Un silenzio che (in)canta

Recensione a L’eco del Silenzio – dimostrazione di lavoro di e con Julia Varley

foto di Andrea Cravotta
foto di Andrea Cravotta

“Ho scelto il silenzio come tema di una dimostrazione sulla voce  perché vorrei che fosse il silenzio a cantare” spiega alla fine del suo Eco del Silenzio Julia Varley. In un compendio di tutta la sua esperienza e sapienza vocale, la celebre attrice dell’Odin Teatret ripercorre la sua carriera: dalle prime difficoltà incontrate per la sua voce tremolante e come bloccata in gola, agli escamotage trovati per poter cantare in scena, ai numerosi esercizi studiati per superare i propri limiti. O come poterli trasformare in punti di forza: per esempio,  il suo tremolio vocale è perfetto per i canti indiani, ed è proprio cantando uno di questo componimenti che, per la prima volta, dice di aver riconosciuto la sua voce.
In poco più di un ora, attraverso poesie, canzoni, sequenze fisiche ed estratti di suoi spettacoli, la Varley regala al pubblico una dimostrazione di virtuosismo vocale e padronanza assoluta del mezzo, mostrando diversi modi di recitare un testo in scena trovando il sotto-testo nelle azioni fisiche, o in una melodia, o, altre volte, nel testo stesso.

Difficile rendere giustizia, a parole, a L’eco del Silenzio. Descrivere degli esperimenti vocali, cercare di trasmettere la forza della voce, la poesia della trasformazione di cui questa grande attrice è capace.  Recita un testo seguendo l’intonazione che l’azione, la velocità del passo, il movimento le suggeriscono, ed è come se la sua voce “ballasse” con il corpo. Ruba ai versi degli animali sfumature, grane vocali e  tonalità per dar voce ai suoi personaggi. Inventa lingue rendendole immediatamente credibili e canta canzoni con un filo di voce. È un po’ come assistere ad uno spettacolo di un grande mago che svela, con generoso desiderio di condivisione, tutti i suoi trucchi – e, in effetti, di momenti magici la Varley ne regala molti.

Lo spettatore scopre, stupito, le infinite capacità della voce umana. Uno strumento musicale eccezionale, capace di aprire l’immaginazione, creare creature, personaggi e mondi. La Varley svela con semplicità tutto questo, spiegando che, come con tutti gli alri strumenti, occorra esercitarsi con la voce per farla “suonare” alla perfezione. Ed il risultato di decenni di studio si riassumono, alla fine, in un canto sommesso ma teso, energico ma quasi impercettibile, in cui sembra davvero di sentir cantare il silenzio.

visto al Teatro Studio – Padova

Silvia Gatto

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