nico garrone critica

Sulla strada della contemporaneità

«Giocando sulle parentele d’assonanza fra messaggio e massaggio, mi feci prestare da Cordelli i suoi eterni occhiali neri e m’esibii, imbarazzatissimo, a palpeggiare il corpo nudo di Marion d’Amburgo stesa su di un lettino. In quell’immagine, còlta anche dall’obiettivo di Piero Marsili e pubblicata sul catalogo di quella manifestazione, mi riconosco ancora, riconosco un mio possibile ritratto».[1]

 

Arboreto Teatro Dimora

Nico Garrone, giornalista, sceneggiatore, conduttore di programmi televisivi e critico teatrale, non abbandona mai la scena a lui contemporanea, osservando l’evolversi del linguaggio teatrale in tutte le sue sfumature. Della sua parola Massimo Bacigalupo, ricordandolo, dice che «era per lui qualcosa di agito, un fare continuo eppure calmo». Nico non ha raccolto le sue innumerevoli recensioni in un volume, ma ha vissuto accanto al teatro di ricerca, coltivandolo e osservandolo con un’intelligenza e una genuinità di sguardo ormai distanti da tanta critica teatrale contemporanea. Lo dimostra l’importanza che Estate a Radicondoli, di cui è stato direttore artistico per molti anni, ha acquisito nella rosa italiana dei festival. Il Premio Nico Garrone ai critici più sensibili al teatro che muta e il Premio Nico Garrone a maestri che sanno donare esperienza e saperi nascono per volontà del Sindaco del Comune di Radicondoli, del Presidente dell’Associazione Radicondoli Arte e della giuria composta da Anna Giannelli e dai critici teatrali Sandro Avanzo, Rossella Battisti, Enrico Marcotti e Valeria Ottolenghi per commemorare l’intelligenza di un uomo che ha sempre guardato con grande attenzione al presente per proteggere il futuro del teatro, per lasciare che i linguaggi non si riducessero a mere espressioni di un punto di vista dominante. Ed è dal suo modo di osservare il teatro, dal suo genuino interesse per i nuovi linguaggi come strumento per abbattere le barriere del passato immaginando un futuro prossimo, che la critica italiana potrebbe prendere spunto, alla ricerca di una contemporaneità che per definizione non dovrebbe rifuggire dai palcoscenici italiani e di giovani compagnie e giovani artisti che muovono i loro passi sui palcoscenici senza guide e senza punti di riferimento. È forse  per uscire da questa logica autoreferenziale in cui si sono chiuse la critica e il teatro italiani che si è deciso di interpellare i veri protagonisti della scena. Ci sono stati/ci sono maestri di teatro lungo il vostro percorso che vi hanno aiutato a crescere, figure particolarmente disponibili, capaci di ascoltare, di mettersi a confronto con generosità? Ci sono stati/ci sono critici che hanno scritto di voi magari anche su riviste, giornali periferici che hanno contribuito al vostro percorso attraverso il loro sguardo, le loro analisi? Questa la domanda presente nella lettera inviata dalla giuria e che invitava le compagnie e i giovani artisti a far pervenire le loro segnalazioni.

Alessandro Benvenuti (cabarettista, regista, autore teatrale e televisivo, cantautore nonché personaggio chiave per l’evoluzione del linguaggio comico italiano a partire dagli anni ’70) e L’Arboreto-Teatro Dimora Mondaino (spazio interamente costruito con materiali eco-sostenibili che si presenta come «un paesaggio, naturale e artificiale allo stesso tempo, fondamentale per proteggere un sogno: un luogo di residenza dove perdersi nella lentezza e nella bellezza della ricerca») si aggiudicano il titolo di maestri che sanno donare esperienza e saperi soprattutto per la loro «capacità di ascoltare», come appuntato da Gabriele Rizza durante la presentazione del festival del 28 luglio. Claudia Gelmi de  Il Corriere del Trentino, Valentina Grazzini de L’Unità di Firenze e Marianna Sassano di NonSoloCinema.com vengono invece riconosciuti come critici più sensibili al teatro che muta.

I vincitori verranno premiati dalla giuria il 31 luglio presso Palazzo Bizzarrini durante Aperitivo critico, in un momento di incontro e di riflessione suMaestri e critici come compagni di viaggio: nessun tema avrebbe potuto rappresentare meglio il lavoro di Nico Garrone, riponendo al centro del dibattito i giovani artisti e il ruolo della critica, due luoghi da liberare da falsi istituzionalismi e ipocriti elitarismi culturali.

Giulia Tirelli

[1] Da un’intervista a Nico Garrone, http://www.adolgiso.it/