetta i legami con l’arte visiva; grandi concerti d’orchestra e da camera, la lirica e il jazz.

E poi B.Motion, l’ultima parte di Operaestate, quasi un festival nel festival dedicato alla creatività contemporanea e alla ricerca che chiude la rassegna fra agosto e settembre: per la danza, oltre ad Olandiamo in Veneto, una serie di restituzioni nate a partire dalle numerose progettualità europee in cui il festival è coinvolto; per il teatro, invece, un’interrogazione importante che è «un’indagine – spiega Carlo Mangolini, vice-direttore del festival e curatore di B.Motion Teatro – sulle comunità in un momento particolarmente difficile».

Anagoor "Virgilio brucia"

Anagoor “Virgilio brucia”

Per fare solo qualche esempio, Ilaria Dalle Donne lavorerà con dei tatuatori, Ailorus sta sviluppando un percorso con immigrati di seconda e terza generazione; il lavoro dei Fratelli Dalla Via è una riflessione amara sulla situazione degli imprenditori, mentre quello di Helen Cerina si interroga sulla quotidianità urbana, così come il progetto Zombitudine di Daniele Timpano ed Elvira Frosini, che invaderà la città. Ad aprire e chiudere B.Motion Teatro, due spettacoli che diversamente scavano sulle nostre radici: Virgilio brucia di Anagoor Genesiquattrouno di Bruno-Villano.

Senza dimenticare il programma dedicato al cinema e il Minifestpensato per i più piccini (ma non soltanto).
E poi proposte a dir poco particolari, che sanno raccontare molto dell’approccio costruito negli anni da Operaestate rispetto al territorio in cui lavora: per fare qualche esempio importante di questo tipo di progettualità, basti pensare alla nuova collaborazione con Arte Sella che condurrà Itamar Serussi a una nuova creazione per il parco d’arte insieme ai giovani danzatori del CSC e a Cycling dance, che vedrà impegnati oltre 60 danzatori lungo la suggestiva pista ciclabile che si snoda lungo il fiume Brenta.

Tutto questo è Operaestate Festival Veneto, nel suo programma 2014, presentato il 29 maggio al Teatro La Fenice di Venezia. Ma è anche molto, molto di più.

Chris Haring | Liquid Loft

Chris Haring | Liquid Loft

«Aprire e non chiudere» è – per usare le parole di Rosa Scapin – l’impegno che Operaestate si è assunto in questi anni, nonostante i venti di crisi che hanno scosso il sistema culturale anche a livello nazionale (o forse a maggior ragione). Di qui, constata la direttrice, l’idea che la cultura non sia un settore in senso tradizionale, quanto piuttosto un livello capace di pervadere altri mondi, campi e contesti. Questo particolare tipo di approccio è ben evidente a scorrere gli obiettivi che Operaestate si propone da diverso tempo: la valorizzazione del territorio e dei suoi beni, il benessere culturale dei nuovi pubblici, la mobilità e la formazione della nuova scena del teatro e della danza. A questi, si aggiunge quest’anno un esempio emblematico di quanto il “trans-settore” della cultura possa contribuire alla crescita del territorio in cui opera ben oltre gli ormai consolidati e riconosciuti risultati in termini di indotto diretto e indiretto: il festival, nel 2014, punta anche su un altro “territorio”, quello delle eccellenze enogastronomiche, con lo sviluppo del progetto Il teatro dei sapori, che abbina performance dal vivo e degustazioni in dieci cene-spettacolo lungo tutta l’estate.
«La forza di Operaestate è proprio questa: è un esempio emblematico di cultura, impresa e territorio», constata Maria Teresa De Gregorio, dirigente Attività Culturali e Spettacolo della Regione.
Operaestate, in effetti, negli anni ha fatto strada. Prima di tutto, lavorando a quell’idea del “festival diffuso” che mette in rete quest’anno addirittura 40 Comuni di diverse Province e che – a detta della dirigente De Gregorio – intercetta appieno l’obiettivo tracciato dal programma della Giunta a inizio legislatura, quello di lavorare a un sistema territoriale capace di connettere e valorizzare le diverse realtà operanti nel territorio.

L'immagine del festival 2014

L’immagine del festival 2014

Il programma presentato a fine maggio nella splendida cornice delle Sale Apollinee del Teatro La Fenice di Venezia si può considerare – per chiudere il discorso con una riflessione di Rosa Scapin – «una sintesi di una progettazione che dura tutto l’anno e si sviluppa in molti percorsi, i quali hanno compimento nei mesi estivi con un momento di presentazione pubblica».
Nel complesso, queste intenzioni, gli esiti, i nuovi profili che assumono quest’anno, si orientano verso la definizione di un approccio particolare alla questione del pubblico e del territorio in cui il festival agisce: Operaestate – per riprendere ancora le parole della direttrice – mira «a mettere in atto un modello non basato su una fruizione passiva e sul consumo culturale, ma ad attivare nuove pratiche fondate su forme inedite di partecipazione e condivisione».
L’emblema della programmazione estiva di Operaestate, da un po’ di tempo, è una poltroncina. Quest’anno è stata realizzata in 100% zucchero: è un’opera di Marco Chiurato (con la preziosa collaborazione di Barbara Beltramello). Come ricorda Rosa Scapin, è il «simbolo dell’accoglienza del festival» da diverso tempo, del suo particolare approccio agli spettatori che vi partecipano; ma «mai come quest’anno» Operaestate intende trasmetterlo, anche attraverso la propria immagine.

 Per il programma completo, visita il sito di Operaestate

 

B.Motion 2013

DAL 22 AL 31 AGOSTO A BASSANO DEL GRAPPA È DI SCENA IL CONTEMPORANEO

bannerBSTAGE2013B.motion è il progetto di Operaestate Festival Veneto (Bassano del Grappa – VI) dedicato ai linguaggi del contemporaneo nella Danza e nel Teatro. Dal 22 al 31 agosto il programma 2013 ospiterà 30 appuntamenti (12 in prima nazionale) con alcuni tra gli artisti più interessanti e originali della nuova scena italiana e internazionale, per valutare tendenze, verificare stili e incontrare poetiche e istanze inedite. 

Molti ospiti di B.motion sono stati sostenuti e coinvolti nelle diverse progettazioni ideate dal CSC/Centro per la scena contemporanea di Bassano, generato dal festival e attivo tutto l’anno in percorsi di scouting, formazione, residenza e sostegno. Un’azione intensa e continuativa, il cui valore e stato riconosciuto dall’Unione Europea con l’assegnazione di ben 5 progetti sul programma Cultura.

L’edizione 2013 prosegue con tenace determinazione quest’azione di scandaglio e indagine attorno ai linguaggi del contemporaneo, perfettamente rappresentata dai nuovi progetti e dai giovani artisti in programma. Invariata la formula con una prima parte dedicata alla danza contemporanea internazionale e la seconda al teatro italiano di ultima generazione, arricchita anche da prestigiose presenze europee. Non manca lo spazio per riflessioni e approfondimenti con la presenza della giovane critica, di studiosi e di operatori nazionali ed internazionali protagonisti di meeting che spaziano dai contenuti artistici a quelli gestionali, tra tutti la progettazione europea dove il festival ha ottenuto risultati di grande rilievo.

Il cartellone di B.MOTION DANZA accoglie un folto gruppo di giovani artisti e compagnie provenienti per metà dall’Italia e per metà da altre parti d’Europa, soprattutto da paesi più di altri provati da questi tempi complessi: Cipro, Irlanda, Spagna, oltre che Austria e Olanda. E hanno l’ambizione di raccontare con il linguaggio dei corpi, non il proprio “particulare” ma la complessità di questo tempo oscuro. Tra un’estrema varietà di temi e di approcci, un’occasione unica di incontro con culture e innovazioni, immersi nella danza più contemporanea.

B.MOTION TEATRO invece ha come sottotitolo forever young e mette in scena l’ossessione contemporanea per il tempo che passa, fotografando un’umanità che si affanna a rimanere giovane mentre i giovani, quelli veri, vengono tagliati fuori, estromessi. B.motion vuole celebrarli questi giovani “marginali”, immaginando un cantiere aperto dove sperimentare inedite forme sceniche tra nuove tecnologie, equilibrismi verbali e visivi, e una pre-adolescenza chiamata a riempire di innocenza i luoghi del contemporaneo.

• Tra gli artisti italiani sostenuti dal CSC si segnala la presenza dei nuovi lavori di Marco D’Agostin, Alessandro Sciarroni, Giorgia Nardin, Babilonia Teatri, Teatro Sotterraneo.

• Tra gli ospiti internazionali presenti in prima assoluta arriveranno dall’Olanda Alma Soderberg, da Cipro Lia Hraki-.pelma., Milena Ugren Koulas e Eleana Alexandrou, dalla Spagna Sharon Fridman con Arthur Bazin, dall’Austria The Loose Collective e dalla Francia Julie Nioche.

• Tra i talenti nazionali emergenti nella danza ci saranno Manfredi Perego, Marta Bevilacqua, Valentina Buldrini e Martina La Ragione mentre il teatro verrà rappresentato da Collettivo InternoEnki – nO (Dance first. Think later), Beatrice Baruffini e Valerio Malorni, tutti reduci dal Premio Scenario.

• Infine a confermare il successo dell’ondata Veneta cinque realtà del territorio tra cui i vincitori del Premio Scenario (Fratelli Dalla Via) e poi Ilaria Dalle Donne, Silvia Costa, Fagarazzi Zuffellato e Ailuros.

Per tutti questi appuntamenti ci sarà il B-stage de Il Tamburo di Kattrin, sbarcato appositamente a Bassano del Grappa per raccontare tutto quello che succede e riportarlo nel proprio stile a tutti gli appassionati, lettori e interessati.

Tutti gli spettacoli e gli appuntamenti del festival sul sito di OperaEstate

Choreoroamer #2: Alessandro Sciarroni

Siete curiosi di conoscere meglio i segni particolari dei nove coreografi partecipanti a Choreoroam Europe 2011? Li abbiamo incontrati e “schedati”… Ecco le risposte di Alessandro Sciarroni

 

Nome: Alessandro Sciarroni

Data di nascita: 25.07.1976

Luogo di nascita: San Benedetto del Tronto (AP), Italia

Centro con cui partecipa a Choreoroam: Operaestate (IT)

 

 

 

 

1) Alessandro Sciarroni in tre parole
Misantropo part-time, sentimentale e il contrario di sentimentale

2) Definisci in una frase la tua ricerca coreografica
Cercare di fermare qualcosa che se non fermassi andrebbe perduta per sempre e nessuno se ne accorgerebbe.

3) Lo spettacolo che ti ha cambiato la vita
Sono sempre spettacoli che non ho visto. Tra tutti la performance Azione sentimentale di Gina Pane

4) Se la tua vita fosse uno spettacolo, chi sarebbe il coreografo?
Alain Platel

5) E se ti chiedessi di scegliere il coreografo tra uno dei Choreoroamers?
Marco D’Agostin

6) L’aspetto che preferisci di Choreoroam
Non c’è la pressione del tempo

7) L’aspetto più difficile di Choreoroam
Le cene fuori (sorride, ndr)

8) Un ricordo che porterai con te di Choreoroam – Bassano del Grappa
Ieri  (23 agosto 2011, ndr) quando ho visto qualcosa nello sharing; mi ha fatto molto emozionare perché ho capito che lo potevo capire… Non mi chiedere di più perché non te lo dirò!

Elena Conti / Carlotta Tringali

Emozioni in ballo fra strappi e tenerezza

foto di Carmine Maringola

Il ballo di coppia è forse l’incarnazione più efficace della vita a due: ne materializza le fragilità e le tenerezze, l’empatia e la differenza, oltre naturalmente ai ritmi; la danza sa parlare di ricordi e di desideri, di come si è costruita (e di come si sarebbe potuta costruire) l’esistenza insieme. Emma Dante in Ballarini – secondo studio della Trilogia degli occhiali, nuovo progetto sulla condizione di marginalità (povertà, vecchiaia, malattia) che debutterà in forma completa a Napoli nel gennaio 2011 – si appropria di questa dimensione a due per raccontare una storia d’amore speciale: lui e lei sono due anziani che, con tutti gli acciacchi e le difficoltà del caso, donano ancora una quotidiana concretezza al loro amore. Interpretati dai bravissimi, sempre più abili e magnetici, Sabino Civilleri ed Emanuela Lo Sicco (attori ormai storici della Compagnia Sud Costa Occidentale), i due protagonisti ripercorrono la propria vita insieme ballando stretti sotto una ragnatela luminosa di piccole lampadine fitte che, sospese fino oltre l’arco di proscenio, sembrano tentare di invadere la platea e, con essa, anche altre vite.

 

È l’ennesimo capodanno e la coppia si appresta ai festeggiamenti di mezzanotte, con tanto di spumante, coriandoli e petardi. Poi un difficoltosissimo ballo a due, con lei, gobba, che si aggrappa alla giacca del compagno mentre lui si sostiene appoggiando la testa sulle spalle di lei; si baciano, si toccano, lui ha forse addirittura un orgasmo. Da qui parte un viaggio nella memoria o nell’immaginazione – è difficile stabilirlo con certezza – della vita della coppia, che balla a ritroso la propria storia d’amore, tutta giocata fra due bauli quasi identici, opposti a due estremità del palcoscenico. All’interno di un percorso di “smascheramento” del trucco teatrale (abbastanza inedito per la ricerca di Emma Dante) che vede il personaggio trasformarsi in altre variazioni di sé, gli anziani sono prima una coppia di mezz’età, poi alle prese con un figlio neonato, la gravidanza, il matrimonio e, infine la dichiarazione e il primo appuntamento – tutti passaggi delicatamente composti nel fluire di una drammaturgia costruita per contrasti fra esplosioni di energia e fatali momenti di silenzio, una narrazione molto fisica, danzata, urlata, e pochissimo parlata, che si sviluppa sulle note dei successi italiani di musica leggera. Ci sono I watussi e Parlami d’amore Mariù, Fatti mandare dalla mamma, Il ballo del mattone fino a Ba Ba Baciami Piccina, mentre in scena si srotolano le emozioni minuscole di una grande storia d’amore forse mai avvenuta, dall’ansia del primo amore alla solitudine costellata di acciacchi impossibili della vecchiaia.

foto di Carmine Maringola

Si odono solo brandelli di parole («Quanto sono felice amore mio!»), in una drammaturgia slabbrata la cui rarefazione è infrequente per la linea autoriale di Emma Dante. Nessun accumulo verbale e niente phoné che riverbera dalle carni degli attori: fatta eccezione per la proposta di matrimonio, le cui poche frasi sono espresse in uno dei rari momenti di silenzio dello spettacolo, tutta la narrazione e l’espressività è demandata alla dimensione fisica, al movimento e alla danza. E, naturalmente, agli emblemi, tratto distintivo della poetica dell’autrice e regista. Affastellate e sdrucite, incastonate in un contesto mai del tutto aderente, le allegorie di una vita sono trattate secondo un duplice approccio: la coscienza del potenziale rituale, prossima a un rispetto quasi magico o sacrale, si sprigiona dall’attenzione di cui tali oggetti sono investiti, mentre l’ironia amara che danza loro intorno, riesce, attraverso la caricatura, a sfondare i limiti imposti dall’intimità e a raggiungere l’immaginario e l’emozione collettivi. Gli oggetti si fanno, appunto, emblemi per il sovraccarico di sensualità e senso che racchiudono, creando una tensione magnetica del tutto particolare intorno a presenze minime (un velo da sposa, un pacchetto di caramelle, la musica di un carillon), in un equilibrio invocato e precario, sempre prossimo al cortocircuito e all’esplosione. Ma il coinvolgimento straniato – altra cifra dei primi lavori di Sud Costa Occidentale qui efficacemente riproposta – è tenuto e trattenuto, stuzzicato e a tratti torturato, attraverso lo sviluppo di questo dispositivo che immagina frantumi, lacerazioni, contraccolpi, ma nella realtà si mantiene sulle linee morbide di una affettuosità mai calcata, di un’autenticità solo sussurrata, di emozioni sbozzate con delicatezza e rispetto.

 

Con Ballarini, Emma Dante sembra tornare a una dimensione di intimità – a quella violenza contenuta nelle cose piccolissime, esplorata in mPalermu, Carnezzeria o Vita mia, che l’autrice sembra riuscire a liberare con precisione micidiale – che si dimostra più pregnante ed efficace della teatralità esposta negli ultimi allestimenti della Compagnia, come Cani di bancata o Le pulle.

Visto a Operaestate Festival Veneto

Roberta Ferraresi