
Ma torniamo a Let’s keep in touch!. Questo è il motto che ha caratterizzato le quattro giornate bergamasche, non a caso il risvolto europeo della manifestazione era mirato soprattutto a dare opportunità di incontro e scambio; in quest’ottica l’ospitalità offerta dal festival è stata finalizzata allo svolgimento di tavoli di lavoro – modalità di interfaccia sempre più di moda, molto stimolante e più operativa rispetto a convegni e conferenze. Ogni mattina, il centinaio di operatori presenti al festival si è riunito dividendosi in cinque tavoli specifici: Clock-Works e I Progetti Europei di Etre; Short latitudes: il British Council e la nuova drammaturgia contemporanea in Gran Bretagna; Tavolo internazionale; Il sistema regionale italiano di Residenza teatrale; Teatro a Bergamo. Ognuna di queste esperienze ha dato vita a nuove relazioni sia in ambito nazionale che internazionale, in fondo nel lavoro teatrale i rapporti interpersonali sono alla base di una buona conoscenza dell’ambiente che li circonda; e avere a che fare con realtà al di fuori dei confini italiani – come la rete Balkan Express, British Council (Inghilterra), CUMA (Turchia), IETM (Belgio), AltArt (Romania) e Bunker (Slovenia)– dà una nuova spinta anche al nostro intorpidito sistema teatrale.
Vorrei aprire una parentesi a proposito di questa manifestazione così insolita. A prima vista non sembra esserci nulla di diverso rispetto a tante altre rassegne, se non forse un particolare sbilanciamento nei confronti degli operatori piuttosto che del pubblico (ormai di norma in moltissime realtà della scena contemporanea); quello che c’è di differente è che il festival è stato completamente autofinanziato dalle compagnie aderenti a Etre. Ogni gruppo ha versato un cachet per sostenere la produzione della rassegna, l’ospitalità, l’organizzazione, gli spazi, la pubblicità; un grande reinvestimento di fondi – quelli legati al bando triennale Cariplo – volto alla valorizzazione e alla ricerca di nuove fonti di sostentamento per il futuro. L’auspicio è quello che una volta chiuso il triennio, queste compagnie non tornino semplicemente a circuitare, ma trovino una loro stabilità che lo “status” di residenza aveva garantito negli ultimi tre anni.
Luoghi Comuni Festival, Bergamo
Camilla Toso