Recensione a The secret room – di IRAA Theatre

IRAA Theatre – questo il nome della compagnia formata nel 1978 dal duo italo-australiano Renato Cuocolo e Roberta Bosetti nel 1978 a Roma, poi trasferitosi a Melbourne – rompe l’idea tradizionale di teatro scardinando i meccanismi interni che lo compongono.
The secret room non è una semplice pièce in cui ognuno conosce già il proprio ruolo, diventa quasi uno studio antropologico sul fare teatro. Tutto giocato al limite tra finzione e realtà, questo lavoro sembra quasi una seduta terapeutica dove le persone che non si conoscono – e il non conoscersi influisce maggiormente sulla riuscita dello spettacolo – si ritrovano a cena a conversare o ad ascoltare i movimenti interiori dell’anima dell’attrice. È lei a condurre il gioco/realtà e lo fa in maniera così convincente che i dieci partecipanti si lasciano andare al punto di ritrovarsi loro stessi a mettersi a nudo di fronte a degli sconosciuti, andando a scavare anche nel proprio vissuto e condividendo esperienze intime con chi si vede per la prima volta e probabilmente non si incontrerà più.
The secret room è meta-teatro all’ennesima potenza e soprattutto si nutre di un rapporto col pubblico che qui diventa comunità, ritornando alle origini della funzione teatrale.
Si può essere riservati e rimanere in ascolto o parlare proprio perché si percepisce un disagio: il regista Cuocolo e l’attrice Bosetti costruiscono un percorso con una traccia fissa ma che continuamente cambia, a seconda dell’interazione col pubblico/spettatori/partecipanti.
Curiosa è la reazione di queste dieci persone nella serata in cui abbiamo assistito: come se si dovessero sciogliere degli enigmi, continuamente alcuni di loro si chiedevano quale fosse il proprio ruolo nel gioco ma questo gioco – di cui non sveliamo i più intimi segreti e la storia personale raccontata dall’attrice – è risultato così veritiero agli occhi dei partecipanti al punto che all’uscita non si sapeva se applaudire o meno; il teatro ha compiuto la sua magia, facendo calare lo spettatore in una situazione dove il limite finzione-realtà è stato superato, arrivando dritto allo stomaco di chi ha partecipato.
Visto a Festival Internazionale di Andria Castel dei Mondi 2011
Carlotta Tringali
Questo contenuto è parte del progetto Situazione Critica
in collaborazione con Teatro e Critica