Mimmo Borrelli

Il rito che divide di Borrelli

Recensione a S.E.P.S.A. Spettatori all’Esequie di Passeggeri Senz’Anima – Marina Commedia Società Teatrale

S.E.P.S.A.

Come i binari di una ferrovia, due storie, l’una avvenuta il 19 luglio del 2008 e l’altra il 26 maggio dell’anno successivo, scorrono parallele nel poema S.E.P.S.A. Spettatori all’Esequie di Passeggeri Senz’Anima che Mimmo Borrelli dedica all’indifferenza per la fatale morte di Violetta e Cristina Ebrehmovich – due piccole rom morte annegate nel mare di Torregaveta – e di Petru – ragazzo rumeno ucciso per errore, sotto l’occhio delle telecamere di sorveglianza, in una sparatoria camorrista alla stazione di Montesanto. Due luoghi che sono capolinea di una tratta che il drammaturgo conosce bene; due storie che indignano: corpi scavalcati come se non avessero valore, salvo poi essere rivalutati e fagocitati da giornalisti che, direbbe Gaber, si buttano «sul disastro umano con il gusto della lacrima in primo piano».

Pensato per essere rappresentato – o meglio celebrato – in un vagone ferroviario, per Primavera dei Teatri, Marina Commedia Società Teatrale (insieme allo stesso Borrelli, Dario Barbato, Floriana Cangiano, Gennaro Di Colandrea, Roberta Misticone e Michele Schiano di Cola) ha abitato la fatiscente  e suggestivamente appropriata sala d’attesa dell’Autostazione di Castrovillari. Sotto la fredda luce dei neon che non lascia zone d’ombra, gli spettatori non sono chiamati ad assistere a uno spettacolo ma a partecipare a un vero e proprio rito collettivo, funereo e tragico, straziato e urlato fin dalle prime battute per poi correre su questo binario esasperato e profondamente partecipato per tutto il viaggio dello spettacolo.  Un viaggio faticoso per gli attori che, chiamati a impersonare personaggi marginali ed emarginati di una società distratta, colpiscono per convinzione, presenza, partecipazione e credibilità, non risparmiandosi mai.

S.E.P.S.A.

In un napoletano in versi che contribuisce alla costruzione di un ritmo quasi liturgico, coadiuvato dalle belle sonorità eseguite dal vivo da Antonio della Ragione, Placido Frisone e Francopaolo Perreca, la commemorazione scorre incalzante proprio come un treno lanciato in corsa: rare sono le soste sommesse, all’interno di un lavoro che sembra partire, fin da subito, da un picco tragico, fatto di strazio esacerbato e quasi smodato, privilegiando una tensione e compartecipazione sostenute per tutto il lavoro rispetto ad un andamento in crescendo. Una scelta coraggiosa, a dimostrazione dell’adesione sincera della compagnia alle storie che hanno deciso di ricordare, per un lavoro che, però, proprio per questo, può risultare a tratti eccessivamente urlato, intemperante, al limite quasi della sopportazione emotiva per un pubblico assalito da quest’onda travolgente di disperazione e dolore. S.E.P.S.A. Spettatori all’Esequie di Passeggeri Senz’Anima non è un climax, ma un’iperbole rituale che può sconvolgere in un vortice di emozioni lo spettatore come anche infastidirlo. Un rito collettivo pensato per avvolgere e coinvolgere il pubblico prima di tutto nella sua compresenza scenica e nella recitazione a lui diretta, che non prevede zone grigie: o vi si entra, o se ne resta fuori. Da una parte la possibilità di lasciarsi trascinare totalmente in un turbine di commozione, dall’altra il rischio di una percezione distratta e irritata per dei toni sentiti come esagerati, che allontanano anziché avvicinare. Un lavoro che nel suo essere eccessivo fa convivere in sé due forze opposte, l’una centripeta e l’altra centrifuga, dividendo inevitabilmente il pubblico tra emozione e sconcerto. D’altronde è il rischio e la bellezza di tutte le liturgie: per chi riesce a lasciarsi trasportare sono momenti di  pathos estremi e profondi, per chi non si sente coinvolto sembrano manifestazioni eccessive, magari retoriche e probabilmente tediose.

Visto a Primavera dei Teatri, Castrovillari

Silvia Gatto