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Tutti gli articoli del Tamburo di Kattrin

I primi frammenti di vetro

Ad aprire il festival Teatri di Vetro è la performance di e con Matteo Lanfranchi, produzione Effetto Larsen, dal titolo “TUO/OUT”.

Bertolt Brecht

No, diciamo noi, gli scontenti seduti sulle panche, basta!Questo non basta! Proprio non avete udito la voce ormai diffusa che questa rete è tessuta e gettata da esseri umani? Dovunque ormai, dalle città a cento piani, oltre i mari solcati da navi affollate, ai villaggi più lontani, è stato annunciato che il destino dell’ uomo

Un buon gioco dura poco

“And dancing and dancing and dancing”: sono queste le parole che continuano a girare in testa in modo ossessivo non appena usciti dal Teatro Fondamenta Nuove, dove si è tenuta una prova aperta del nuovo lavoro di Wendy Houstoun.

Un labirinto di musica

Giuseppe Bardari aveva solo 17 anni quando Gaetano Donizetti gli commissionò il libretto per “Maria Stuarda”: la sua inesperienza determinò numerose censure e rifacimenti del testo, che vide la luce ed il debutto con diversi mesi di ritardo, il 30 dicembre 1835 alla Scala di Milano.

“Le invisibili” storie di donne

Saira, Nasreen, Nassera, Tasneem, Mumtaz, Shanaz e Sabra sono sette giovanissime ragazze provenienti da paesi a noi lontani, sono cittadine indiane, pachistane e nepalesi. Ognuna di loro ha portato sul palco del Teatro Valle di Roma la propria storia.

Cosa resta di Questo buio feroce?

Pippo Delbono con “Questo buio feroce” parla di morte, dell’attesa consapevole di una morte inarrestabile. È la malattia a rendere diretto e inevitabile lo sguardo verso il buio. Ma la scena presentata, invece, è piena di una luce e di un vuoto accecanti, è uno spazio bianco dall’atmosfera fredda e asettica, una dimensione – curata da Claude Santerre – dalla quale vengono sprigionate visioni: di corpi, spettri, incubi.

Col braccio alzato e lo sguardo al pubblico

Quando le frontiere tra persona, attore e personaggio non sono più rigidamente chiuse, il coinvolgimento dello spettatore si fa meno convenzionale, la partecipazione diviene più sincera, magari più attiva, perché l’impressione è che la persona che ci sta di fronte ci stia parlando davvero di sé, senza recitare un testo a memoria. Questo avviene, con l’Accademia degli Artefatti, anche se mette fedelmente in scena un testo teatrale, di Tim Crouch, modificato solo in piccoli momenti di improvvisazione.

Histoire du Soldat tra oriente e occidente

“L´Histoire du Soldat” è stata messa in scena dagli studenti del Laboratorio di Regia di Monique Arnaud della Facoltà di Design e Arti dello IUAV di Venezia, guidati dal regista Stefano Monti.

Uno spettacolo fatto ad arte

Tutto previsto dal testo “My Arm” del drammaturgo inglese Tim Crouch che, riproposto dall’impeccabile compagnia dell’Accademia degli Artefatti, lascia spiazzati e spiazza continuamente, diverte e fa sorridere rendendo partecipe il pubblico alla storia personale, e assurda, di un ragazzo trentenne morto e vivo allo stesso tempo.

Alle fronde dei salici

E come potevamo noi cantare con il piede straniero sopra il cuore, fra i morti abbandonati nelle piazze sull’erba dura di ghiaccio, al lamento d’agnello dei fanciulli, all’urlo nero della madre che andava incontro al figlio crocifisso sul palo del telegrafo ? Alle fronde dei salici, per voto, anche le nostre cetre erano appese, oscillavano