Bergamo, città chiave e scalo internazionale per i voli low-cost del nord Italia, è stata scelta come roccaforte per la quarta edizione di Luoghi Comuni: il Festival promosso dall’Associazione Etre (quest’anno diretta da Laura Valli) ha animato tutta la città la prima settimana di marzo. La scelta – decisamente strategica – rivela uno degli obiettivi principali degli organizzatori: riunire intorno all’evento operatori da tutta Europa. Prima del pubblico, infatti, questa edizione è stata dedicata agli addetti del settore, proponendosi come piattaforma di lavoro, di scambio e incontro per esperienze diverse e lontane che difficilmente avrebbero avuto modo di incontrarsi in altre occasioni. A partire dalla stessa Associazione Etre, riunione delle 22 residenze lombarde “figlie” di Fondazione Cariplo che durante l’anno svolgono attività nelle proprie sedi interagendo solo in rari casi e che hanno invece lavorato a stretto contatto per mettere in piedi questa “macchina da spettacolo”. La rassegna nata sull’impronta del fringe di Edimburgo ha visto un gran numero di rappresentazioni in un arco di tempo serratissimo: ben 50 repliche in meno di 100 ore! Un programma davvero inaffrontabile per qualunque tipo di pubblico; fortunatamente tutti gli spettacoli sono stati replicati due volte in orari diversi, così da dare a tutti la possibilità di vederli. I primi due giorni le rappresentazioni in orari d’ufficio hanno avuto qualche difficoltà, ma nel week end la situazione si è ribaltata e molte compagnie hanno registrato il tutto esaurito. Parte della movida bergamasca del sabato pomeriggio ha intercettato le sale teatrali insieme ai numerosissimi programmatori da tutta Italia ed Europa che hanno partecipato alla maratona teatrale.
Ma torniamo a Let’s keep in touch!. Questo è il motto che ha caratterizzato le quattro giornate bergamasche, non a caso il risvolto europeo della manifestazione era mirato soprattutto a dare opportunità di incontro e scambio; in quest’ottica l’ospitalità offerta dal festival è stata finalizzata allo svolgimento di tavoli di lavoro – modalità di interfaccia sempre più di moda, molto stimolante e più operativa rispetto a convegni e conferenze. Ogni mattina, il centinaio di operatori presenti al festival si è riunito dividendosi in cinque tavoli specifici: Clock-Works e I Progetti Europei di Etre; Short latitudes: il British Council e la nuova drammaturgia contemporanea in Gran Bretagna; Tavolo internazionale; Il sistema regionale italiano di Residenza teatrale; Teatro a Bergamo. Ognuna di queste esperienze ha dato vita a nuove relazioni sia in ambito nazionale che internazionale, in fondo nel lavoro teatrale i rapporti interpersonali sono alla base di una buona conoscenza dell’ambiente che li circonda; e avere a che fare con realtà al di fuori dei confini italiani – come la rete Balkan Express, British Council (Inghilterra), CUMA (Turchia), IETM (Belgio), AltArt (Romania) e Bunker (Slovenia)– dà una nuova spinta anche al nostro intorpidito sistema teatrale.
Vorrei aprire una parentesi a proposito di questa manifestazione così insolita. A prima vista non sembra esserci nulla di diverso rispetto a tante altre rassegne, se non forse un particolare sbilanciamento nei confronti degli operatori piuttosto che del pubblico (ormai di norma in moltissime realtà della scena contemporanea); quello che c’è di differente è che il festival è stato completamente autofinanziato dalle compagnie aderenti a Etre. Ogni gruppo ha versato un cachet per sostenere la produzione della rassegna, l’ospitalità, l’organizzazione, gli spazi, la pubblicità; un grande reinvestimento di fondi – quelli legati al bando triennale Cariplo – volto alla valorizzazione e alla ricerca di nuove fonti di sostentamento per il futuro. L’auspicio è quello che una volta chiuso il triennio, queste compagnie non tornino semplicemente a circuitare, ma trovino una loro stabilità che lo “status” di residenza aveva garantito negli ultimi tre anni.
Luoghi Comuni Festival, Bergamo
Camilla Toso