recensione ambra senatore

Occhi in agguato

foto di Omar Padilla

Recensione a Passo – di Ambra Senatore

Abbiamo imparato a conoscere la sua performatività travolgente, sospesa fra risata e concetto. Abbiamo incontrato il suo lavoro raffinato sulle potenzialità della presenza scenica e capito che si possono guardare oggetti e corpi in scena con occhi diversi, sempre in agguato. Abbiamo appreso le linee spezzate in cui sono avvolti i suoi movimenti, che sanno avvicinare alla danza anche lo spettatore più “diffidente”. Un immaginario pop sbozzato con eleganza, di un’efficacia rara, energie purissime che attraversano scena e platea, affastellamenti di senso e poetici coup de théâtre – tutti caratteri di un percorso autoriale assolutamente originale, che ha imposto Ambra Senatore all’attenzione delle scene italiane e internazionali e che si ritrova anche in Passo, la sua ultima creazione, che propone però elementi originali che sembrano aprire a nuove possibilità il suo percorso di ricerca.
Con Passo, l’autrice muove il proprio percorso di creazione secondo itinerari decisamente più legati alle potenzialità del movimento, pur continuando a sviluppare il precedente lavoro di taglio più “teatrale” sull’immaginario pop sull’ironia e la sorpresa, e a indagare una linea autoriale che imprime nel pubblico emozioni e considerazioni poco aderenti al vissuto quotidiano, che possono scrostare la scontatezza posata sui meccanismi percettivi abituali. La realtà – come ricettacolo da cui ritagliare materiali di grande efficacia e insieme di stratificazioni collettive, da incrinare e mettere in crisi – è ancora l’elemento-chiave, l’innesco intorno a cui si muove la creazione di Ambra Senatore e Passo si inserisce a pieno di titolo nel percorso di ricerca iper-realista e allo stesso tempo surreale dell’autrice, pur andando a spostare altrove i limiti della ricerca.
Anche i territori che si aprono all’interno del rapporto fra realtà e finzione continuano qui ad essere esplorati: le linee compositive si collocano con delicatezza e pregnanza negli interstizi fra aspettativa e incedere dell’azione, sbozzando piccole sorprese per gli spettatori in un gioco mai calcato fra autenticità e artificio, di una leggerezza rara, che forse proprio attraverso questa originale vaporosità riesce a incidersi intensamente nel corpo, nella mente, nell’immaginario dello spettatore. Al centro dell’attenzione, slittamenti d’identità e di movimento, in un’acuta riflessione – per altro attualissima – sui preconcetti che si possono creare intorno alla presenza, alla latenza e all’onnipresenza del pregiudizio, che si annida nella conoscenza delle forme così come nell’esperienza emotiva, dentro e fuori dai canoni coreutici, ma anche culturali e sociali che investono di consueto lo sguardo dello spettatore (e forse anche dell’autore e del performer).
Passo si distingue dai lavori precedenti anche per la presenza, in scena, di ben cinque interpreti, protagonisti di una coreografia di grande efficacia, scandita da un tessuto espressivo e di movimento fondato sui ritmi e le contraddizioni di différence et répétition. Un assolo intermittente, come di consueto nelle creazioni della Senatore; poi una danzatrice compie un movimento che viene ripetuto dalla compagna, inaugurando un duo di grande energia, subito tradito da una lieve ma decisa trasformazione dell’azione di una delle due; arriva un terzo interprete che comincia a danzare seguendo l’invito originario: la coreografia sembra riprendere per poi nuovamente slabbrarsi nelle singole specificità (fisiche, cinetiche, espressive) di ogni singolo performer e così via in una proliferazione che sembra inafferrabile, fino a generare un ritmo energetico sempre sul punto di spezzarsi e di trasformarsi in altro, in un andamento imprevedibile e rizomatico di grande impatto visivo ed emotivo. Lo stile drammaturgico ed interpretativo con cui si è fatta conoscere Ambra Senatore, con la sua indagine sulla posa e cadenze incisivamente fondate su accelerazioni improvvise e scatti di una fluidità inaspettata, contagia con una certa efficacia l’agire dei cinque interpreti, che sono copie, creature dell’autrice e che, allo stesso tempo, si appropriano degli sviluppi dell’azione secondo andamenti del tutto singolari.

Visto a Estate a Radicondoli 2010

Roberta Ferraresi