gruppo nanou festival ipercorpo forlì

Attraverso Ipercorpo 2011: il contagio delle trasmissioni

foto di Sandra Lazzarini

Ipercorpo. C’è un cartello appeso sul muro sgranato d’azzurro spento, su una parete del Deposito ATR che ospita questo festival forlivese per la prima volta, con su scritto “Attenzione alle trasmissioni”. Certo, mi dico, chi è qui alle trasmissioni fa attenzione, almeno quelle televisive della riconoscibilità coatta e del consenso indicizzato, ma poi sul consiglio rifletto e mi sembra non sia qui il punto: questo è un luogo di contagio, mi diceva tra le cose il suo direttore Claudio Angelini, e allora l’attenzione credo sia proprio a questa trasmissione, quella che stimola a una partecipazione (che non è consenso), ma l’attenzione è che avvenga, non che ne manchi il contagio.

Si fanno all’olfatto vecchi lubrificanti e carburanti rappresi nei muri, l’intonaco graffiato lascia macchie scure e ombreggia un bianco smarrito tanti anni prima, la ruggine attorno alla ferraglia lasciata senza il bisogno che il metallo fosse lucido. Sono quindici anni che è così, questo vecchio deposito di bus che ha conservato un paesaggio, in complicità con il tempo. Questo paesaggio sudato è lo stesso che vedo sugli abiti degli artisti che lo stanno attraversando, si sporcano mentre montano i loro spettacoli, le loro performance e installazioni, passano per uno spazio che risuoni dell’urlo e del silenzio – che dell’arte sono medesima voce – perché se ne attesti presenza futura. Questo è un atto politico. Prendersi responsabilità dei luoghi e tradirli a nuovo uso, il solo modo di rispettarne il senso intimo. Lasciare nei posti una scia smarginata di sé, e insieme portarseli via.

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Questo contenuto fa parte del progetto Situazione Critica
in collaborazione con Teatro e Critica

La pausa silenziosa di gruppo nanou

Recensione a Sport – di gruppo nanou

foto di Sandra Lazzarini

Esiste un territorio arduo da percorrere per i suoi confini ristretti, fuggevoli e mai ben definibili; una zona allo stesso tempo vastissima ma senza terra da calpestare. Per uscirvi si deve attraversare una sottile linea, una specie di soglia invisibile: dalla sterminata distesa del pensiero si giunge all’azione, ma oltrepassando una sospensione, quell’attimo che segue l’intenzione e precede il movimento. Una frazione temporale a cui solitamente non si fa neanche caso, tanto è marginale. È lo spazio bianco che lega due parole sulla carta, sono le virgole, la punteggiatura; sono le pause, dove a volte si nasconde il vero significato di ciò che si esprime fisicamente e verbalmente; sono i silenzi e le attese, appese, che diventano l’intensità e la carica per compiere un’azione postuma.


Gruppo nanou
indaga questa sospensione, la stasi prima del movimento, lo spazio indicibile e inconsistente ma significante che lega l’intento mentale all’azione fisica. In Sport la performer Rhuena Bracci è una ginnasta alla ricerca della perfezione del gesto, di una pulizia coreografica e una precisione che coniughi forza e delicatezza, potenza ed eleganza.
Ideato da Marco Valerio Amico insieme alla stessa e unica interprete, lo spettacolo colpisce per la sua costruzione curata nei minimi dettagli, i quali intrecciandosi sembrano comporre gli ingranaggi di un orologio puntuale. Il suono curato da Roberto Rettura è un mescolamento di applausi lontani, respiri e ovattati rumori provenienti da un altrove, un ambiente ginnico vissuto da una collettività; le luci illuminano solamente dei particolari, lasciando la performer in penombra, nella solitudine dei suoi pensieri.

foto di Laura Arlotti

I singoli elementi (soundscape e disegno luci) concorrono a far risaltare ancora di più la concentrazione e la determinazione di questa donna, la sua personale sfida fisica nel compiere un movimento senza alcuna sbavatura. Il rimando alla ginnastica artistica è palese e allo stesso tempo rimodellato per la migliore riuscita poetica di Sport: la classica trave di equilibrio diventa un fascio di luce in terra attraversato dal rapido e delicato passaggio di piedi e mani in volteggio di Rhuena Bracci; non ci sono parallele asimmetriche ma una struttura cubica più complessa che permette maggiori possibilità di eleganti scivolamenti corporei, lasciando lo spettatore con il fiato sospeso.

La coreografia affascinante di passaggi complessi che intrecciano l’alta tecnica alla delicatezza del movimento sono il risultato di una determinazione acquisita nell’attimo prima di gettarsi in quel vuoto centrale proprio della struttura in metallo: come dovesse tuffarsi al suo interno e cercare appigli per poi risalire, Rhuena Bracci sottolinea quella sospensione. La pausa dell’essere, solitamente impercettibile, in Sport si dilata e si mostra facendo comprendere come in fondo sia proprio in quel frattanto che l’azione acquista una possibilità significante e il performer raccoglie tutta la forza per affrontare il momento agito: la messa in pratica di un disegno fisico-psichico e spaziale-mentale.

Visto a Ipercorpo 2011, Forlì

Carlotta Tringali