We can be heroes, just for one day (David Bowie)
Non c’è intellettualismo né compiacimento nel lavoro Heroes dei coreografi Yossi Berg e Oded Graf, ospiti della terza edizione del Wonderland Festival, rassegna di teatro, danza e circo, “tra fiabe e nuove creatività” diretta da Davide D’Antonio nel piccolo Spazio IDRA, in un vicolo del centro di Brescia.
Ad applaudirli, sabato 8 febbraio, secondo weekend di festival dedicato alla danza contemporanea del Nord Europa – dove i due coreografi vivono gran parte dell’anno, pur essendo di provenienza israeliana – è stato un pubblico autentico, colpito con ogni probabilità dalla sincerità di una messinscena che è un omaggio alla fragilità dell’essere umano in un mondo alienato e sempre più falso.
Lo spettacolo è un duetto diviso in due parti: nella prima, con tecnica e precisione, partendo da un punto articolare e seguendone il viaggio, i ballerini – con all’attivo collaborazioni con compagnie quali Batsheva Dance Company e DV8 Physical Theatre – s’incontrano e si sfiorano tra torsioni e movimenti titubanti, manifestando un bisogno di intimità e comunicazione. I tortuosi tentativi di avvicinamento, nel silenzio della scena, sono spastiche microazioni intervallate da perplessi e disarmanti sguardi, ironici e ricchi di pathos: lentamente in una “very physical struggle” i due – con istintiva illogicità – si spogliano dei loro abiti e i movimenti diventano sempre più sincopati. Oded Graf canticchia – unica voce nello spettacolo – una strofa di Happy Together singolo del 1967 dei The Turtles e in un attimo la platea si stringe in una dimensione più intima. Ad ogni azione corrisponde una reazione visibilmente fisiologica.
L’esplosione di energia e potenza, sulle note di David Bowie – fuse in una partitura elettronica di Ohad Fishof, produttivo musicista di Tel Aviv (le sue opere sonore sono state ospitate alla Biennale di Venezia 2001) – si ha nella seconda parte: in canotta e pantaloni larghi (su quello di Yossi Berg è ricamata la scritta “Come as you are”) i due carismatici ballerini israeliani, “eroi romantici”, tra scatti e interruzioni, si riconoscono e ferocemente si avvolgono, con un accorto gioco di leve, in un unico movimento. E il pubblico si stringe con loro.
Non c’è esibizione di corpi scolpiti né fisicità estrema. La perfomance non si propone di mostrare “forma” ma reazioni ancestrali di essere umani, quasi a citare antichi gesti di danze tribali, messe in scena con una pulizia e una tecnica che colpisce.
Si esce con una tenera sensazione di lievità, come una pace ritrovata, senza clamori né ridondanza. Una condizione che non è poi così facile provocare.
Wonderland Festival continua oggi, 14 febbraio, con un’altra attesa novità dalla Norvegia: la coreografa Hege Haagenrud con un originale lavoro che coinvolge provocatoriamente i più piccoli in veste di giudici della “perfetta performance”.
Visto allo Spazio IDRA, Brescia
Maddalena Peluso
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