Il ritorno a casa di Harold Pinter con la regia di Peter Stein è stato prodotto dal Teatro Metastasio di Prato e da Spoleto56 Festival dei 2mondi, in occasione del quale ha debuttato nel luglio del 2013, prima di andare in tournée per i successivi due anni.
Abbiamo chiesto al regista di rispondere ad alcune domande, sullo spettacolo e non solo, per iscritto. Lui l’ha fatto aprendo finestre sulla drammaturgia di Pinter, sul processo creativo, sul ruolo dell’attore, sulla situazione del teatro europeo ed italiano contemporanei, sul pubblico.
Per fornire un quadro più completo dello spettacolo e del personaggio, abbiamo integrato l’intervista con alcuni brevi approfondimenti: si tratta di rimandi a video e a contributi d’archivio che, muovendo dalle parole del regista, hanno l’obiettivo di rilanciarle, allargando prospettive di comprensione e confronto.
L’INTERVISTA
ESTRATTI DALLA RASSEGNA STAMPA
UNA BREVE BIO- E TEATROGRAFIA DEL REGISTA
Nelle note di regia racconta il suo rapporto con Il ritorno a casa di Pinter: la prima visione, cinquant’anni fa, a Londra, per la regia di Peter Hall; l’esperienza che l’ha profondamente segnata come aiuto-regista di Giesing. Come si è sviluppato, nel corso della sua carriera, il rapporto con questo drammaturgo?
Non ho mai fatto prima un testo di Pinter, anche se, nel mio teatro, mi è capitato spesso di produrre e ospitare i suoi testi. L’ho incontrato due volte e lui si è sempre dimostrato come uno a cui il mio lavoro piaceva.
Il mio punto di partenza era un altro autore inglese: Edward Bond, di cui ho messo in scena Saved nel 1967.
Quali caratteristiche deve possedere un testo perché lei lo metta in scena?
Il testo deve avere una drammaturgia riconoscibile e forte. E la lingua del testo deve suonare e dare all’attore la possibilità di costruire un personaggio umano sul palcoscenico.
Come vive il rapporto con gli attori durante il processo di creazione?
L’attore riceve da me le informazioni necessarie sul carattere, la storia, il significato e la teatralità del testo. Dopodiché, comincia a lavorare. Io sono il suo primo spettatore e gli racconto ciò che ho visto. Tento di aiutarlo se ha dei problemi, gli dico che non ho capito e qualche volta faccio delle proposte di cambiamento per provare diverse possibilità. Alla fine, è lui che deve difendere il nostro lavoro, non io.
Passando a questioni di ordine più generale, come pensa sia cambiata oggi la funzione del teatro da quando, negli anni Settanta, ha fondato la Schaubühne am Halleschen di Berlino?
Il teatro tedesco è cambiato molto. L’arte dell’interpretazione delle intenzioni dell’autore è quasi sparita e ha dato spazio a un utilizzo arbitrario dei testi teatrali. In più, l’interesse della società al teatro si è molto ridotto, anche i fondi diminuiscono… è uno sviluppo che si osserva dappertutto in Europa.
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Oggi si riscontra spesso una grande attenzione per lo spettatore. Come è cambiato il pubblico e come, secondo lei, si possono creare dei percorsi di formazione su questo livello?
Il pubblico del teatro è stato sempre incline, in primo luogo, al basso intrattenimento e al cattivo gusto. Leggete quello che Amleto dice agli attori. Tutte le forze del teatro come Arte avevano quasi il compito di educare il pubblico. Ma se nelle scuole l’educazione non va verso l’arte e verso una certa spiritualità del pensiero e dei sentimenti quel compito è quasi impossibile da portare a termine.
Però non esser troppo in sottotono, / ma làsciati guidare dal mestiere / e dalla personale discrezione. / Il gesto sia accordato alla parola / e la parola al gesto, avendo cura / soprattutto di mai travalicare / i limiti della naturalezza; / ché l’esagerazione, in queste cose, / è contraria allo scopo del teatro; / il cui fine, da quando è nato ad oggi, / è di regger lo specchio alla natura, / di palesare alla virtù il suo volto, / al vizio la sua immagine, / ed al tempo e all’età la loro impronta. / Se tutto questo dall’azione scenica / riesce esagerato o rimpicciolito, / potrà far ridere l’incompetente, / ma non potrà che urtare il competente / il cui giudizio deve aver per voi, / che siete del mestiere, più importanza / di un’intera platea di tutti gli altri.
(Amleto, scena II, atto III) |
Infine, una domanda sulla situazione del teatro italiano. Cosa pensa della riforma del mondo dello spettacolo in atto e come crede si modificheranno gli equilibri nazionali?
Vengo da una tradizione in cui le leggi del lavoro vengono fatte dai teatranti, non dai politici. Per questo, non capisco molto questa legge: non mi interessa che persone che non praticano il teatro e lo conoscono soltanto da fuori, si esprimano a riguardo, tentino di riordinarlo e normarlo.
ESTRATTI DALLA RASSEGNA STAMPA
Stein ha lavorato di cesello. Sul linguaggio sferzante, sulla drammatizzazione dei silenzi, sul pieno delle pause, sulle battute di prorompente e allarmante humour per le strambe uscite dei personaggi, sulla fisicità e il realismo degli ottimi attori tutti all’altezza dei loro ruoli. (Giuseppe Distefano, Il Sole24ore.com, 9 luglio 2013)
Peter Stein a Spoleto “È il mio Ritorno a casa” di Anna Bandettini (Repubblica.it, 8 maggio 2013)
Peter Stein nel Ritorno a casa di Pinter di Michele Ortore (Krapp’s Last Post, 11 luglio 2013)
Il ritorno a casa – regia Peter Stein di Sara Bonci (Sipario, 9 novembre 2013)
Un ritorno a casa più pinteriano che mai di Maria Grazia Gregori (Delteatro.it, 25 novembre 2013)
(…) lenta, naturale e minuziosa analisi delle brutalità domestiche. (…)
Questa messinscena mette allo scoperto una ricerca della verità dell’identità. (Rodolfo Di Giammarco, LA REPUBBLICA, 7 luglio 2013)
Il ritorno a casa di Serena Lietti (SaltinAria, 25 novembre 2013)
Il ritorno del ritorno. Pinter secondo Stein di Renzo Francabandera (PAC – Paneacquaculture.net, 29 novembre 2013)
Il ritorno a casa di Corrado Rovida (Stratagemmi, 5 dicembre 2013)
La scelta di Ruth (e di Stein) nel Ritorno a casa di Maddalena Peluso (Il tamburo di Kattrin, 7 gennaio 2014)
Lucidissima la regia di Stein, senza sconti come il testo di Pinter richiede.
Tutto è sospeso, rarefatto e insano, disumano e crudo. La risata è un ghigno,
il dramma un pugno allo stomaco. (Alessandra Agosti, IL GIORNALE DI VICENZA, 12 gennaio 2014)
Il ritorno a casa: la declinazione di Pinter secondo Peter Stein di Marianna Masselli (Teatro e Critica, 18 gennaio 2014)
Stein, Pinter e il culto del Padre di Andrea Porcheddu (L’onesto Jago – Linkiesta.it, 22 gennaio 2014)
“Il ritorno a casa” messo in scena magistralmente da Peter Stein di Diletta Capissi (Corrierespettacolo.it, 31 marzo 2015)
Il Pinter di Peter Stein di Alessandro Troppi (IlPickwick.it, 17 marzo 2015)
Ambiguità dei ruoli, sesso come ossessione, intreccio di sorprese, cupezza e lampi di umorismo:
è complessa la stratificazione del Ritorno a casa. Stein la tratta come fosse una partitura musicale (…) (Osvaldo Guerrieri, LA STAMPA, 17 novembre 2013)
Peter Stein, classe 1937, è uno dei registi più influenti del secondo Novecento. Nel 1964 è al Münchner Kammerspiele ed esordisce con sue regie a Brema e a Zurigo. Nel 1967, debutta al Werkraumtheater, ottenendo un grande consenso da parte della critica. Assistente alla regia del Kammerspiele di Monaco – città dove aveva studiato letteratura tedesca e storia dell’arte –, dal 1964 a 1967, nel 1970 fonda l’Ensemble della Schaubühne am Halleschen Ufer a Berlino della quale è direttore artistico fino al 1985. Dal 1992 al 1997 è direttore del settore teatrale di Salzburger Festspiele. Nel 1998 riceve il premio Goethe della città di Francoforte. Nel 2000 realizza una messinscena integrale delle due versioni del Faust di Goethe (guarda il trailer) e, nel 2008, mette in scena in Italia I Demoni da Dostoevskij (guarda il video del backstage), un kolossal di 12 ore che gli fa vincere il premio Ubu nel 2009.
1968 – Nella giungla della città di Bertolt Brecht
1969 – Discorso sul Vietnam di Peter Weiss; Torquato Tasso di Goethe; Early Morning di Edward Bond; The Changeling di Middleton/Rowley
1970 – La Madre di Bertolt Brecht
1972 – Peer Gynt di Ibsen
1973 – Tragedia ottimista di Vishnevski; Il Principe von Homburg di Kleist; Purgatorio a Ingolstadt di Marie-Luise Fleisser
1974 – I Villegggianti di Gorki
1975 – La Cagnotte di Labiche; Esercizi per attori (sulla tragedia greca)
1976 – Esseri irragionevoli in via di estinzione di Peter Handke; L’oro del Reno di Richard Wagner; Shakespaeres Memory
1977 – Come vi piace di Shakespeare
1978 – Trilogia del rivedersi di Botho Strauss
1979 – Grande e Piccolo di Botho Strauss
1980 – Orestea di Eschilo (ripresa a Mosca nel 1993)
1981 – Nemico di classe di Nigel Williams
1982 – La disputa di Marivaux
1983 – Le tre sorelle di Cechov,
1984 – I Negri di Jean Genet; Il Parco di Botho Strauss
1986 – Lo Scimmione di Eugene O’Neill; Otello di Verdi
1987 – Falstaff di Verdi (ripresa a Lione nel 2004)
1987 – Fedra di Racine
1989 – Il giardino dei ciliegi di Cechov (ripresa a Salisburgo nel 1996); Titus Andronicus di Shakespeare
1990 – Roberto Zucco di Bernard-Marie Koltès
1991 – Pelléas e Melisande di Debussy (ripresa a Lione nel 2004)
1992 – Giulio Cesare di Shakespeare; Mosè e Aronne di Arnold Schöneberg (ripresa ad Amsterdam e Salisburgo nel 1996)
1994 – Antonio e Cleopatra di Shakespeare; Woyzeck di Alban Berg
1995 – Der Alpenkönig und Menschenfeind di Ferdinand Raimund; Peter Grimes di Benjamin Britten
1997 – Libussa di Franz Grillparzer
1998 – Zio Vania di Cechov; Amleto di Shakespeare
1999 – Schönberg-Kabarett da Arnold Schönberg; Die Aehnlichen di Botho Strauss
2000 – Simone Boccanegra di Verdi; Faust I e II di Goethe; Tatiana di Azio Corghi
2001 – Pancomedia di Botho Strauss
2002 – Parsifal di Wagner; Pentesilea di Kleist
2003 – Il gabbiano di Cechov
2004 – Medea di Euripide; Don Giovanni di Mozart
2005 – Blackbird di David Harrower; Mazeppa di Tchaikovsky
2006 – Troilo e Cressida di Shakespeare; Evgenij Onegin di Tchaikovsky
2007 – La dama di picche di Tchaikovsky; Wallenstein di Friederich Schiller; Elettra di Sofocle
2008 – La brocca rotta di Kleist; Il prigioniero di Dallapiccola; Barba Blu di Bartok
2009 – I Demoni di Fedor Dostojevski; Lulu di Alban Berg
2010 – Edipo a Colono di Sofocle
2011 – Macbeth di Verdi; Nos di Shostakovic
2013 – L’ultimo nastro di Krapp di Samuel Beckett; Il premio Martin di Labiche; Il ritorno a casa di Harold Pinter; Don Carlo di Verdi; Re Lear di Shakespeare
2014 – Aida di Verdi; Fierrabras di Schubert
2015 – Boris Godunov di Pushkin