Recensioni

Francamente me ne infischio di Latella, o dell’euforia infelice

Dopo “Un tram che si chiama desiderio” – altro saggio teatrale sugli Stati Uniti e la loro decadenza –, Antonio Latella torna sul soggetto: ancora l’America, ancora Vivien Leigh, ancora uno spettacolo ispirato a un film. In un impianto scenico semplice, Latella muove i suoi personaggi sovrascrivendoli a una drammaturgia ragionatissima.

A cosa servono gli eroi

Recensione a Aspettando Ercole – di Barabao Teatro L’uomo è uguale a se stesso. Dal primo vagito. Interagisce di questi tempi attraverso uno schermo, si svaga in piazze virtuali, si evolve in uno stadio ipertecnologico. Ma resta uguale. Dentro, scienza e tecnica non entrano. Scannerizzano senza modificare, atteggiamenti, attitudini, dinamiche, strutture sociali, moti e pulsazioni.

Tra Molière e Frisch c’è Latella

“Each man kills the thing he loves” cantava una struggente Jean Moreau in “Querelle de Brest” di Fassbinder. Un motivo che torna come un monito nel “Don Giovanni, a cenar teco”, spettacolo diretto da Antonio Latella

Esercizi di stile post-pop per Fausto Paravidino

Lui, lei, l’altra. E poi anche un malcapitato altro, che non poteva mancare in una commedia sentimentale come “Exit”, il nuovo lavoro di Fausto Paravidino, autore e regista.

La leggerezza di Pasolini

“Garbatella” è uno spettacolo di teatro di narrazione. E non stanca. Il narratore – la penna – è un certo Pasolini. Da “Una vita violenta”.

Crudele e intenso Ferdinando di Arturo Cirillo

Dopo aver portato in scena Le cinque rose di Jennifer e L’ereditiera, il regista Arturo Cirillo torna ad indagare la scrittura di Annibale Ruccello e stavolta lo fa con “Ferdinando” dandogli corpo e profondità, esplorandovi le varie declinazioni dell’essere umano, le relazioni aspre e crudeli che lo governano e le solitudini che lo uniscono.

Freak and frog: buone pratiche calabresi

“Freak and frog” è uno spettacolo di teatro di narrazione andato in scena sulle tavole del Franz Teatro di Porta Piana. Con Stefania De Cola, firma anche della regia, e Salvatore Vercellino compositore originale. Una lettura partecipata, lo amano definire gli artefici, dalle pagine di Edgar Allan Poe e Luigi Pirandello.

La rivincita: una ruvida tragedia della normalità per il Teatro Minimo

Due pareti, unici elementi scenografici, fanno da sfondo a una tragedia dei giorni nostri, scritta da Michele Santeramo e portata in scena sul palco del Valle Occupato dal 9 al 20 gennaio in prima nazionale. Una tenitura lunga, due settimane di repliche per il nuovo lavoro di Teatro Minimo, La rivincita, reale, schietto, ruvido, secco nel linguaggio e asciutto nella struttura.

Il peso dell’essere Pantani per il Teatro delle Albe

Il Teatro delle Albe sta girando l’Italia raccontando una storia cominciata nel 1994, quando all’alba di una nuova era, con una nazione che risale la china dal “pantano”, dopo che la Prima Repubblica è affondata nella palude del “traggiro” – quell’arte di uccidere qualcuno e poi farsi chiedere scusa – spuntò «un omino di Cesenatico con le orecchie a sventola e il cuore che batte 36 colpi al minuto, uno che viene dal mare e va forte in montagna». Così Marco Pantani, il ciclista pirata, ragazzo selvatico, “significativo ed extraordinario”, maglia rosa al Giro e maglia gialla al Tour, finito “in mezzo ai carabinieri come Pinocchio” e morto di disperazione nel febbraio del 2004 in un motel di Rimini, diventa l’eroe di questa tragedia romagnola, livida e ruvida, tra stabilimenti balneari e discoteche, che Marco Martinelli, dopo un lavoro di ricerca di oltre due anni, mette in scena con rigore e risoluzione.