Recensione a Furie de Sanghe – di Fibre Parallele

All’interno della loro tenda-casa i tre – interpretati rispettivamente da un sorprendente Corrado la Grasta, una convincente Sara Bevilacqua e dal fondatore della compagnia Riccardo Spagnulo – si scambiano battute in un dialetto duro, “mozzicato” e prepotente: non ci sono parole musicali, sembrano scagliarsi pietre verbali, schegge di vetro tagliente che si conficcano inconsapevolmente nel corpo e rimangono lì a provocare dolore. Anche le filastrocche, la ninnananna o la fiaba di Cappuccetto Rosso inserite intelligentemente nel testo scritto dallo stesso Spagnulo si tingono di nero e si riempiono di crudeltà: il lupo mangia la pecorella, si gioca con il mondo facendolo a pezzi, mentre la zia, una moderna strega di Hänsel e Gretel, esamina le rotondità della nuora (la stessa regista Licia Lanera) appena arrivata in famiglia.

Ad amplificare il senso di allucinato viaggio dentro quest’atmosfera angosciante, in cui non ci si vorrebbe mai ritrovare, ci pensano due elementi che si intrecciano perfettamente: l’utilizzo delle partiture e degli esperimenti vocali di Demetrio Stratos e le luci di Vincent Longuemare, storico collaboratore del Teatro delle Albe – che le stesse Fibre ringraziano apertamente – di cui è impossibile non sentirne la positiva influenza in Furie de Sanghe. Un lavoro completamente diverso rispetto ai precedenti Mangiami l’anima e poi sputala e 2.(DUE): resta da attendere solo un paio di giorni per vedere se con DURAMADRE – in prima nazionale al Festival di B.Motion il 3 settembre – ci sarà un ulteriore salto stilistico con una conseguente piacevole sorpresa.
Visto al Festival Internazionale di Andria Castel dei Mondi 2011, Andria
Carlotta Tringali
Questo contenuto è parte del progetto Situazione Critica
in collaborazione con Teatro e Critica