Recensione a Fuorigico di rientro – Andrea Mitri

Fuorigioco di rientro è uno spettacolo di grande semplicità, che cerca un impatto emotivo e che va segnalato per la scelta del contesto, in cui si possono ritrovare tanti momenti della propria giovinezza.
Il protagonista è Mirko Botteghi. E ovviamente il suo pallone, «pieno d’aria, ma per i ragazzini di tutto il mondo è pieno di sogni». Prima bambino nel campetto della chiesa, poi giovane promessa delle categorie di periferia e in seguito approdato al professionismo, il giocatore-interprete, infortunato e costretto ad abbandonare il calcio, ricorda i diversi momenti della (sua) vita, fra crescite e fallimenti, desideri e delusioni. La storia, costruita per scene successive che mostrano sfaccettature differenti dello sport (dall’allenamento al gol), di un sogno sempre più vicino e poi improvvisamente crollato per via dell’infortunio, arriva alla platea solo per momenti: essendo i vari frammenti decisamente contestualizzati al loro interno, la linea drammaturgica principale è a volte – forse volutamente – dispersa nell’affondamento nei dettagli di ogni singola vicenda.
La sfilata di ritratti di marcata impronta regionale – in cui si trovano veneti, pugliesi, napoletani, romagnoli, toscani e così via –, pur necessaria ad indicare l’universalità e l’intensità della vocazione localistica nostrana, è a momenti troppo calcata, diventando infine prevedibile: caratterizzazioni stilizzate così diverse, poste l’una accanto all’altra, rischiano di perdere la loro intensità specifica in una omogeneità diffusa.
Visto a Estate a Radicondoli
Roberta Ferraresi