Tra le piccole vie del Pigneto – quartiere a due passi da via Prenestina ormai di moda nella movida romana – si trova Forte Fanfulla, un nuovo spazio culturale che dedica le sue sale ad attività teatrali, workshop ma anche alla lettura e ai servizi al cittadino. Lo spazio gestito dall’ARCI Fanfulla insieme all’Associazione OFFROME quest’anno ha ospitato la prima edizione di Parabole fra i Sampietrini, un festival pensato per far incontrare a giovani compagnie il pubblico della capitale.
È qui che ha avuto luogo la prima replica romana della Compagnia dei Demoni. Nata a Genova nel 2007 da un gruppo di giovani attori della scuola di recitazione dello Stabile, la compagnia è diretta dal regista torinese Mauro Parrinello, che ci ha concesso un’intervista.
Dopo un primo inizio con la messa in scena di classici (Molière e Dostoevskij) la compagnia si dedica alla drammaturgia contemporanea cercando testi mai messi in scena in Italia: a partire da L’esame scritto nel 2002 da Andy Hamilton, a cui è seguito La guerra di mio padre dell’americano Robert Ford, al Diario di Stranalandia di Stefano Benni e Hate Mail di Bill Corbett e Kira Obolensky, fino al prossimo spettacolo: Motore ad acqua di David Mamet. La ricerca di testi di autori coevi indica una forte attenzione al presente e una volontà di superare la dimensione della rilettura dei classici e di rischiare, inoltrandosi in quel labirinto che sono letteratura e drammaturgia oggigiorno. Proprio nella ricerca dell’attualità e dell’alterità (testuale e culturale) sta la definizione di “teatro concreto” con cui Parrinello definisce il proprio lavoro: «cerchiamo di portare in scena degli esseri umani, indegnamente forse, ma è la cosa che più ci attrae». Nella concetto di concretezza sta anche quell’essenzialità che si ricerca in scena, un minimalismo scenografico ma anche attoriale, che denota tutti gli spettacoli della compagnia. Estetica ed etica si fondono così in una poetica che segue in prima istanza una volontà stilistica di essenzialità e pulizia, ma che bene si confà alle necessità del mercato del contemporaneo, che esige sempre più spettacoli “à emporter”.
“Fare di necessità virtù” è una delle grandi imprese dell’arte in tempo di crisi, come lo è ricercare qualcosa di inedito e di mai visto che, per quanto sconosciuto, tocchi lo spettatore e lo attragga. Questo è sicuramente quello che fanno i testi scelti da Parrinello: per quanto lontani e ignoti al pubblico italiano, toccano tematiche attuali e vicine alla quotidianità, come l’educazione, un’isola nata dai rifiuti, una storia d’amore e odio via e-mail. Relazioni e rapporti umani, sono questi gli argomenti che accompagnano il pubblico in un luogo familiare: è così che il regista definisce la comicità presente in tutte le sue messinscena, «un’arma – molto efficace – perché aiuta il pubblico ad abbassare le sue difese. Una volta in scena ci piace inserire nelle nostre commedie dei germi di autenticità. Domande alle quali nemmeno noi sappiamo dare delle risposte, ma proprio per questo ci sentiamo di porle al pubblico. Il teatro non può fornire nessun tipo di risposta, il teatro deve porre delle domande».
Proprio con questo intento la compagnia ha deciso di mettere in scena Motore ad acqua (in programma allo Stabile di Genova dal 15 al 20 di maggio) testo di David Mamet, autore americano di pellicole indimenticabili come Gli intoccabili; la trama è ambientata nella grande crisi economica del ‘29 a Chicago e vede protagonista un ragazzo inventore di un motore energetico che usa acqua distillata come unico carburante. Una storia avvincente che paragona la situazione attuale a quella vissuta quasi settanta anni fa in America e che rivela come le violente dinamiche capitalistiche distruggano i sogni di un ragazzo e l’intero sistema economico e ambientale del pianeta. «Mai come oggi – dice Parrinello – è esistito un momento storico più adatto per mettere in scena questo dramma».
Camilla Toso