Riscrittura del capolavoro di Cechov tra piscine gonfiabili e riviste patinate, GabbiaNo ovvero dell’amar per noia, firmato da Woody Neri, che entra in scena insieme a Massimo Boncompagni, Liliana Laera, Stefania Medri, Mimmo Padrone, Gioia Salvatori, Loris Dogana, e a un’ottima Marta Pizzigallo, è il vincitore della quinta edizione di Argot Off, svoltasi dal 4 al 16 giugno nello spazio trasteverino. Una conclusione, e una proclamazione, che arrivano con difficoltà, “vista la eterogeneità dei progetti selezionati”, come si legge nel comunicato stampa, e a maggioranza. Due, infatti, i voti a favore, quelli della direzione artistica, nella persona di Francesco Frangipane, e della testata online Teatro e Critica, rappresentata da Andrea Pocosgnich, mentre la Giuria Popolare (Casa dello Spettatore) ha espresso la propria preferenza per Madama Bovary del Teatro della Caduta, che riceve comunque una menzione speciale, “per la felice attualizzazione del personaggio, per la fusione degli elementi letterari e popolari evocati e per le notevoli qualità dell’interprete che coglie la parte più intima di Madame Bovary e ce la restituisce con una potente carica emotiva”. Un lavoro, quello della Compagnia Vanaclù, che Argot Off vuole premiare e incentivare, per “la messa in crisi di uno dei maggior testi di Anton Cechov, pilastro della cultura teatrale occidentale, la scelta, nonostante la perenne sofferenza del settore, di pensare la scena come una comunità, il tentativo – certamente non sviluppato pienamente – di riflettere attorno al contemporaneo tradendo un classico sono solo alcuni degli elementi che dimostrano la rischiosa complessità che è alla base del GabbiaNo”.
«Non è la prima proclamazione a maggioranza – ci spiega Francesco Frangipane, che abbiamo raggiunto telefonicamente –, anche lo scorso anno è successo. In questo caso posso dire che la Giuria Popolare ha avuto una percezione differente degli spettacoli, e ha ritenuto il dis-adattamento di Woody Neri debole, a livello attoriale e di scrittura. Anch’io credo che sia un lavoro non riuscito al 100%, con valori attoriali diseguali, ma credo che abbia un segno registico importante e che la compagnia abbia rischiato, si sia messa in gioco. Di Madama Bovary penso che, sull’operazione teatrale, prenda il sopravvento il virtuosismo attoriale della bravissima Lorena Senestro, una macchina perfetta».
Di GabbiaNo, di cui Il Tamburo di Kattrin si era occupato nelle “pillole di critica” di Parabole fra i Sanpietrini, si tornerà a parlare, perché andrà in scena il 27 settembre 2013, presso lo Stabile d’innovazione di Orvieto, in occasione della seconda edizione del convegno Naufragi e Vocazioni, e perché lo ritroveremo a dicembre all’Argot (che – piccola anticipazione – prevede un cartellone 2013/2014 con sette titoli e una stagione condivisa con il Teatro dell’Orologio da ottobre a maggio). E non ci soffermeremo neanche sul già menzionato Madama Bovary, assolo al femminile che mette in luce le capacità attoriali e vocali di Lorena Senestro, impastando felicemente dialetto piemontese e italiano. Ma vorremo render conto, seppure brevemente, degli altri spettacoli selezionati, a cominciare da This Is The Only Level di Amor Vacui: il lavoro pensato come un videogame, le piogge di monetine, la conquista dei trofei, il passaggio di livello. Uno spettacolo per tre, una drammaturgia a più mani, una scenografia di cartone, per una tematica attuale affrontata con vivacità, che non risparmia, sul finale, l’amarezza per i nostri, instabili, incerti tempi. E ancora di crisi lavorativa si parla ne La protesta – una fiaba italiana, spettacolo passato anche per il Torino Fringe Festival, che vede un giovane trio di attori e autori, coordinato da Michele Santeramo, alle prese con lettere di licenziamento, battaglie familiari e fatiche quotidiane. Un lavoro corale, tradizionale, che dovrebbe, però, immergersi maggiormente nella realtà.
Appare drammaturgicamente e scenicamente debole Pass/ages della Compagnia Teatrincorso, interpretato da una Silvia Furlan alle prese con l’invecchiamento della pelle, il cambiamento delle abitudini, il logoramento delle relazioni dopo i trent’anni. Riflessione sul vissuto temporale che non sa scegliere la strada del sarcasmo o della disillusione, ma che regala alcuni momenti di cruda, e svilente, verità. Si apre con un funerale Prima del vulcano (manuale di sopravvivenza per un giovane orfano): sulla soglia dello spazio teatrale, bacia gli spettatori uno per volta, accogliendo le condoglianze di tutti, Luca Di Giovanni, che interpreta e dirige la pièce, scritta a quattro mani con Lorenzo Alunni. Il volto teso, una collezione di cravatte al collo, il giovane orfano fagocita parole, rincorrendo un racconto amaro, tra conversazioni in auto e rigurgiti di un aerosol, litigate fraterne e la paura di diventare adulti. Sei pezzi di drammaturgia contemporanea, tra dis-adattamenti e scritture collettive, in chiusura di una stagione 2012/2013 che ha visto alternarsi – tra gli altri – le battaglie di resistenza teatrale di Roberto Latini, l’universo surreale di Massimiliano Civica e l’umanissimo dramma di Filippo Gili, con regia di Francesco Frangipane, sempre nell’ottica di rinnovate emozioni e nuove scoperte.
Visti al Teatro Argot Studio , Roma
Rossella Porcheddu