Dante, ma non solo

Recensione a Dall’Inferno… all’Infinito di e con Monica Guerritore.

Allestimento estivo

Dall'Inferno...all'Infinito - allestimento estivo

Dopo una breve introduzione, una semplicissima Monica Guerritore in pantaloni e canottiera neri, sola, al centro di un palcoscenico vuoto, pronuncia le assai note parole: “Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita”. Tenui fasci di luce l’accompagnano, bagnando il suo volto, mentre, recitando i primi versi della Divina Commedia, riempie la mente degli spettatori con le scene descritte da Dante.

Chi la osserva recitare sul palco non vede lei, ma la moltitudine di immagini che la sua voce suggerisce. Ecco dunque Dante giungere ai piedi di un colle e fronteggiare la vista di una fiera. La belva che sbarra la strada al poeta, spiega allora l’attrice interrompendo i versi danteschi, è la paura, la paura dell’ignoto, che solo grazie all’intervento di una guida, Virgilio, egli potrà superare. Così uno dopo l’altro, passi della Divina Commedia vengono alternati a riflessioni sulla musica, sulla poesia, sulla vita, citando autori come Proust, Valduga, Leopardi, Wagner e Pavese.

Commoventi, dolcissime saranno le terzine del canto V con le quali la Guerritore porterà sulla scena una Francesca fragile e straziante, quanto fragile e straziante è il desiderio che la anima, ma così bella e innocente che di fronte a un tale rapporto tra sessualità, amore e matrimonio, si è portati a interrogarsi su quale significato Dante realmente attribuisse al concetto di purezza. Particolarmente toccanti e magnetici sono i versi dedicati al Conte Ugolino, che, chiuso in una torre, stremato dal digiuno, si cibò del cadavere dei propri figli. Una musica martellante, incalzante, sottolinea, istante per istante, l’agonia di un padre che, metaforicamente, rubò la vita a coloro cui l’aveva donata.

Questo passo introduce una tematica che sembra stare molto a cuore all’attrice, ovvero il particolare legame tra genitori e figli.

Monica Guerritore
Monica Guerritore

Da Supplica a mia madre di Pasolini, la Guerritore si sposta su Elsa Morante, sulla grande delusione infertale dalla morte della madre, e sulle ferite che solcano, come letti di fiumi, la nostra esistenza.

Una lezione interessante sì, ma del tutto fuorviante per un pubblico che, fino a pochi minuti prima, era stato rapito dalle figure formatesi nella sua immaginazione sull’onda delle parole dantesche, rese in tutta la loro intensità e bellezza, grazie all’atmosfera creata dalle musiche e alla partecipatissima interpretazione dell’attrice. Nonostante i collegamenti avvengano in maniera estremamente fluida, i passaggi da un argomento all’altro risultano forzati sul piano contenutistico.

Eccessivo risulta inoltre l’intento “pedagogico”, in un campo, come quello teatrale, in cui uno dei postulati di base è che sia lo spettatore a trarre le proprie conclusioni. Se coinvolgente ed emozionante è la resa della Divina Commedia proposta dalla Guerritore, convince poco nel suo insieme lo spettacolo, che, alla chiusura del sipario, lascia il pubblico decisamente sconcertato.

Visto al Multisala Pio X, Padova

Sara Furlan


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