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IETM Meeting 2015: La parola agli operatori

Dal 23 al 26 aprile si è tenuto a Bergamo il Festival Luoghi Comuni nella speciale edizione dello Spring Plenary Meeting IETM 2015, una delle due riunioni annuali del network europeo dedicato alle performing arts. Abbiamo sfruttato la tre giorni bergamasca per incontrare numerosi operatori di danza e teatro sia italiani che stranieri a cui abbiamo potuto rivolgere una semplice domanda:

«Come questi giorni d’incontro possono essere utili al vostro lavoro?»

Ecco come ci hanno risposto!

IETM Spring Plenary Meeting, Bergamo

IETM Spring Plenary Meeting, Bergamo

Per incontrare nuove persone ma soprattutto per capire come possono funzionare progetti in rete al di là dei progetti europei.
Marina Petrillo
Teatro della Tosse
Segreteria Direzione Artistica
Italia

Sono utili per incontrare una comunità che si occupa di danza. Stiamo infatti condividendo un progetto con potenziali partner. Inoltre partecipiamo a discussioni che travalicano i confini nazionali e scopriamo la vera realtà dell’Europa.
Kamma Siegumfeldt
Dansehallerne
Project leader, info/communications officer
Danimarca

È la settima volta che partecipo ad un meeting IETM. Li trovo molto interessanti e utili perché ci si incontra con persone che operano in modo affine ma in contesti diversi. Ricevo molti input per trovare soluzioni diverse e prendere decisioni migliori che posso proporre nel mio paese d’origine.
Carlos Costa
Visoes Uteis
Co-direttore artistico
Portogallo

Sono interessanti le connessioni che si creano con altre compagnie per fare assieme progetti europei, anche se questo non è un processo rapido, ma richiede tempo e costanza.
Claudine Van Beneden
Nosferatu
Direttore artistico
Francia

Mi sta aiutando a sviluppare delle idee e degli scambi di residenza a livello internazionale. Ho infatti invitato nel mio spazio alcune compagnie che ho incontrato qui.
Fridolin Hinde
Ufafabrik
Vice direttore generale
Germania

È la prima volta che vengo e per ora mi limito a cercare di capire come poter sfruttare questo tipo di incontri e working group. Posso sottolineare che l’informalità del meeting è un grande facilitatore di incontri.
Martina Merico
Festival di Santarcangelo
Organizzazione e logistica
Italia

IETM Spring Plenary Meeting, Bergamo

IETM Spring Plenary Meeting, Bergamo

Incontrarsi di persona è molto più stimolante e proficuo che scriversi attraverso mail. Qui si incontrano punti di vista talmente differenti che si acquisisce una visione quasi globale. Inoltre mi aiuta perché incontro persone con problemi simili ai miei che hanno trovato soluzioni utili e che potrei traslare nel mio contesto.
Spyros Andreopoulos
Motus Terrae Theatre
Direttore artistico
Grecia

È un modo per incontrare nuovamente persone lontane ed è utile soprattutto umanamente. In più in questo preciso frangente si ha una buona panoramica della situazione italiana.
Silvia Gribaudi
Artista
Italia

Per me è interessante perché incontro altri programmatori europei e in questo caso specifico ho ottenuto dei nuovi contatti con l’Olanda, per me molto importanti. La parte informale dei meeting è fondamentale.
Isabella Lagattolla
Festival delle Colline Torinesi
Direzione organizzativa e comunicazione
Italia

La mia compagnia è membra di IETM dal 2009 e ormai conosciamo bene la realtà del network. Questo tipo di incontri ci ha aiutato nelle nostre tournée europee. Questa è anche una buona occasione per vedere le compagnie italiane.
Valeriya Kilibekova
Art&Shock Theatre
Development and Strategic Marketing Consultant
Kazakistan

Di questi incontri trovo poco utili le sessioni di lavoro e molto utili invece, sia umanamente che professionalmente, le situazioni informali che si creano spontaneamente.
Nicolas Rosette
Theatre Nouvelle Generation
Direzione sviluppo
Francia

I meeting IETM sono utili per vari aspetti: dal punto di vista personale per gli incontri informali che si creano, da un punto di vista riflessivo perché le working sessions stimolano la circolazione delle idee e favoriscono la partecipazione e infine per il rapporto con gli artisti che qui a Bergamo è duplice, ci sono infatti sia gli spettacoli che le serate di approfondimento delle residenze.
Fabrizio Grifasi
Romaeuropa
Direttore generale e artistico
Italia

Questo per me è il secondo meeting e partecipo per cercare di trovare partner europei e soprattutto per comparare la gestione di spazi indipendenti simili al mio. Abbiamo preso appuntamenti con buoni feedback. Questo meeting in particolare è stato fruttuoso perché ci ha permesso di incontrare molti teatri e organizzazioni nazionali in una volta sola con un grande risparmio di tempo e denaro.
Claudio Autelli
Lab 121
Direttore artistico
Italia

 Interviste a cura di Margherita Gallo

Il metodo Être: tra drammaturgia e innovazione

Un festival dedicato all’incontro. Tra artisti e operatori, innanzitutto. E non soltanto italiani.
La quinta edizione di Luoghi Comuni, festival organizzato da Associazione Être in collaborazione con Residenza Idra, dal titolo Catch the Word!, è stata la dimostrazione di come si possa fare “rete” nell’era 2.0, utilizzando strumenti innovativi (per lo meno in Italia) e sperimentando nuove formule (veri e propri “format”, spesso importati dall’estero) che possano creare quel rapporto privilegiato tra domanda e offerta. Del resto è risaputo tra gli operatori che i migliori festival, a cui è fondamentale partecipare, sono quelli che si propongono come “vetrina” sul nuovo teatro. E se la vetrina diventa interattiva, dinamica e soprattutto facilmente accessibile, la partecipazione è assicurata.

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«È stata una bella edizione – spiega Laura Valli, Presidente dell’associazione Être –, con una sua compattezza e un focus molto deciso: le compagnie erano diversissime tra loro, ma tutte hanno compreso su cosa bisognasse concentrare l’attenzione. L’edizione di Bergamo, lo scorso anno, era stata più in grande e di conseguenza aveva riscosso maggiore partecipazione da parte della città. A Brescia, invece, gli spazi erano più piccoli e comunque tutti pieni».

Ad aprire il festival è stato l’evento forse più rappresentativo del “metodo Être”, ospitato nel suggestivo salone dei ricevimenti della Caserma Goito – San Gaetano: lo “speed dating”, sei minuti di faccia a faccia di programmatori vs produttori per un colloquio informale e senza filtri. Un appuntamento, curato da Michele Losi, quest’anno in collaborazione con Interno5, che piace molto, a giudicare dalle iscrizioni, a entrambi i partecipanti (oltre 30 compagnie iscritte e una ventina di enti programmatori) e che a giugno sarà ripreso a Napoli, nell’ambito di E45 Napoli Fringe Festival.

Nuovo appuntamento, dal nome apparentemente inquietante, è stato “Mentor Room”, nato da un’idea di Lene Bang e sperimentato a Copenaghen, nell’ambito di IETM 2012 (International Network for Contemporary Performing Arts): cinque rappresentanti di altrettanti progetti artistici incentrati sulla nuova drammaturgia, si sono confrontati, in un’ora, con un “mentore”, un professionista teatrale che ha offerto loro la propria guida. A far da mentore sono stati in questa prima edizione: Mario Bianchi, Paolo Bonaldi, Carolina De La Calle Casanova, Maria Letizia Compatangelo, Mariano Dammacco, Renato Gabrielli, Michela Marelli, Roberta Nicolai, Donato Nubile, Michele Panella, Roberto Rizzente e Emanuele Valenti.
Aggiunge Laura Valli: «Mi piacerebbe sperimentare, nella prossima edizione, anche un laboratorio artistico all’interno del festival e un focus sulla distribuzione internazionale, visto che il nostro lavoro sull’internazionale cresce sempre di più. Per ora questa è soltanto una mia idea».

Nell’ambito del festival, dedicato quest’anno alla nuova drammaturgia, hanno presentato i loro studi, in forma di mise en espace, nove compagnie lombarde (Animanera, Atir, Araucaìma Teater, Compagnia Babygang, Compagnia Teatrale Dionisi, Nudoecrudo Teatro, Qui e Ora, Teatro Periferico e Sanpapiè).
«Il livello artistico – spiega Laura Valli – si è equilibrato: prima avevamo delle compagnie più mature e altre decisamente acerbe. Sicuramente avere una struttura più solida e una migliore organizzazione aiuta anche a crescere artisticamente. Il fatto di essere un network è per noi fondamentale: poter aiutare le strutture, aggiornare gli organizzatori, mettere continuamente le compagnie alle prova – qualcuno è anche andato in crisi per questo – fa sì che gli stimoli siano illimitati. Molti di noi non sarebbero riusciti ad arrivare a parlare d’Europa senza il network».

Seguita dal pubblico di operatori è stata anche la “lectio magistralis” tenuta da Jean-Marie Besset, direttore del Teatro dei 13 Venti, Centro Nazionale di Drammaturgia Languedoc-Roussillon Montpellier e già vincitore del Grand Prix du Théâtre dell’Académie Française; il convegno sulla nuova drammaturgia ha visto confrontarsi Antonio Rezza e Flavia Mastrella, famosi per “non scrivere” i loro spettacoli, una narratrice come Laura Curino, l’autore e blogger Carlo Garbantini, gli scrittori Paolo Cognetti, già vincitore del Premio Lo Straniero nel 2009, e Francesca Marchegiano.

Ontroerend-goedOttimo riscontro per le messinscene, realizzate in collaborazione con Short Latitudes, progetto finanziato dal British Council per diffondere in Europa la nuova cultura teatrale inglese. Il pubblico del festival ha potuto apprezzare Holloway Jones di Evan Placey, messo in scena da Illinx e Teatro in-folio e Little Baby Jesus di Arinze Kene messo in scena da Nudoecrudo Teatro e DelleAli. Quest’ultima, in particolare, è stata qualcosa di più di una semplice lettura: gli attori hanno lavorato sul suono e sulla vocalità con originalità e attenzione, realizzando una partitura efficace e coinvolgente.
«C’è stata – spiega Laura Valli – una strana tendenza dei testi a parlare di “adolescenza”, ma senza troppe mire introspettive: esseri piccoli e fragili, che si confrontano con una realtà brutale e violenta. Penso al monologo di Renata Ciaravino messo in scena con Adriana Scommegna o allo studio di Animanera».
Il lavoro simbolo dell’intero festival è stato senza dubbio lo spettacolo in apertura: All that is wrong dei belgi Ontroerend Goed & Laika, visti al festival di Edimburgo, capaci di partire dall’Io e, con consapevolezza e determinazione, coinvolgere tutto il mondo. In scena, la giovanissima Koba Ryckewaert non dice mai una parola: ripresa da una telecamera che proietta sullo sfondo, scrive in terra con un gessetto la parola IO e da lì partono infinite parole, associazioni mentali più o meno logiche, in un crescendo compulsivo e disturbante, fatto di legami e rimandi tra WAR e MONEY, con lo scopo di non dar tregua allo spettatore e coinvolgerlo intellettualmente in un mondo che gli appartiene.

Maddalena Peluso