dario de luca scena verticale

Non si può fermare “Primavera”! Intervista a Dario De Luca di Scena Verticale

La Primavera è tornata. Anche in Calabria, dove per un anno era stata rimandata al periodo autunnale; un rinvio insolito, ma che in ogni caso ha portato i suoi frutti, o, meglio, i suoi fiori. Non stiamo parlando delle stagioni meteorologiche, ma del Festival Primavera dei Teatri di Castrovillari diretto da Scena Verticale. Dario De Luca, Saverio La Ruina e Settimio Severo portano avanti ormai da 14 anni un lavoro incredibile in un territorio difficile, ma apertissimo ad accogliere il teatro contemporaneo. In una chiacchierata telefonica con Dario De Luca, co-direttore artistico, abbiamo provato a fare un bilancio della puntata novembrina del Festival e chiesto delle anticipazioni sulla nuova edizione…

Primaveradeiteatri2012La tredicesima edizione di Primavera dei Teatri si è tenuta dall’1 al 4 novembre: rispetto alle altre edizioni è stata, come anche è puntualizzato dal titolo, “una primavera tardiva”, a causa dei ritardi burocratici. Come è andata?
Abbiamo avuto davvero una “bomba di primavera” esplosa in autunno: mercoledì sera (31 ottobre, ndr) pioveva a dirotto, lunedì 5 ha ricominciato a piovere a dirotto, e invece dall’1 al 4 novembre è stato un miracolo, 20-24 gradi di mattina, la sera si stava all’aperto. Quindi veramente un pezzo di primavera fuori stagione, da questo punto di vista, meteorologicamente parlando, la fioritura tardiva è stata vera. Per quanto riguarda tutto il contesto politico della questione, mi auguro che il messaggio sia arrivato chiaro anche alle istituzioni: non si può credere di sostenere dei progetti o delle manifestazioni, per il semplice fatto che si danno dei soldi; ci vuole un’attenzione di fondo e, se esistono dei tempi, quei tempi vanno rispettati. Se per un qualsiasi motivo – che può essere un ritardo burocratico o quella che possiamo chiamare “sciatteria politica” – salta l’uscita di un bando e le cose slittano, si creano dei grossi problemi che rischiano di far saltare tutta l’organizzazione di un anno e il lavoro di svariate persone. Avendo vinto il bando in agosto, dovevamo fare per forza il festival entro la fine dell’anno, eravamo obbligati: non potevamo utilizzare le economie a disposizione come capitaletto da portare in eredità all’edizione 2013.
Nonostante tutto, possiamo dire che sia andata benissimo. Abbiamo anche scelto un giusto periodo, ossia il “ponte dei morti”: sia come data emblematica, che raccontasse un po’ il piccolo funerale del festival, uno dei piccoli-grandi funerali alla cultura italiana; ma era anche una scelta strategica, per facilitare l’arrivo a Castrovillari di operatori e pubblico, permettendo loro di ritagliarsi questi 4 giorni per il festival. Questa cosa ha funzionato: Castrovillari è stata una meta turistica e culturale fuori stagione, a novembre. Stiamo ricostruendo i dati del movimento che abbiamo creato – tra B&B e ristoranti che hanno lavorato –, per capire quante persone siano state ospiti; la cifra che sta venendo fuori è incredibile. Per l’ennesima volta si conferma la nostra vocazione di operatori culturali che pensano anche al territorio, non solo rispetto al festival, teatralmente parlando, ma anche rispetto alle opportunità turistiche.
Ha funzionato benissimo anche il baby parking. È un’idea che abbiamo portato avanti con ostinazione e, alla lunga, ha dato i suoi frutti. Innanzitutto, la popolazione castrovillarese ha acquisito la presenza, al festival, di un baby parking; inoltre ho visto arrivare gente da Cosenza e Catanzaro, persone che si sono fatte 2 o 3 giorni sul Pollino e la sera venivano agli spettacoli lasciando i figli al baby parking. È stata una bellissima vittoria, dal punto di vista della costruzione del festival.

Quindi, a questa “fioritura tardiva”, c’è stata una grande risposta di pubblico…
C’è stata una risposta incredibile. Tutti gli spettacoli erano esauriti già dal giorno prima della data prevista – anche con nostro grande imbarazzo nei riguardi delle persone che venivano da Cosenza o Catanzaro. Una risposta di pubblico emozionante, che ci ha fatto rendere conto di quanto sia cresciuto il festival, di quanta attenzione ci sia e di quanto il pubblico si fidi delle nostre proposte.

Cosa non scontata…
Esatto. E, ancora di più che in passato, in questa edizione c’erano dei nomi di compagnie, di attori e di autori abbastanza sconosciuti: faccio l’esempio di Esiba Teatro, compagnia giovanissima di Enna, che ha registrato il tutto esaurito. Vorrei sottolineare come Maria Grazia Gregori, sul quotidiano l’Unità, parlando di questa edizione “politica” di Primavera, abbia scritto un bellissimo pezzo su di loro, sui più giovani e i più sconosciuti.
Quindi, da parte del pubblico, c’è stata una grande fiducia per le scelte proposte: nonostante la maggior parte delle volte le persone non sapessero chi fossero le compagnie, sono venute a vederle; si sono lasciate incuriosire, per avere il piacere di scoprire delle nuove cose. D’altra parte c’è stata grande apertura, disponibilità e fiducia anche da parte dei critici, che hanno visto le cose più piccole e non conosciute. Non è sempre così scontato.

Dario De Luca - foto di Carlo Maradei

Dario De Luca – foto di Carlo Maradei

E poi c’è da dire che il programma era impegnativo: 12 spettacoli in 4 giorni…
…Oltre alla presentazione di libri e alla cerimonia di assegnazione dei premi dell’Associazione Nazionale Critici di Teatro, c’è stato il fuori programma del mio spettacolo di mattina… Abbiamo messo pubblico e critici a dura prova, ma hanno “resistito”, anche con una certa leggerezza.
Abbiamo provato comunque a creare un equilibrio tra visione di spettacoli e relax mentale, perché stare dietro a più performance al giorno è difficoltoso e affannoso; abbiamo così inserito, ad esempio, il quarto spettacolo della stessa giornata, in una soluzione più leggera, magari al castello, all’aperto, di mattina… Questo dà la possibilità di vivere più serenamente i lavori artistici, di tenerli distanti nello sguardo e nella memoria, per farli un po’ sedimentare prima di lanciarsi in riflessioni; ed è poi anche un modo per vivere il festival in relax.
Devo dire che c’è stato anche un bel divertimento. Penso al dopo-festival. Quest’anno vorrei fare un lavoro nei vicoletti di Castrovillari e aprire delle situazioni off musicali, una sorta di piccoli salotti popolari… Nell’ultima edizione, l’abbiamo fatto in centro storico, alla Sartoria, un posto creato da amici di vecchia data; era un luogo dove si poteva bere, a sentire musica, ad assaggiare prelibatezze di stagione. Inoltre, ogni sera, si creava una sorta di rassegna stampa internazionale (utilizzando El Pais, il New York Times..), in cui si commentavano scherzosamente le cose che succedevano al festival; era un’idea carina, ma soprattutto simpatica e intelligente… e si sono messi in gioco anche i critici, facendosi fotografare e cercando di accaparrarsi le prime pagine dei “giornali” della sera dopo!

dopofestival

dopofestival

Quando avete deciso di fare il dopofestival alla Sartoria?
A settembre, quando abbiamo passato un po’ di serate in questo luogo appena aperto, sotto casa di Beppe Gallo e Francesco Bartolini, nostri cari amici; stare nel centro storico all’aperto, a fine estate, in compagnia a bere del vino, aveva funzionato e così ci siamo detti: proviamo a fare un dopo-festival.
In pratica se lo sono organizzati loro: noi non avevamo le economie per sostenere il dopo-festival, così abbiamo dato loro un tot di abbonamenti e li hanno venduti; con quei soldi hanno fatto una cassa per la spesa, per l’installazione, per organizzare la rassegna stampa… Ci siamo ritrovati con del pubblico in più, individuato da loro – persone diverse da quelle che di solito frequentano il festival –, e si sono auto-finanziati!

Un altro bell’esempio di finanziamento dal basso!
Sì, così come abbiamo fatto con i giovani critici! C’è stata infatti una quantità di richieste di presenza che non ci aspettavamo. Ci ha fatto enormemente piacere, ma ci metteva un po’ a disagio rispetto alle possibilità economiche che non avevamo. Così abbiamo lanciato su facebook, esclusivamente in ambito castrovillarese, lo slogan “adotta un giovane critico”: abbiamo chiesto agli amici di Scena Verticale e del festival se avessero la possibilità di ospitare i critici durante i 4 giorni del festival. Abbiamo piazzato 6 persone in case private, giovani critici che hanno dato la loro disponibilità. Abbiamo così tamponato le spese di soggiorno, che non saremmo riusciti a sostenere: un’altra bellissima sorpresa e un altro modo di aiutare il festival.

Ogni edizione, il festival Primavera dei Teatri organizza un workshop e quest’anno lo ha affidato a una delle più note operatrici teatrali italiane, Debora Pietrobono. Come è andato il laboratorio, intitolato “L’operatore teatrale: gli strumenti del mestiere”?
Benissimo. Tieni sempre presente che sei in un territorio dove certe figure come l’operatore teatrale o culturale è ancora una forma ibrida, non ha ancora riconoscibilità né una collocazione ben precisa… E quindi non pensavo che avremmo avuto 30 richieste, fra iscritti e uditori che volevano seguire! È stata una bella esperienza, le persone che l’hanno seguito erano molto contente. Debora Pietrobono ha fatto i conti con una classe molto eterogenea, in cui persone giovanissime, appena entrate nel mondo universitario, si affiancavano a persone con esperienza, molto più grandi di età, con una voglia di rimettersi in gioco in maniera diversa. Ha anche contaminato il suo laboratorio con la presenza degli ospiti del festival. Per esempio, ha chiesto a Claudia Cannella e Sara Chiappori di fare la giornalista “buona” e la giornalista “cattiva”: come si pongono quando arriva un comunicato stampa da parte della compagnia? Ognuno di loro ha spiegato come scriverlo, in quali errori non cadere, come essere più efficaci, come fare notare cose dello spettacolo senza essere pedanti, retorici, oppure presuntuosi. È stato proprio un esempio pratico molto intelligente.

Sugli spettacoli: aspettative attese e disattese…
Sono molto contento del festival, sia delle scelte, che della combinazione delle cose. Come ha detto la Gregori sull’Unità, c’era un filo politico, non voluto a priori, ma che si è automaticamente creato, perché c’era negli spettacoli uno sguardo sull’oggi molto forte, provando a far diventare la società e il tempo che viviamo un motivo di rappresentazione teatrale: per esempio Discorso Grigio, La Merda o la piccola epopea rurale del Paese di Cianciana, se vuoi lo stesso Italianesi, il mio fuori programma sull’Italietta di oggi… Hanno creato una mappa, un teatro contemporaneo italiano che racconta l’oggi. Lo racconta sì con il filtro del teatro, però toccando le pance degli spettatori, perché ognuno si sente coinvolto. Poi è stata anche un’edizione di grande dibattito, che è la funzione del teatro. Questa cosa mi piace molto: poter sentire e vedere che una comunità prende posizione e dibatte su concetti scaturiti da spettacoli visti in teatro mi emoziona e mi fa credere che è giusto fare il festival. E il tutto ovviamente con un livello qualitativo altissimo.

scenaverticaleMa la politica, con i suoi funzionari e amministratori, ha partecipato al festival?
La politica nella sua pompa magna no. Alcuni funzionari della Regione sì, hanno vissuto il festival come spettatori, sono venuti con la famiglia; mi ha fatto piacere perché solo così si riesce veramente a entrare nelle dinamiche del festival. Il nuovo sindaco ha seguito, ha visto che c’è stata una partecipazione significativa di pubblico e ovviamente è rimasto colpito dalla grande presenza della critica. Qualche operatore gli ha anche detto che una situazione come quella di Castrovillari, con questo numero di addetti ai lavori e di critici tutti insieme nello stesso posto e con questo pubblico così variegato, in Italia non esiste!

Cosa succederà per la prossima Primavera?
Innanzitutto la ricollochiamo nel suo periodo stagionale classico: quest’anno l’edizione sarà dal 28 maggio al 2 giugno. Questo soprattutto per la funzione che deve avere il festival, ossia per dare la possibilità di vendere il proprio spettacolo per la stagione prossima a chi viene a debuttare a fine maggio. Debuttare a novembre significa infatti mettere sul mercato uno spettacolo dall’estate prossima in poi. Come anticipazioni sul programma, posso dirti che ci sarà il lavoro sul pittore Ligabue di Mario Perrotta, Noosfera Museum di Roberto Latini, La stupidità di Spregelburd diretto da Manuela Cherubini, l’anteprima de Lo splendore dei supplizi di Fibre Parallele che poi debutterà alle Colline Torinesi. E altro spettacolo presente, ma non come debutto, sarà In fondo agli occhi di Gianfranco Berardi. Ma ancora stiamo definendo altre sorprese…
Purtroppo il bando è in questi giorni in pre-informazione sul sito della Regione Calabria ed è scaduto il 15 aprile, per cui noi sapremo della vittoria, (speriamo!), a pochi giorni dall’inizio del festival. La buona notizia è che il bando è biennale, per cui l’anno prossimo si dovrebbe lavorare con più serenità.
Dovremmo avere un intervento economico dal Comune più importante (anche se i dipendenti comunali di Castrovillari, il mese di marzo, non hanno percepito lo stipendio…), mentre Ente Parco Nazionale del Pollino, pur preziosissimo nel suo coinvolgimento finanziario, non riuscirà purtroppo a contribuire più di quello che ha fatto finora.
Ma tanto non si può fermare la Primavera!

Intervista a cura di Carlotta Tringali