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Da anni non tornavo a Bassano… / Special Guest Andrea Porcheddu

Per il Diario di Bordo di B.Motion 2011 la redazione del Tamburo di Kattrin si apre ad accogliere contributi e segni degli ospiti del Festival: critici, studiosi, operatori che passano per Bassano del Grappa in questi giorni sono invitati a lasciare un intervento sulle nostre webzine, per raccontare, tramite i diversi canali del web, quello che accade a B.Motion.

Andrea Porcheddu, che a B.Motion ha condotto ieri pomeriggio l’incontro con la compagnia ricci|forte, ci ha inviato stamattina un breve commento sulla sua presenza al festival e sul ruolo che esso assume nel panorama della scena contemporanea.

 

DA ANNI NON TORNAVO A BASSANO…
di Andrea Porcheddu

Da anni non tornavo a Bassano. Per mie colpe, non certo perché la proposta del festival fosse priva di interesse. Anzi. Va detto che qua, da anni, si vede non tanto il teatro che c’è, cosa che può accadere più o meno ovunque, quanto il teatro che verrà, ossia vedere in prospettiva le tendenze, le estetiche, gli stili che contageranno la scena italiana del futuro. Merito certo dell’attenta politica di Carlo Mangolini e del suo staff, capaci, stagione dopo stagione, di far di questo piccolo centro qualcosa di piu di un bel ponte da attraversare. Ma l’idea di “ponte”, a pensarci bene, deve essere radicata a Bassano. Perché in qualche modo qui si costruiscono ponti con il futuro, con ciò che sarà. Così, anni addietro, capitavano da queste parti i più o meno sconosciuti Ricci/Forte giovanissimi, a raccontare e mostrare il proprio teatro, oggi acclamato, discusso, adorato ovunque. E oggi, a distanza di tempo, con Stefano e Gianni si è discusso, in un ombroso cortile, di estetica e politica. Mi sono lanciato, introducendo l’incontro, in un azzardato confronto tra le categorie lacaniane (reale, immaginario, simbolico) e il teatro del gruppo romano che a B.motion presenta Grimmless, ulteriore fase della loro ricerca.
Ora, mentre scrivo queste note, chiuso in camera d’albergo – complice la presenza vivace e pervasiva di un bimbo di 4 anni che m’accompagna – risuona dalla strada la musica imperiosa e misteriosa di Anagoor, in scena con l’esito finale del lungo viaggio nell’universo immaginifico di Mariano Fortuny. Anche la compagnia di Casterfranco ha trovato in B.Motion una cassa di risonanza notevole.
Allora, quel che preme sottolineare, è che in questi anni il festival è cresciuto, si è guadagnato sul campo una identità forte, rocciosa come le montagne che circondano la città e fluida come il fiume che l’attraversa. L’espressione “bella realtà” è consunta, fin troppo abusata. Ma qui, nell’aria frizzante di un settembre appena iniziato, viene da pensare che questo festival sia davvero una bella realtà. Bella perché viva, ricca di senso e di persone appassionate. Realtà perché vera, concreta, costruita giorno dopo giorno in spazi, anfratti, palazzi, magazzini, distillerie di tutta Bassano. Il pubblico lo sa, e risponde con attenzione. Resta allora da capire che teatro vedremo nei prossimi anni. A fine festival sapremo qualcosa di più.