Un acquatico percorso ancestrale

Foto di Domenico Velé

Foto di Domenico Velé

Recensione di Comeacqua – Muta Imago

Come l’acqua giocosa, quella schizzata in faccia agli amici scherzando d’estate; come l’acqua inquietante e pericolosa, quella capace di travolgere case, vite e terre; come l’acqua rilassante, quella in cui, calda, ci si immerge per perdere il contatto con la realtà, con la quotidianità: è Comeacqua della compagnia Muta Imago. Acque, queste, che conosciamo bene, essendo parte di noi, del nostro vissuto, del racconto di storie lontane ma comunque eterne. Perché si, di acqua siamo fatti e senza di lei non potremmo vivere.

Ed è da questa considerazione basilare sulla vita dell’uomo che il gruppo capitolino ha creato uno spettacolo, andato in scena al teatro Fondamenta Nuove lo scorso mercoledì sera, che ripercorre le più importanti fasi della vita dell’uomo, collegate tra loro dalla presenza costante di acqua.

L’impatto con questo liquido vitale è immediatamente percepibile già dai primi gesti dei due attori, i fratelli Glen e Simon Blackhall, che, legati da una corda “cordone ombelicale” alle caviglie, si muovono nello spazio come se lo stessero esplorando, alla ricerca di qualcosa di conosciuto. In modo giocoso, a tratti violento, utilizzano diversi sacchetti di plastica appesi sopra il palcoscenico, contenenti acqua e oggetti, che ricordano a grandi linee le installazioni dell’artista brasiliano Ernesto Neto o anche le opere dell’artista giapponese Sadamasa Motonaga, di cui una, Sakuhin (Mizu), fa parte della collezione permanente di Palazzo Fortuny e quindi facilmente visitabile per chi circuita nel territorio veneziano.

La continua ricerca del contatto con la sostanza protagonista e il continuo subirne la sua presenza, porta i due giovani performers e la rappresentazione stessa, ideata registicamente da Claudia Sorace, verso una amalgama totale che vede l’unione perfetta e inscindibile della materia umana con la materia acquosa. Quest’unione prende corpo scivolando via in uno scorrere di immagini molto suggestive, esaminando da molteplici punti di vista il rapporto ancestrale tra uomo e acqua. Dalla rottura delle acque di una madre, passando per una tempesta furiosa che devasta navi e passeggeri, fino ad arrivare al ballo malinconico di un uomo sotto la pioggia, la messa in scena compie un percorso in crescendo, trasportandosi dentro lo stesso spettatore, in un susseguirsi di suggestioni ed evocazioni acquatiche.

Visto al Teatro Fondamenta Nuove, Venezia

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