vincenzo schino sonno

#appuntidiunfestival pt.5: tra Effetto Larsen e Vincenzo Schino

Il secondo giorno di B.Motion teatro è stato dedicato a due spettacoli vincitori del Premio Scrittura di scena Lia Lapini: Innerscapes di Effetto Larsen, insignito nel 2011, e Sonno di Vincenzo Schino / Opera, nel 2010. Interessante e curioso vedere come si possano avere infinite – e completamente opposte – declinazioni nell’utilizzare la scena che, per sopperire ad un’apparente assenza della parola, si carica di segni.

In Innerscapes continui montaggi e smontaggi creano dei paesaggi interiori – come ricorda il sottotitolo – in cui si muovono i personaggi, tra dissolvenze incrociate, fermo-immagine e flashback. Si ha l’impressione di essere di fronte a un film muto le cui storie d’amore diventano semplici pretesti per indagare i meccanismi e i disinneschi teatrali e cinematografici di tempo e spazio; ecco allora che le scene si modellano sulle parole che il regista Matteo Lanfranchi compone e scompone sul proscenio, servendosi di alcune lettere di cui di volta in volta modifica le posizioni.

Di altro stampo lo spettacolo di Vincenzo Schino / Opera Sonno: una successione di quadri angoscianti che richiamano le tele di Goya e il Macbeth di Shakespeare, in un incubo fatto di maschere inquietanti, volti dipinti, corpi indorati, pendoli e stanze decadenti. Un teatro che ricorda l’atmosfera dell’Orestea di Societas Raffaello Sanzio, ma che crea un proprio immaginario di forte effetto, dando vita a un sogno, per sua definizione irrazionale, dove trovano spazio gli opposti come bene/male, bianco/nero, in un viaggio allucinato pieno di segni visivi che invitano a perdersi al suo interno.