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Per una donna e per altre alterità

Per una donna – di Letizia Russo, regia di Serena Sinigaglia

Visto nell’ambito del Festival Wonderland. Un articolo di Maddalena Giovannelli

imagesNel cartellone del festival Wonderland molte proposte hanno raccontato, attraverso linguaggi artistici differenti, storie di inclusione e diversità, hanno dato voce a chi si sente un po’ fuori dal coro, non del tutto aderente ai modelli proposti e condivisi. Crisi, piccole crepe, prese di coscienza della propria alterità hanno trovato il proprio posto sulla scena, dal fenomeno Hikikomori alla ricerca di un’identità sessuale, dalla precarietà lavorativa alla violenza sulle donne. Il protagonista di La mia massa muscolare magra – uno spettacolo di Cronos3 presentato lo scorso 7 marzo e firmato da Manuel Renga – è un attore gay che utilizza la propria sessualità come efficace capitale relazionale. Anche L’omosessuale o la difficoltà di esprimersi di Teatri di Vita (6 marzo) attraversa il testo di Copi per dare spazio, tra risate e spaesamenti, a nevrosi e pulsioni contemporanee.

Per una donna, andato in scena il 5 marzo presso lo Spazio Teatro Idra, si segnala per l’interesse della proposta drammaturgica: Letizia Russo – una tra le più significative giovani autrici attive in Italia, classe 1980 e premio Tondelli nel 2001 – conferma la sua capacità di indagare tematiche complesse e delicate attraverso l’efficace filtro dell’ironia. Lo spettacolo, prodotto dalla compagnia Atir e allestito in forma di studio da Serena Sinigaglia, entra nell’intimità di una donna sposata in preda al turbamento imprevisto per una sconosciuta. A dare voce alla protagonista è la brava Sandra Zoccolan, che conduce il suo personaggio tra un erotismo à la Adele e una concretezza ben meno estetizzante: la donna vaga tra il microfono e il tavolo, scrivendo una lettera alla parte meno disciplinabile di se stessa e cercando di riportarla alla ragione.

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Due eroi da Israele al Nord Europa per il Wonderland Festival di Brescia

We can be heroes, just for one day (David Bowie)

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Photo by Richard Malcolm

Non c’è intellettualismo né compiacimento nel lavoro Heroes dei coreografi Yossi Berg e Oded Graf, ospiti della terza edizione del Wonderland Festival, rassegna di teatro, danza e circo, “tra fiabe e nuove creatività” diretta da Davide D’Antonio nel piccolo Spazio IDRA, in un vicolo del centro di Brescia.

Ad applaudirli, sabato 8 febbraio, secondo weekend di festival dedicato alla danza contemporanea del Nord Europa – dove i due coreografi vivono gran parte dell’anno, pur essendo di provenienza israeliana – è stato un pubblico autentico, colpito con ogni probabilità dalla sincerità di una messinscena che è un omaggio alla fragilità dell’essere umano in un mondo alienato e sempre più falso.

Lo spettacolo è un duetto diviso in due parti: nella prima, con tecnica e precisione, partendo da un punto articolare e seguendone il viaggio, i ballerini – con all’attivo collaborazioni con compagnie quali Batsheva Dance Company e DV8 Physical Theatre – s’incontrano e si sfiorano tra torsioni e movimenti titubanti, manifestando un bisogno di intimità e comunicazione. I tortuosi tentativi di avvicinamento, nel silenzio della scena, sono spastiche microazioni intervallate da perplessi e disarmanti sguardi, ironici e ricchi di pathos: lentamente in una “very physical struggle” i due – con istintiva illogicità – si spogliano dei loro abiti e i movimenti diventano sempre più sincopati. Oded Graf canticchia – unica voce nello spettacolo – una strofa di Happy Together singolo del 1967 dei The Turtles e in un attimo la platea si stringe in una dimensione più intima. Ad ogni azione corrisponde una reazione visibilmente fisiologica.

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Photo by Richard Malcolm

L’esplosione di energia e potenza, sulle note di David Bowie – fuse in una partitura elettronica di Ohad Fishof, produttivo musicista di Tel Aviv (le sue opere sonore sono state ospitate alla Biennale di Venezia 2001) – si ha nella seconda parte: in canotta e pantaloni larghi (su quello di Yossi Berg è ricamata la scritta “Come as you are”) i due carismatici ballerini israeliani, “eroi romantici”, tra scatti e interruzioni, si riconoscono e ferocemente si avvolgono, con un accorto gioco di leve, in un unico movimento. E il pubblico si stringe con loro.

Non c’è esibizione di corpi scolpiti né fisicità estrema. La perfomance non si propone di mostrare “forma” ma reazioni ancestrali di essere umani, quasi a citare antichi gesti di danze tribali, messe in scena con una pulizia e una tecnica che colpisce.

Si esce con una tenera sensazione di lievità, come una pace ritrovata, senza clamori né ridondanza. Una condizione che non è poi così facile provocare.

Wonderland Festival continua oggi, 14 febbraio, con un’altra attesa novità dalla Norvegia: la coreografa Hege Haagenrud con un originale lavoro che coinvolge provocatoriamente i più piccoli in veste di giudici della “perfetta performance”.

Visto allo Spazio IDRA, Brescia

Maddalena Peluso

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