b.Shot #1

immagine del giorno di b-stage (29 agosto)

b-stage 2012, il blog a cura del Tamburo di Kattrin per B.Motion di Bassano del Grappa, quest’anno vuole raccontare tutti i retroscena, i backstage, le curiosità che si nascondono dietro al festival. Abbiamo chiesto agli artisti presenti al festival, e ad altri professionisti e operatori giunti a Bassano come spettatori, di svelarci qualche segreto o trucco del mestiere, qualcosa che succede in teatro e che è impercepibile dalla platea.

Matteo Lanfranchi (artista, Effetto Larsen)
Si dice spesso che il teatro è uno specchio per il pubblico. Una cosa che normalmente non si pensa è che, in realtà, è uno specchio che funziona anche al contrario: il pubblico fa da specchio a chi sta sul palco. Quando ero piccolo mio padre mi portava spesso a vedere teatro ragazzi al Verdi di Milano e mi ha raccontato che, quando avevo circa tre anni, se arrivava il cattivo – il mostro – da dietro, io mi alzavo in piedi sulla poltrona e gridavo: «stai attento, stai attento!». Venticinque anni dopo mi è successo di fare uno spettacolo per ragazzi in Francia in cui, mentre raccontavo una storia a un pubblico di bambini, da dietro arrivava un cattivo e un bambino francese si è alzato in piedi sulla sedia e, urlando, mi ha detto «stai attento, stai attento!». Io mi sono fermato. Lui sta facendo quello che facevo io venticinque anni prima. È stato un momento folgorante in cui mi sono sentito davanti a uno specchio ed è stato un regalo nel rapporto tra chi sta sul palco e chi sta giù.

Filippo Andreatta (artista, OHT / Office for a Human Theatre)
Uno dei segreti di Nico and the Navigators, compagnia per cui ho lavorato, è che un attimo prima di iniziare lo spettacolo si fa il “toi, toi, toi”, ovvero il “merda, merda, merda”, bevendo un bicchiere di vino.

Patricia Zanco (artista, fatebenesorelle teatro)
Un trucco – o un segreto talmente evidente – è quello di “far montare” il pubblico sul finale di uno spettacolo con una musica che intercetta l’immaginario collettivo. Questo avviene perché la musica parla ad altri livelli e il teatro ha bisogno di invasioni barbariche, e queste invasioni barbariche possono esaltare, nel bene e nel male, il pubblico.

Roberta FerraresiIl Tamburo di Kattrin
Siccome – forse da fuori non è sempre evidente – il lavoro del critico (il nostro incluso) è sempre più raramente retribuito, con il Tamburo cerchiamo di attivare nuovi percorsi di sostegno: abbiamo provato con le forme di fundraising tradizionali (che ci permettono, ad esempio, di realizzare il progetto b-stage qui a Bassano) e meno convenzionali, come il crowd-funding. Ma non è solo un discorso, pur giustissimo, di indipendenza e autonomia, quanto piuttosto di individuare nuove forme di sostenibilità di questo mestiere.

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