Recensione a Alexis. Una tragedia greca – Motus
Corpo come potenza catalizzatrice; forza generata dall’influenza di un contesto sociale insinuatosi nell’individuo; energia che, nell’impossibilità di un rilascio graduale, si irradia all’esterno mantenendo tuttavia la figura imprigionata in quel miscuglio di rabbia e dolore assorbito. La performer Silvia Calderoni è la manifestazione di tutto questo, è un corpo-simbolo. La sua figura esile si scaglia contro l’illuminazione di tre neon rossi posti sul fondale e un ritmo frenetico pulsa nel suo corpo lasciando che la voce si leghi al movimento in una totale esplosione di energia.
Alexis. Una tragedia greca è la quarta e ultima parte del progetto artistico Syrma Antigónes avviato da Motus nel 2008 e, allo stesso tempo, è il mio primo incontro con il lavoro della compagnia riminese sviluppatosi attorno alla figura di Antigone. Alla mancata visione degli antefatti – i tre “contest” che hanno preceduto la nuova produzione – Alexis sembra soccorrere ripresentando alcuni indizi del perduto e lasciando al pubblico la libertà di assemblare i pezzi. Nel succedersi organico della drammaturgia si inseriscono azioni che appartengono dichiaratamente agli studi (come la scena incentrata sul rapporto con il corpo del fratello morto di Let the sunshine in – Antigone – contest#1), e che indagano nella memoria degli attori nel tentativo di raccontare il già fatto, una testimonianza volta alla contestualizzazione del presente. «In scena si recita una documentazione», dichiara Silvia Calderoni muovendosi tra le file della platea dello Storchi di Modena. Ma è una documentazione dell’oggi che fa del lavoro un’opera complessa, impegnata e aperta ad infinite riflessioni sul tema della rivolta, concetto quest’ultimo che si sviluppa in ogni anfratto della scena espandendosi oltre, fino ad avvolgere il singolo spettatore.

Quattro performer in scena (Silvia Calderoni, Vladimir Aleksic, Benno Steinegger e Alexandra Sarantopoulou) alternano e sommano alla rappresentazione di frammenti della tragedia sofoclea gli avvenimenti della contemporanea guerriglia urbana. Alexis si presenta in una molteplicità di linguaggi che, dall’uso di materiali audio-video registrati all’azione scenica, rendono protagonista la parola. Motus lancia un grido. Un fuoco di protesta viene acceso nel chiuso dello spazio teatrale in cui le poltrone di velluto rosso affossano i corpi e aumentano la pesantezza delle gambe e il disagio provato di fronte al rappresentato. Ad alcune persone viene chiesto di salire sul palco; il desiderio di unirsi a loro viene smorzato dal poco spazio presente tra una fila e l’altra di sedute che non consente alcun movimento. Solo un lungo e sentito applauso finale.
Visto a VIE Scena Contemporanea Festival, Modena
Elena Conti