Premio Nico Garrone 2011

Don Giovanni a Radicondoli

Recensione a Don Giovanni di W.A. MozartI Sacchi di Sabbia

Anche quest’anno il festival di Radicondoli si fa. Come per molte altre realtà del territorio italiano l’inverno è stato duro, i tagli imposti ai comuni hanno reso difficile la sopravvivenza di piccole e grandi manifestazioni che nascevano proprio in seno alle municipalità e alle regioni e che si sono viste dimezzare il budget da un’edizione all’altra.Si fa, si!, questo il titolo per l’anno 2011 – esemplificativo quanto Aspetta e spera... di Kilowatt – perché il programma c’è, nonostante tutto. La direzione artistica – presa in mano dal collettivo dell’associazione Radicondoli Arte – non è stata assegnata quest’anno; certamente non sono mancate polemiche, ma, considerando la situazione di precarietà in cui versa l’intero settore, non c’è da stupirsi che le energie si raccolgano il più possibile. Centrale anche quest’anno la figura di Anna Giannelli, che da dietro la sua scrivania regge le fila del festival, sempre impeccabile e sempre presente; ancora una volta riesce a mettere in piedi un programma interessante, certo non percorso da grandi nomi ma piuttosto da qualche scintilla giovane e intraprendente. Questo piccolo borgo toscano torna a essere punto d’incontro e di scambio, ospitando anche il premio intitolato a colui che per ventitré anni portò a Radicondoli il nuovo del teatro: Nico Garrone. Premiati in questa seconda edizione: i tre giornalisti Renzo Francabandera, Emilio Nigro, Pietro Corvi, e Cesar Brie, segnalato da molte compagnie come Maestro.

Nella serata dedicata al premio, va in scena Don Giovanni di W. A. Mozart, rivisitato dalla compagnia I Sacchi di Sabbia. Sei impeccabili esecutori per un divertimento più unico che raro. Si tratta infatti di una messa in scena assai particolare: l’austera opera dell’autore austriaco perde tutta la sua pesantezza e si alleggerisce incredibilmente grazie a uno slittamento sul piano sonoro e semantico. Se difatti ci si aspetterebbe di ascoltare l’opera lirica dalle soavi voci di cantanti – accompagnati da una nutrita orchestra sinfonica – e di seguire le vicende dal libretto scritto per mano di Da Ponte, si rimane spiazzati quando sul palco appare Giovanni Guerrieri regista del lavoro che, guidato da una meccanica voce off, mima stile hostess aeroportuale le gesta dell’indomito libertino. Condensando in meno di cinque minuti l’intera vicenda e mettendo a disposizione di qualunque pubblico egli si trovi davanti un vero e proprio libretto-d’istruzioni-per-l’uso al quale ricorrere durante l’esecuzione canora. Dopo la breve introduzione di Guerrieri entrano in scena sei attori vestiti in divisa scolaresca si dispongono due a due sulla gradinata sopra la quale troneggia lo schermo su cui compariranno i testi dell’opera. Si tratta di canto, in quanto gli interpreti non posseggono dei veri strumenti musicali ma eseguono l’opera basandosi solo sulle loro capacità mimiche e vocali. Ma non si può definire canto in senso stretto, perché non vi è l’uso della parola: l’intera orchestra con tutti i suoi strumenti (corde, percussioni e fiati) viene riprodotta dai sei attori – perché di attori stiamo parlando – con suoni, rumori, boccacce, pernacchie, ghigni e fischi. Un fiorire di suoni inconsueti, ironici e scherzosi che ben rispecchiano, colorano e alleggeriscono la complessa partitura mozartiana. In poche parole un approccio ironico, divertente e originale a un colosso dell’opera lirica. Questa rilettura teatrale porta in sé una teoria della leggerezza che svela un lavoro davvero duro e approfondito: i sei attori mettono in piedi «un capriccio per “boccacce e rumorini”» interpretando le arie più celebri di una versione dell’opera di Karajan del 1986. Imitare i suoni degli strumenti con il solo apparato vocale non è certo cosa semplice, ma la compagnia mostra una tale precisione, pulizia e maestria che il lavoro risulta efficacissimo e spiazzante. Un successo per il pubblico, formato da adulti e bambini, che risponde e interagisce con piacere e allegria.

Visto a Estate a Radicondoli, Radicondoli

Camilla Toso