Ricci/Forte e Bonaventura a Primavera dei Teatri

“Io, Sarah Bernhardt, resami conto di aver recitato in vesti maschili solo diciassette dei Grandi Ruoli tradizionalmente affidati a colleghi dell’altro sesso, qui decido e dichiaro che, post mortem tornerò ad incarnarmi in quanto uomo sulla nostra vecchia terra riprendendo la carriera teatrale”. La penultima serata di Primavera dei Teatri si apre così, a Villa Salvaggio alle ore 18.00, con Enrico Groppali che rende note le decisioni prese dall’attrice in questi ultimi cento anni. Con la conversazione-spettacolo Io sono Saro Bernardi l’autore – per l’occasione anche interprete – offre un quadro di ciò che si può compiere per ridar vita alla scena: sempre sul punto di soccombere e sempre miracolosamente viva e vegeta.

Grimmless di Ricci/Forte

Alle 20.30 al Teatro Sybaris, Stefano Ricci e Gianni Forte presentano Grimmless: una rappresentazione del mondo archetipico e sognante dell’infanzia. Se in Macadamia Nut Brittle, lavoro del 2009, erano già presenti personaggi dei cartoni animati – ricordiamo Wonder Woman e i Simpson tra le tante “maschere” del contemporaneo –, i due autori e registi romani partono ora dai fratelli Grimm per tornare alla fiaba, o a ciò che ne rimane nell’epoca attuale. La casa di marzapane di Hansel e Gretel si restituisce alla sua vocazione di scena di delitto, trasformata in un plastico da dimostrazione televisiva porta-a-porta, casa-giocattolo per i burattini della televisione del dolore. E poi in scena: Cenerentola, Cappuccetto Rosso, Biancaneve, personaggi che popolano un bosco fatato privato oramai di candore dopo i troppi lavaggi televisivi e identificato da feticci tecnologici e sovrabbondanti orpelli di comunicazione.

Patri 'i famigghia

Al passaggio dall’infanzia all’età adulta guarda anche Roberto Bonaventura con lo spettacolo Patri ‘i famigghia; ma se il lavoro di Ricci/Forte porta in scena il contemporaneo – in un rovesciamento del quotidiano che diviene straniamento nell’attimo in cui si presenta all’interno della scatola teatrale –, il testo originale di Dario Tomasello descrive un viaggio a ritroso nella memoria, un rifugiarsi nel passato le cui ombre fanno meno paura dell’evidenza brutale della realtà odierna. Patri ‘i famigghia (in scena alle ore 22.15 nella Sala 14 del Protoconvento), è un apologo sul senso di desolazione e di sradicamento, vissuto da una generazione che non riesce ad assumersi la responsabilità più delicata: quella della cura paterna dei propri cari, del proprio tempo. In un gioco ambiguo di ricognizione memoriale, tramato in dialetto messinese, tre cugini (interpretati da Annibale Pavone, Angelo Campolo e Adele Tirante del Teatro di Messina), ritrovatisi per necessità alla morte del padre di uno di loro, tessono la tela, amara e divertita, dei ricordi di un’infanzia dolcissima, crudele e smarrita.

A riprova della molteplicità di espressioni artistiche proposte dal festival, alle ore 19.00 il cantante e pianista Luigi Negroni presenterà, con il suo ensemble, un tributo a Stevie Wonder: Wonder in my soul, al Chiostro del Protoconvento; un concerto realizzato in collaborazione con Peperoncino Jazz Festival.

Elena Conti

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