recensione les cuisses a l’ecart

Virginie Brunelle: tra danza e humour di genere

Recensione a Les cuisses à l’écart du cœurVirginie Brunelle

 

Ad aprire la stagione del Teatro Fondamenta Nuove una coreografa d'eccezione, la giovanissima Virginie Brunelle, canadese, da due anni lanciata sulla scena internazionale grazie alla particolarissima ricerca sul rapporto tra i generi, sulla sessualità e la spersonificazione dei rapporti sociali. A Venezia porta uno dei suoi pezzi più interessanti, Les cuisses à l’écart du cœur: una rapida serie di quadri intorno alrapporto amoroso, eterosessuale o omosessuale che sia. Si susseguono in scena piccoli ritratti, vere e proprie coreografie istantanee: i preliminari, l'incontro-scontro, il rapporto sessuale, la relazione di coppia.L'atto sessuale viene spogliato e stilizzato nei sui tratti salienti, al di là di ogni psicologismo – gesti, pose e movimenti separati da ogni intenzione ed emozione, si trasformano in scena in coreografici loop. La composizione gioca con la percezione dello spettatore: attraverso l'uso di diverse velocità, un gesto, lento e incolore, assume un significato diverso; una ballerina in posa – inizialmente sola – affiancata al corpo di un collega, compone un quadro stilizzato che richiama alla memoria una precisa posizione dell'amplesso amoroso. Una sorta di completamento a-modale per cui un corpo stimola l'occhio dello spettatore solo nel momento in cui la posa diventa riconoscibile ed è possibile identificarla entro una certa area di gesti ormai socialmente codificati. A svelare il meccanismo di sorpresa-inganno il sottile riso del pubblico che si lascia coinvolgere dall'ironia che percorre la scena, un tocco di humour che sottolinea come in fondo fare l'amore possa essere anche un po' buffo. Ad accompagnare la performance Happy together di The Turtles, Au Suivant di Brel e l'Ave Maria di Schubert, quest'ultima quasi irriconoscibile nelle diverse versioni proposte. Anche in questo caso la musica assume una funzione drammaturgica ben precisa, guida i ballerini nell'azione e si intreccia con le immagini che nascono da quei piccoli ritratti di intima umanità.

Un totale cambio di registro lascia spazio ad un duo estremamente lirico, dove quelli che fino ad un attimo prima erano loop isterici, si mutano in movimenti e pose di estrema dolcezza. Corpi quasi commoventi per il loro pallore si stagliano sul buio della sala.
A dominare la scena il rosso, il colore della passione, dell’amore e del sangue; uno dei colori più stereotipati nella storia della cultura, non solo occidentale. È un marchio o semplicemente una scelta dell’autrice. Rossi i vestiti delle ballerine, rosso il turbante che ne copre i volti nelle scene di nudo.
La Brunelle alterna momenti corali puramente coreografici e altri più drammaturgicamente strutturati ad attimi di pura poesia. Sebbene la sua sia una ricerca intorno alla spersonificazione dei rapporti umani e questo lavoro porti in grembo una sana dose di auto-critica e riveli una visione dell’amore a volte cinica, resta comunque impossibile – per l’autrice ma anche per il pubblico – parlare di un atto d’amore senza lasciare spazio al lirismo.
Una tematica assai complessa, che non cade in stereotipi ma resta leggera e cammina sul filo tra humour e poesia.

Visto a Teatro Fondamenta Nuove, Venezia

Camilla Toso