recensione ballata arearea

AREAREA in viaggio con Corto Maltese

Recensione a Ballata – Arearea

Ballata si ispira al celebre fumetto di Hugo Pratt Corto Maltese, evocando le caratteristiche atmosfere e suggestioni del mare aperto, di luoghi lontani: un’evasione dalla realtà attraverso avventure dai colori e dalle magie esotiche. Per presentare l’anteprima della seconda versione di Ballata (la prima risale al 2008), gli Arearea hanno scelto un luogo per loro molto familiare: Lo Studio, spazio promosso e diretto dalla compagnia udinese; un centro di danza contemporanea dove, tra le varie attività, gli Arearea organizzano seminari ed eventi.

Ballata è una performance per soli due danzatori: Luca Zampar è Corto Maltese, marinaio affascinante e misterioso. Nato a La Valletta da madre gitana e padre scozzese, egli è l’emblema del viaggiatore vero, che sempre traccia nuove rotte (o nuovi sogni) verso l’ignoto. Roberto Cocconi (danzatore e coreografo fondatore della compagnia) è invece Rasputin, oscuro personaggio di origine siberiana che accompagna Corto in diversi episodi. A volte è amico e a volte è ombra, spesso è doppio. I danzatori evidenziano il rapporto complesso e profondo che lega e tiene in vita i due personaggi nati dalla mano di Pratt, con una performance che si “sfoglia” come un fumetto a tre dimensioni, in cui il corpo è linea e matita insieme. Così, il pubblico può partecipare con divertimento alle avventure di Corto e Rasputin attraverso viaggi, inseguimenti, battibecchi… duetti. Gli Arearea ci presentano brevi frammenti a colori del mondo (da Samarcanda al Deserto del Gobi, dall’India alla Scozia e passando per Venezia, i danzatori spaziano liberamente, ispirandosi a diversi episodi del fumetto). Luoghi e momenti in cui i due personaggi si incontrano, si scontrano ma anche si confrontano ed affrontano i loro lati nascosti: maschere, paure ed ombre sempre li accompagnano in ogni movimento, passo o viaggio, reale o meno che sia.
Il tutto viene narrato attraverso lo stile di teatro-danza proprio della compagnia: nella poetica degli Arearea il linguaggio del corpo si svela attraverso una danza priva d’intellettualismi superflui, che talvolta prendono il sopravvento nelle nuove forme e sperimentazioni di quest’arte. Accade in questi casi che il corpo del danzatore  non divenga canale, ponte di congiunzione tra il sentire dell’esecutore ed il sentire del fruitore, bensì strumento di congetture mentali che, tramutate in movimento, giungono sterili e noiose agli occhi dello spettatore. Il corpo danzante negli Arearea è invece un corpo che racconta, evoca; ogni gesto ha un’intenzione, un messaggio da comunicare. Così lo spazio interiore di chi fruisce è libero di partecipare, vibrare durante lo spettacolo.

In  Ballata il coinvolgimento è assicurato anche grazie alle musiche e all’interazione dei due danzatori con i video di Michele Innocente. La scena è infatti divisa in due parti da un velo semitrasparente, quasi una filigrana che separa due mondi, quello dorato dei sogni e quello della realtà di piombo. Corto e Rasputin danzano da una parte e dall’altra del velo, giocando con la nera trasparenza su cui spesso sono proiettate immagini del fumetto, cartine geografiche, dialoghi. Musiche, scenografia, video e costumi contribuiscono quindi alla creazione dell’incanto di cui quest’arte è capace. Attraverso un utilizzo sapiente di tali aspetti scenici, il corpo non rischia di venire sovraccaricato o nascosto, risulta bensì rafforzato nel messaggio che vuole portare: tutti questi ingredienti creano la poesia del movimento e fanno sì che nello spettatore, a spettacolo concluso, risuoni l’eco dell’esperienza vissuta.

Visto a Lo Studio, Udine


Laura Silvestrelli