Solitudini estreme

Recensione a Pop Star – di Babilonia Teatri

foto di Andrea Cravotta

foto di Andrea Cravotta

La prima regionale di Pop Star, nuovo spettacolo della compagnia Babilonia teatri, strappa ripetuti ed entusiasti applausi alla quasi totalità del pubblico del Bastione Alicorno, dove si è svolta la performance. In scena solo tre bare rigorosamente sigillate. Sulle note di Sei Ottavi (Rino Gaetano), Simone Brussa, che agli occhi degli spettatori appare alla consolle come tecnico audio, avvitatore alla mano, scoperchia le bare scoprendo tre corpi. I colori sgargianti degli eccentrici costumi ideati da Franca Piccoli, fanno da contraltare al minimalismo dell’impianto scenografico, precorrendo visivamente il clima di vorticosa follia che si imporrà da subito come tratto dominante e matrice comune dei tre personaggi.
Enrico Castellani, Valeria Raimondi e Ilaria Dalle Donne, imprigionati in una fissità che appartiene solo al rigore mortuale, snocciolano parole atone, metà in italiano e metà in dialetto veneto, tramite le quali il pubblico ricostruisce le deliranti vicende di una madre che seduce il fidanzato della figlia per impedire che lei se ne vada con lui, di una ragazza che trova nell’alcool e nella compagnia di false amicizie l’unico mezzo per fuggire alla monotonia della vita e di un giovane “sfigato” che per sentirsi qualcuno, infrantosi il sogno di diventare famoso, preda della psicosi, inizia ad uccidere.
Poi, accompagnata dalle parole di Pippo Baudo che annuncia Laura Pausini come la vincitrice del seguitissimo Festival di San Remo, una montagna di scintillanti fiori finti piove sull’essenziale scenografia di Gianni Volpe, creando un variopinto tappeto nel quale si rotoleranno euforici gli attori a fine spettacolo, in un’atmosfera da delirio collettivo.
A differenza dei precedenti spettacoli di Babilonia Teatri, costruiti sulla martellante ripetizione di parole ordinate per associazione di idee, qui ogni personaggio presenta un ritmo proprio. Si passa così dall’ incisiva e tagliente velocità di Valeria, alla tragica rassegnata lentezza di Ilaria, alle urlate peripezie di Enrico, gridate fino a rimanere quasi senza fiato. La cantilena è una forma necessaria, l’unica possibile ai protagonisti per convincersi e convincere, agli attori per richiamare una realtà drammatica e smarrita senza scadere nel patetismo o nella banalità.

foto di Andrea Cravotta
foto di Andrea Cravotta

Le costanti litanie del trio sono spezzate solo da alcuni stacchetti musicali che vedono gli attori improvvisarsi in comici balletti sexy e dissacranti. Gli inserti sonori curati da Luca Scotton, uniscono e separano, riuscendo abilmente a non far mai calare la tensione. Valeria Raimondi e Enrico Castellani firmano una regia al vetriolo, che con acume e sarcasmo porta sul palcoscenico paure e speranze di individui vittime dei propri sogni (siano essi il principe azzurro o il raggiungimento della fama), specchi della società, caratterizzati da una sconcertante incapacità di superare i propri piccoli grandi drammi personali e andare avanti.

Visto al Bastione Alicorno, Padova

Sara Furlan

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