Con un suo bagaglio di esperienze e di poetiche già configurato, il Théâtre du Soleil viene colto dagli eventi dell’anno di svolta del 1968 in pieno fermento creativo, nel mezzo di un percorso teatrale in corso di compimento, e reagisce agli eventi stessi sviluppando potenzialità interne alla propria ricerca e concependo prassi coerenti con gli orizzonti culturali e storici schiusi dalla rivolta.
In questo articolo, pubblicato sulla rivista Drammaturgia, raccontiamo i primi anni del gruppo, dalle esperienze vissute nei contesti del teatro universitario, ai grandi maestri del Novecento che hanno contribuito alla formazione della poetica e della prassi della creazione collettiva.
1. Le origini
«Non mi sono mai definita in relazione al Maggio ’68. Esistevamo già prima, siamo esistiti durante e dopo […]. Ogni volta che mi chiedono “Siete nati nel 1968?”, rispondo “No, siamo nati nel 1964, anzi, nel 1959”».[1] L’espressione chiave della breve sentenza di Ariane Mnouchkine è: “esistevamo già prima, siamo esistiti durante e dopo” perché restituisce una chiara idea di transitorietà. Il Soleil attraversa l’anno-tournant 1968, con la sua rivolta sociale e la sua rivoluzione culturale, avendo alle spalle un’esperienza continuativa di lavoro d’ensemble e maturando, sul piano della prassi, una serie di scelte che risultano essere in continuità con il percorso precedente e che, allo stesso tempo, rispecchiano la temperie culturale e politica della fine degli anni Sessanta.
Oltre all’anno chiave, dalla medesima citazione emergono altre due date, pietre miliari della storia del Soleil e non solo:[2] il 1959, anno in cui nasce l’ATEP (Association des Étudiants de Paris, prima formazione dell’ensemble) e il 1964, quando la compagnia si costituisce nella forma di Société coopérative ouvriére de production (dal 2010, Société Coopérative et Participative).
Della formazione originale dell’ATEP fanno parte: Mnouchkine, allora studentessa di psicologia della Sorbonne, reduce da un anno propedeutico (il 1957) a Oxford – dove aveva avuto modo di lavorare con John Mac Grath, Ken Loach (in quel periodo regista di due compagnie universitarie) e Anthony Page[3] Martine Franck, fotografa della compagnia e futura documentarista; France Dijon e Pierre Skira, che lasceranno l’ensemble poco tempo dopo. Il presidente onorario dell’associazione è Roger Planchon, una presenza chiave, spia delle eredità brechtiane che caratterizzeranno il percorso della compagnia.
Fin da subito, l’ATEP «tente de donner un caractère nouveau au théâtre universitaire français».[4] Nel 1960 mette in scena a Vincennes Noces de sang di Federico García Lorca.[5] Nel 1961[6] è la volta di Gengis Khan[7] di Henry Bauchau. In questo caso, Mnouchkine, fino ad allora impegnata nell’associazione come costumista e amministratrice, sceglie il testo e si occupa per la prima volta della mise en scène dello spettacolo che debutterà alle Arènes de Lutéce il 23 giugno del 1961.[8] «Elle, prépare soigneusement les répétitions dans une grande classeur d’écolier où chaque page du texte a pour vis-à-vis les indications de déplacement des acteurs. Elle travaille sur une maquette avec des petites figurines qu’elle déplace comme un général avant la bataille».[9] Una delle prime immagini di Mnouchkine regista che riscontriamo nei documenti è, appunto, quella di un “generale prima della battaglia” che definisce in “maquette” il movimento degli attori sul palcoscenico, legge criticamente, smonta e rimonta il testo di partenza, inserendo le sue indicazioni registiche a fronte, e guida gli attori in coreografie sceniche prestabilite. Continua a leggere su Drammaturgia
Nicoletta Lupia