intervista giuseppe provinzano babel crew

La finale del Premio SCENARIO infanzia 2012: intervista a Babel crew

Babel crew (Palermo)
1, 2, 3 crisi ovvero la crisi salvata dai ragazzini

un progetto di Gabriele Cappadona, Giuseppe Provinzano
con
Maziar Firouzi, Giuseppe Provinzano
testo e regia
Giuseppe Provinzano
dramaturg e assistente alla regia
Gabriele Cappadona
sound e light designer
Gabriele Gugliara

Fascia d’età: dagli 11 anni

1, 2, 3 crisi… ovvero la crisi salvata dai ragazzini – foto di Michela Forte

Cosa caratterizza le diverse fasi del processo creativo in un lavoro teatrale rivolto all’infanzia?
1, 2, 3 crisi… ovvero la crisi salvata dai ragazzini è il primo progetto che – sia io come autore e regista (Giuseppe Provinzano), che noi come Babel crew – rivolgiamo al teatro ragazzi. Sin dal primo momento io stesso mi sono chiesto quali potessero essere gli elementi cardine di un teatro rivolto ai più giovani: mi sono chiesto se esistesse una poetica specifica, una “maniera” precostituita, un modus operandi stabilito dalla pratica di chi fa da una vita teatro ragazzi, se ci fossero degli schemi creativi fissi. Alla fine mi sono risposto che, qualora anche esistessero, non mi interessavano più di tanto, perché il teatro è teatro e se non esiste la definizione “teatro adulti” non dovrebbe stilisticamente esistere differenza: a mio modesto parere il teatro ragazzi è troppo relegato (dagli schemi di mercato probabilmente e dalla miopia ministeriale in materia) e considerato come teatro di serie “b”, palestra per giovani attori, autori e registi. Quante volte abbiamo sentito dire “ah va bene… fanno teatro ragazzi”. Errore e orrore. Trovo inopportuno fare una distinzione di stile e di creazione in funzione di coloro i quali sono individuati come destinatari, che siano essi dei bambini o dei ragazzini. Il processo creativo, per quel che ci riguarda, è identico a qualsiasi altro lavoro: uguali le fasi, uguale l’approccio.
Abbiamo piuttosto pensato di doverci arricchire di riferimenti − in merito al linguaggio testuale o scenico − relativi al loro mondo e modo di vivere, perché potessero avere, loro e solo loro, delle chiavi di lettura, anche a scapito forse della comprensione degli adulti stessi, così come avviene proporzionalmente al contrario nel “teatro-non-ragazzi” o “teatro adulti”. Insomma abbiamo deciso di trattarli come fossero degli adulti e a ragione di ciò abbiamo deciso di individuare dei destinatari in una fascia d’età aperta, dagli 11 anni in su.

Come racconteresti la storia a un bambino dell’età alla quale ti stai rivolgendo con il tuo progetto?
Come suddetto, abbiamo deciso di individuare una fascia d’età aperta dagli 11 anni in su: avremmo voluto allargarla alla sua forbice massima, ma ci siamo resi conto che l’argomento in questione (la crisi economica e il rapporto col denaro) necessita di una minimamente strutturata conoscenza delle nozioni base di matematica e di un minimo di esperienza diretta rispetto al rapporto stesso col denaro. Alla domanda in questione rispondo rilanciando: 1, 2, 3 crisi… ovvero la crisi salvata dai ragazzini, piuttosto che raccontare, fa interagire e vivere la storia in questione ai ragazzi. Lo stesso processo creativo ci ha portato a fare ciò: in sede di confronto in compagnia, il nostro direttore amministrativo (Gabriele Cappadona), laureato in economia politica e con un passato da analista di mercato, ha proposto la volontà e la possibilità di pensare a uno spettacolo che parlasse della crisi come mai nessuno avesse fatto, con cruda chiarezza, distinto rigore e assoluta piacevolezza. Di questo lavoro lui è il Dramaturg: colui il quale delinea i concetti, cura l’esemplificazione e guida la scrittura del testo da parte dell’autore, che sarei io. In un secondo momento abbiamo pensato fosse il caso di rivolgere lo spettacolo ai più giovani, a coloro che stanno subendo questa crisi e di cui ne raccoglieranno i cocci; gli stessi che scendono nelle piazze e nelle strade a riversare la loro rabbia per un presente difficile e un futuro assolutamente incerto.
In funzione di questa che è risultata infine una scelta necessaria, abbiamo deciso di costruire lo spettacolo pensando dunque a un’interazione drammaturgica al fine di concedere agli spettatori spazio attivo di confronto, partecipazione e consapevolezza. La drammaturgia è aperta: abbiamo individuato 3 snodi drammaturgici che prevedono l’interazione col pubblico che potrà/dovrà prendere una scelta per il protagonista (che da testo è un coetaneo, o quasi, dei giovani spettatori), portando lo sviluppo della storia verso 9 possibili finali differenti. L’interazione e la reticolarità della drammaturgia sono elementi che i ragazzi conoscono bene (pensiamo ai giochi di ruolo da consolle e alla reticolarità delle informazioni nell’era di internet) e che, avvalorati da un linguaggio chiaro, preciso e poetico, faranno in modo che i giovani possano vivere la storia e non sentirsela raccontare.

Come si è sviluppato il lavoro rapportandosi alle diverse fasi che caratterizzano il Premio Scenario?
Non è la prima volta che partecipo al Premio Scenario e non è la prima volta che partecipo a un premio teatrale… Né credo sarà questa l’ultima. Ne abbiamo vinto alcuni, siamo passati inosservati in altri. Viviamo questi premi come occasione per dare al processo di lavoro degli appuntamenti: guai pensare a un progetto ad hoc per il Premio Scenario o simili, ma piuttosto verificare se la nostra progettualità può avvalorarsi di quella stabilita dal Premio in questione. Il Premio Scenario, nella sua strutturazione temporale, permette di costruire una progettualità gettata nel tempo e, di conseguenza, una maturazione del lavoro che nei processi di ricerca è assolutamente necessaria. Guai vivere questo e altri premi con approccio competitivo tra i partecipanti: queste inutili competizioni non ci interessano e in qualche modo le aborriamo, noi stiamo partecipando per misurarci con noi stessi, verificare e sviluppare un processo di creazione e di ricerca, confrontarci costruttivamente con gli altri partecipanti e con gli stessi membri delle varie giurie che ci hanno portato sino alla finale e andare oltre alle classifiche e ai podi. Mi pare che Vasco Rossi stesso arrivò ultimo in un Sanremo di quasi trent’anni fa con una canzone che ancora riecheggia nelle orecchie dei più.
Nella fattispecie 1, 2, 3 crisi… ovvero la crisi salvata dai ragazzini ha fatto da input: in un momento in cui stavamo verificando le potenzialità del progetto e strutturando questa nuova formazione che prevede un teatrante “consumato” a lavoro con un esperto economista − che fa da Dramaturg e assistente alla regia − e un attore ventenne alle prime armi con la considerazione professionale delle sue passioni, ci è parso assolutamente coerente per maturare concetti, approfondimenti tematici, stilistici, crescite personali e di relazione del gruppo stesso.
Solitamente i premi che richiedono di presentare 25 minuti del lavoro per valutare il potenziale, ti mettono davanti a una scelta. Molti teatranti presentano questi come condensato del potenziale. Un prodotto con tutti o quasi gli elementi cardine. Col rischio, visto e rivisto più volte, che il passaggio al lavoro completo sia semplicemente una pratica a diluire la densità dei 25 minuti. Quante volte di un lavoro abbiamo preferito lo studio più che lo spettacolo tutto. Noi, un po’ per scelta un po’ perché non abili nell’addensare/diluire, abbiamo deciso di lavorare il progetto e i suoi 25 minuti facendo partire la ricerca e la sua dimostrazione dall’inizio, andando di fila. I primi 25 minuti densi di tutti gli elementi cardine della ricerca e del lavoro in tutto il suo potenziale! Stanley Kubrick diceva che per valutare un libro gli bastava leggere i primi quattro o cinque periodi. Speriamo di cavarcela… e comunque vada, è già un successo. È già successo!

 

Babel crew nasce nel 2011 con lo scopo di creare un ambiente associativo tra diversi linguaggi e professionalità. Babel si occupa di teatro, film, documentari, danza, organizzazione di eventi culturali, arte e architettura, laboratori professionali, laboratori scolastici e universitari, artigianato creativo, consulting manager, musica dal vivo e post-produzione musicale, web creator e web editing, progetti artistico-sociali nelle carceri, con gli immigrati e in altri ambienti di disagio sociale. Babel è una crew di artisti e professionisti di diversi settori i quali, assumendo la responsabilità della loro area d’intervento, mirano a una quanto più svariata creazione di iniziative, laddove la diversità è vista come motivo di accrescimento, di confronto e di possibilità. All’interno di essa ogni artista/professionista è libero di parlare “il proprio linguaggio”, ricevendo dagli altri sostegno, merito e riconoscimento. Babel crew nasce da un’idea di Giuseppe Provinzano che fa confluire in essa l’esperienza associativa in ambito teatrale che ha maturato dal 2005 nella più nota a.c.suttascupa con Giuseppe Massa. Nel 2006 debutta con l’omonimo spettacolo suttascupa, protagonista di una lunga tournée in Italia e in Europa. Con lo spettacolo GiOtto-studio per una tragedia (più di 70 repliche) ha ricevuto alcune nomination nel Premo Ubu 2009 come nuova drammaturgia. Nel 2010 lo studio/spettacolo To play or to die riceve la menzione speciale al premio Dante Cappelletti e nel 2011 vince il Premio della Critica al Premio Giovani realtà del teatro; lo stesso debutterà a marzo 2013 per una coproduzione tra Babel crew e il CSS di Udine.

Giuseppe Provinzano classe ’82, si diploma nel 2003 alla scuola di recitazione del Teatro Biondo di Palermo. Inizia giovanissimo la carriera d’attore con Luca Ronconi, Massimo Castri, Marco Baliani, Pippo Delbono, Enrique Vargas, Matthias Langhoff, continuando la sua formazione in workshop con questi e con Antonio Latella, Emma Dante, Davide Enia, Abbondanza Bertoni, Krzysztof Warlikowski e altri. Nel 2006 fonda con Giuseppe Massa l’a.c.suttascupa: debuttano gli spettacoli suttascupa e GiOtto-studio per una tragedia che effettuano tournée in Italia e all’estero. Ai Premi Ubu 2007 e 2008 riceve segnalazioni come attore under 30 e per la nuova drammaturgia. Nel 2008 partecipa alla Summer Academy dell’Unione dei Teatri d’Europa e all’École des Maîtres 2008. Nel 2009 partecipa a Working for Paradise, progetto dell’Heiner Müller Gesellschaft di Berlino, alla fine del quale viene pubblicato un suo testo dalla casa editrice Theater der Zeit. Durante l’anno accademico 2005/2006 consegue la Laurea in Dams presso l’Università di Palermo. Nel 2009 fa parte della direzione artistica del Teatro dei Cantieri Festival. Nel 2010 fonda l’Officina Sensì, gruppo di ricerca sensoriale e performativa. Nel 2011 fonda Babel crew, che riunisce artisti, linguaggi e professionalità di varie e differenti forme e provenienze che fanno del confronto una possibilità di accrescimento reciproco. Per Babel crew dirige la rassegna di teatro contemporaneo Scena Nostra.

Gabriele Cappadona classe ’79, socio fondatore Babel, laureato in Economia Internazionale presso l’Università Bocconi di Milano. Dopo la laurea occupa ruoli di prestigio, in relazione all’età, presso la Reuters (prima di Milano e poi di Londra) e poi alla Bloomberg di Londra, nota agenzia internazionale di rating. Nel 2010 lascia per scelta etica il lavoro di cui sopra e torna a Palermo dove, tra le altre attività professionali intraprese, fonda Babel, di cui è il direttore amministrativo.

Maziar Firouzi classe ’90, giovanissimo attore di origini iraniane, inizia all’età di 13 anni il suo percorso teatrale partecipando al progetto Shakespeare salvato dai ragazzini diretto prima da Carlo Cecchi e poi da Matteo Bavera, un progetto che ha visto giovanissimi attori (dai 10 ai 16 anni) lavorare sui più noti classici e girare con questi spettacoli i teatri più prestigiosi d’Europa: Romeo e Giulietta (Mercuzio), Otello (Iago), Amleto (Amleto), Sogno di una notte di mezza estate (Puck), La tempesta (Calibano).

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