Tutti gli articoli del Tamburo di Kattrin
Simone Nebbia, critico teatrale, accompagnato dalle corde di Marco Lima, indossa le vesti dell’interprete, portando sulla scena la sua voce — divisa tra la narrazione e la canzone — in un atto politico che guarda lucidamente al presente. →
Cantieri Teatrali Koreja porta in scena “Doctor Frankenstein”, una rilettura del testo di Mary Shelley, dopo il debutto e il riconoscimento al festival di Fadjr a Teheran, lo spettacolo sbarca a Radicondoli. Una scena meticolosamente curata nei minimi particolari attira lo sguardo dello spettatore che si perde tra gli ingranaggi di meccanismi sconosciuti e le teche in vetro ricolme di strumenti chirurgici e parti anatomiche. →
Tommaso Taddei porta in scena “Quanto mi piace uccidere…” di Virginio Liberti, che è anche regista di questo spettacolo in cui poesia e ferocia si incontrano, in una straordinaria fusione di senso ed emozioni, di orrore e tenerezza. →
In Piazza della Collegiata, Alessandro Benvenuti legge “Me medesimo”, un monologo tragicomico sulla vita di Cencio: personaggio autobiografico attraverso cui l’autore esprime tutta la sua autocommiserazione per una vita sospesa fra crisi e poesia, slanci e declino. →
Sul palcoscenico di Piazza della Collegiata a Radicondoli, Alessio Pizzech e Dario Marconcini dialogano sul senso della morte e della solitudine usando il palcoscenico e “Coco” di Bernard-Marie Koltès come mediatori delle loro visioni. →
“Gioco di mano” è la storia di un uomo, che è molte storie e molti uomini allo stesso tempo. Lo spettacolo di Carrozzeria Orfeo attraversa tempi, spazi, vicende per raccontare con semplicità alcuni momenti-chiave dell’esistenza umana. →
Per ricordare l’intelligenza di un uomo che ha sempre guardato con grande attenzione al presente per proteggere il futuro del teatro, Estate a Radicondoli assegna il Premio Nico Garrone ai critici più sensibili al teatro che muta e a maestri che sanno donare esperienza e saperi. →
“Una tazza di mare in tempesta” di Roberto Abbiati trasporta lo spettatore – piccolo o grande che sia – in una dimensione tutta particolare, dove oggetti comuni si trasformano in velieri e balene. Nel suggestivo spazio delle Scuderie del Palazzo Comunale, racchiuso “sottocoperta”, il pubblico si fa cullare in 15 minuti di tempesta tratti dal “Moby Dick” di Melville. →
Un manichino con la mano puntata alla testa, come se avesse una pistola, fa il segno di uccidersi: in realtà ha solo trent’anni, è ancora giovane. È questa la grande immagine appesa alle mura della suggestiva Centrale Fies di Dro, in provincia di Trento: il modello anatomico creato dal gruppo teatrale Pathosformel, per il suo ultimo lavoro “La prima periferia”, è rappresentativo del festival di arti performative arrivato quest’anno proprio al suo trentesimo anniversario. →
Da qualche anno, sulle scene italiane come altrove, si assiste a quello che sembra e che è stato definito un imponente ritorno alla creazione drammaturgica. La crescita d’attenzione per l’aspetto della scrittura è un dato di fatto – forse fra i più interessanti da segnalare – che emerge oggi dai palcoscenici. Con gli spettacoli protagonisti di Estate a Radicondoli 2010, si può tentare di tracciare un panorama delle strategie della nuova scrittura per il teatro. →