bmotion lolita

#appuntidiunfestival pt.10: Babilonia Teatri

«Chi sono
ditemi chi sono
voglio saperlo
Sono le codine che mi hanno fatto
le gonne che mi hanno messo
gli orecchini che mi hanno appiccicato»

Undici anni e due spettacoli con i Babilonia, Olga Bercini non ci attende in scena. Capelli sciolti e gonna di jeans, percorre la platea con un monopattino. Sul palco stavolta c’è un microfono e la voce di Valeria Raimondi, a interrogarsi su chi sia Lolita, a chiedersi cosa pensa, come parla.
Cambia, rispetto alla prima nazionale al Napoli Teatro Festival, il nuovo spettacolo dei Babilonia Teatri, Lolita. Si muovono in due nello spazio scenico, cantano in playback, sfilano, giocano. Una salta la corda, l’altra appiccica post-it con frasi d’amore.
I pensieri, da confessare a un diario segreto, da chiudere a chiave in un cassetto, scorrono sul grande schermo, scritti a mano con pennarello verde su foglio bianco. 

«Sono il divieto di saltare che ti si alzano le gonne
di correre che ti si scombinano i capelli
di andare sull’erba che ti si sporcano le scarpe
sono l’ordine di incrociare le gambe che ti si vedono le mutande
di non giocare con la terra che ti si rovina lo smalto
di non fare la lotta che sembri un maschiaccio»

Ragazzina come tante, Lolita è cresciuta tra divieti che le hanno imposto e frasi che le hanno sussurrato. Ha sognato principi azzurri, si è imbattuta in lupi.

«Mia unica speranza di riscatto è lui
rischierò la vita per lui
per un ballo con lui
per essere sua»

Lolita è un corpo non ancora formoso, un’adolescente non ancora donna. Lolita può essere ferita. Lolita può essere adorata. Lolita può essere spogliata. Lolita può essere violata. Lolita si è suicidata.

«Mi hanno trovata impiccata in garage.
Nuda.
Ero truccata pesantemente.
Due segni neri di matita intorno agli occhi. Mascara. Rossetto deciso»

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*La redazione di b-stage 2013 è composta da Elena Conti, Roberta Ferraresi, Rossella Porcheddu, Carlotta Tringali