
Non sono solo i tantissimi gadget promozionali a parlare di Festival dei 2Mondi: c’è tutta una parte umana e vibrante, fatta di attori che provano la parte in luoghi suggestivi del III secolo, operatori stranieri in cerca di informazioni negli uffici, spettatori curiosi dentro bar per l’ultimo caffè pre-spettacolo o nei ristoranti a gustare le prelibatezze della regione. Qui i riflettori sembrano non spegnersi mai: se si entra nel vivo di Spoleto56 ci si accorge che non c’è attimo in cui il Festival dei 2Mondi non pulsi, in un continuo circolo di spettacoli teatrali o danzati, mostre, incontri con autori e intellettuali, proiezioni di film, concerti di musica classica, conferenze. E in tarda serata ci si ritrova a parlare, commentare e riflettere sulle esperienze vissute durante la giornata, davanti a un calice di vino o a dei piatti preparati con cura e attenzione…

Si sente la necessità di rielaborare e sperimentare con drammaturgie che abitano l’immaginario collettivo come 4:48 di Sarah Kane o Romeo and Juliet di William Shakespeare. Il testo della giovane inglese morta suicida viene affrontato dalle allieve del II anno della Silvio D’Amico: una regia debole, una prova non facile di un monologo che qui si è scelto di spaccare attraverso una coralità frammentata dalle 5 attrici in scena, protese flebilmente alla continua tragedia che contraddistingue la scrittura della Kane. Cerca il ribaltamento drammaturgico Juliet must die, ispirato al dramma shakespeariano e presentato dall’Accademia d’Arte Drammatica di Varsavia: recitato in polacco, i due attori in scena si scontrano e incontrano ironicamente su un tavolo che si trasforma da pista da ballo a balcone ideale, da letto nuziale a giaciglio di morte, non per Juliet ma solo per Romeo, troppo attento a pettinarsi e a violare la dolce fanciulla che, alla fine, si vendica ingannando il giovane narciso. Portano in scena una drammaturgia originale i tre giovani attori di Creatures of habit del Royal Conservatoire of Scotland: una semplice e non pretenziosa, divertente e ben fatta, situazione in cui all’interno di una coppia uomo-donna irrompe un ragazzo nuovo. Scatta la curiosità e in un crescendo ironico ci si scontra con la forza della routine che costringe a rimanere fermo sul divano, in una situazione di stallo che non permette in alcun modo di risollevarsi. Dopotutto la routine è difficile da rompere, forse impossibile; in fondo in fondo non si sostituisce un’abitudine con un’altra?
Visto a Spoleto56, Festival dei 2Mondi
Carlotta Tringali
Leggi l’articolo di Rossella Porcheddu sull’European Young Theatre qui
