Dimenticate il noveau cirque francese tirato a lucido, tecnologico con numeri che si succedono uno dietro l’altro e tutto il processo di spettacolarizzazione commerciale alle sue spalle; dimenticate il circo grossolano o quello con gli animali feroci ormai quasi scomparso in Europa ma ancora presente nel nostro paese. Ad Andria il tendone del Cirque-Théâtre Rasposo ha occupato la piazza centrale della città per tutta la durata di Castel dei Mondi. Se a un festival l’aria che si dovrebbe respirare maggiormente è quella energica della festa, del divertimento e dello stupirsi stando insieme, quella di invitare la compagnia di circensi francesi è stata la mossa più centrata dal direttore artistico Riccardo Carbutti.
Una volta varcata la soglia per entrare sotto il tendone, la piazza della cittadina pugliese si trasforma: ci si immerge in un’atmosfera retrò francese, dove le donne indossano gonne o pantaloni Anni ’50 e gli uomini bretelle e baschetti; gli oggetti sono consumati, impolverati e disposti in un ordine caotico, ma mai casuale. C’è una gran confusione tra spettatori che cercano il proprio posto, giovani che girano con macchine fotografiche d’epoca; una grande eccitazione e nessuna distinzione tra adulti e bambini: si percepisce un’energia vibrante che dilaga e si trasmette immediatamente a prescindere dall’età. I ginnasti-artisti – insieme ai fantastici musicisti che mai si tirano indietro, anche quando c’è da prender parte a un numero al limite della pericolosità – mettono tutti a proprio agio e conquistano subito con la loro bravura.
In Le chant du Dindon non si crea mai il vuoto all’interno di questo spazio: i numeri si accavallano, i circensi interagiscono tra loro creando dei micro mondi, delle storie che ben si incastrano tra loro, dalla ragazza che litiga col fidanzato e “vola” – perché qui di volare si tratta – dalle braccia di un uomo all’altro; dal gigante buono che continuamente crea pasticci divertenti ma in realtà – come dimostra nel suo ultimo numero – è un atleta da doti incredibili; alla donna che danza e salta su un filo sospeso sul vuoto. La loro tecnica puntuale si unisce alla passione ed è questo l’aspetto che si trasmette. Nel Cirque-Théâtre Rasposo c’è tutto: dal teatro alla danza, dalla musica alla creazione di mondi altri.
Non c’è stata una linea precisa e determinante al Festival Castel dei Mondi: al suo interno si sono trovati spettacoli di difficile fruibilità, molto concettuali e per un pubblico esperto; allo stesso tempo ha trovato qui la possibilità di esibirsi, ad ingresso gratuito, anche un teatro molto più popolare, spesso non di altissima qualità, come quello portato da alcune compagnie ospiti di Teatri Abitati, la rete di residenze pugliesi. Queste due linee così dissonanti tra loro hanno caratterizzato la natura differente del Festival rispetto agli altri più noti che abitano l’estate italiana: la rassegna non strizza l’occhio agli operatori ma piuttosto al pubblico che sembra apprezzare, facendo registrare il tutto esaurito ad ogni spettacolo in programmazione. Lo stesso calendario – una sovrapposizione continua di orari e pièce per cui si è costretti a scegliere che cosa vedere – sembra pensato più per una popolazione locale piuttosto che per i bulimici teatrali quali sono gli operatori che vogliono vedere tutto: qui si decide a priori a che cosa assistere o meno, proprio come fa un pubblico non specializzato.
Spesso si sono riscontrate opinioni opposte circa gli spettacoli presentati, con tanto di netta divisione tra esperti e profani del settore, dovuta molto probabilmente anche dalla differenza di sguardi – di quelli ormai stanchi di vedere ripetersi un certo tipo di messinscene o quelli freschi di chi non si reca tutte le sere a teatro e ha sotto casa la stessa grande offerta che invece può trovarsi chi vive a Roma o Milano.
Sicuramente il Circo Rasposo non è stato uno di questi, in quanto è riuscito a mettere d’accordo tutti, portando una vera e propria eccitazione e di conseguenza una bella festa per un’intera settimana di repliche all’interno del Festival Castel dei Mondi.
Visto al Festival Internazionale di Andria Castel dei Mondi 2011
Carlotta Tringali