Recensione a Il Gregario – Valdez Essedi Arte

Chiusi all’interno di una stanza dell’Hotel Grande Italia, la quarta parete è issata in modo netto, seguendo una direzione decisamente ed estremamente naturalista, che indebolisce forse le potenzialità dell’operazione drammaturgica. Ostacolato anche dall’uso di una recitazione a mezza voce, che rende talvolta ostico cogliere tutte le sfumature del testo, il lavoro soffre di un’eccessiva distanza che si viene a creare tra palco e platea, coinvolgendo poco il pubblico. A farne più le spese un testo importante che solleva questioni che, nonostante siano ormai passati sessant’anni dai tempi di Coppi e Bartali, restano nel nostro Paese ancora aperte. E le affronta delineando due personaggi – l’uno veneto, l’altro toscano – umanissimi e veri, che avrebbero potuto commuovere maggiormente se solo fossero usciti per un attimo da quella stanza d’albergo. Il Gregario, invece, resta barricato tra le sue mura non permettendo mai di percepire cambiamenti sostanziali nelle relazioni e nei personaggi, che restano appiattiti sullo fondo di una scelta registica che, in nome di un impeccabile realismo, non sembra troppo interessata ad instaurare un vero rapporto comunicativo con lo spettatore. Il risultato è una messa in scena che non riesce a mantenere viva e costante l’attenzione di un pubblico che si sente estraneo ed escluso dalla vicenda rappresentata.
Visto a Primavera dei Teatri, Castrovillari
Silvia Gatto
Perfetto commento. Avete davvero colto in pieno la sensazione percepita in sala.
Di quelli che ho visto negli ultimi anni davvero il più noioso!