Teatrinscatola

Il decentramento di TeatrInScatola

Terzo venerdì di TeatrInScatola, terza chiamata a Siena per Situazione Critica – il progetto di collaborazione tra le redazioni di Teatro e Critica e Il Tamburo di Kattrin, in occasione dell’incontro che vede un critico delle due webzine confrontarsi con un operatore teatrale. La Sala Lia Lapini, che ospita la rassegna senese, si trova vicino a Porta Pispini, poco fuori dalle mura della città. Qui, come in altre realtà, le porte medievali fungono da punti di riferimento per tutti coloro che si muovono all’interno del tessuto urbano e curioso è il trovarsi così vicino a una delle porte che conduce al cuore di Siena ma sentire tuttavia un senso di marginalità, uno stare fuori che entra in conflitto con i simboli della città. Il decentramento ricercato – sia per scelta che per necessità – dal teatro negli ultimi decenni, ha portato al riuso di edifici abbandonati in cui il semplice allestimento di una gradinata è stato in grado di restituire l’idea di struttura teatrale dove ospitare spettacoli e laboratori. La sala Lia Lapini è questo ma in un decentramento simbolico; è uno spazio comunale non troppo grande ma accogliente in cui può prendere forma l’evento performativo e in cui, per il quinto anno, Straligut Teatro programma la rassegna TeatrInScatola.

"Elettra Show" di Compagnia LodiGay - foto di Costanza Maremmi

L’appuntamento di questo venerdì senese è stata la presentazione del nuovo, e primo lavoro autoriale, della Compagnia LodiGay, Elettra Show. L’attrice Rossana Gay – che firma anche la drammaturgia e la regia assieme a Johnny Lodi – è l’unica interprete in scena per dare voce ai diversi soggetti dell’opera, in una riscrittura che fa dell’isolamento di Elettra una fuga volta a progettare la vendetta per il padre assassinato. In seguito allo studio della tragedia nelle messinscene di Alfonso Santagata – entrambi gli artisti sono infatti attori della Compagnia Katzenmacher – Elettra Show è per Rossana Gay una necessaria rilettura dell’opera in cui la mancanza fisica della protagonista diviene cifra drammaturgica del lavoro. Una presenza-assenza molto interessante in cui si rimane affascinati dalla bravura dell’attrice ma che si vorrebbe sviluppata maggiormente là dove il lavoro sembra perdere la forza consegnata alla privazione dell’eroina tragica iniziale.

La partecipazione della Compagnia LodiGay a TeatrInScatola 2011 apre a molteplici riflessioni intorno al teatro e al macro-tema a cui Straligut titola il momento di confronto post-spettacolo al quale siamo invitati: “il nuovo è il prossimo vecchio?” Un paradosso, come spiegano gli stessi organizzatori, che è tuttavia protagonista di frequenti discussioni attorno all’arte performativa. Sono trascorsi due incontri prima di questo venerdì; sono state toccate questioni che riemergono nel corso della serata, come la proposta di Luca Ricci (ospite alla rassegna il 21 ottobre assieme a Sergio Lo Gatto, leggi la riflessione) di ripensare la direzione artistica degli Stabili affidandola a figure più giovani (si parla di 45enni) al fine di perseguire quello scambio generazionale che porterebbe i “giovanissimi” a ricoprire i ruoli che questi “45enni” rivestono attualmente. Questa non vuole essere la soluzione ai problemi del sistema teatrale ma, come spiega Ricci, è un qualcosa da cui cominciare. Con questa riflessione si apre il nostro incontro e Edoardo Favetti nella riformulazione dello Stabile, volge il pensiero alla figura del direttore artistico inteso come programmatore piuttosto che come regista. Un passo che dovrebbe tuttavia essere preceduto da una diversa disposizione dello Stato nei confronti del teatro al fine di garantire maggiore circuitazione degli spettacoli e fruibilità di generi, con particolare attenzione verso le nuove generazioni. E sulla circuitazione si sposta il discorso; si ripercorrono dinamiche proprie dei festival, di amicizie e inimicizie interne alla rete, della longevità di una compagnia regolata dalla concorrenza tra festival e organizzatori, di pubblico. La sensazione di marginalità descritta sopra, in riferimento a TeatrInScatola, è un buon esempio per parlare di questa realtà senza correre il rischio di perdersi in discorsi più ampi che potrebbero venire generalizzati. La concorrenza e l’esclusione da un circuito nuocciono a tutti e certamente ad artisti e spettatori. La riflessione si collega direttamente alla negazione di un sano confronto che così spesso è rifiutato dai diversi teatri di una stessa città. TeatrInScatola, pur accusando il peso di tale mancanza e la distanza che intercorre tra la sua programmazione e quella del Teatro dei Rozzi o dei Rinnovati di Siena, si è creato una propria identità. Il suo cartellone non richiama un pubblico definito, ma nella coerenza con la realtà in cui si sviluppa, gode del privilegio di poter chiamare alla rassegna compagnie come LodiGay – per citare l’esperienza nello specifico – che non rientrano tra le proposte dei festival di maggior spicco. La sala Lia Lapini venerdì sera ha accolto circa 80 spettatori; ragazzi, per la maggior parte, per i quali Elettra Show era una delle possibilità nella serata senese; sguardi non condizionati dalle dinamiche del nuovo e del vecchio teatro.

TeatrInScatola – Siena sala Lia Lapini, 04 novembre 2011

Elena Conti