giorgia nardin

Contemporanea festival 2016 a Prato: Spettatori/Attori

A Contemporanea Festival 2016, la quarta delle “conferenze brevi incastrate tra musica e lettura” Four Little Packages di Claudio Morganti – passaggio più recente delle sue riflessioni sul teatro che ormai da diversi anni si svolgono al festival nei sotterranei del Teatro Magnolfi – ha come oggetto lo spettatore. Di nuovo Morganti indaga il senso e la sostanza del teatro, ragionando davanti al proprio pubblico, supportando il discorso con pezzi di musica, filmati e per finire l’intervento di Attilio Scarpellini, che discute “dell’abbraccio fatale”, della confusione fra realtà e spettacolo. Il critico porta singolari esempi in cui il limite fra l’una e l’altro è stato – volontariamente o meno – abbattuto e il correlato pensiero di importanti teorici del Novecento: siamo tutti spettatori, ipotizzava Guy Debord nella Società dello spettacolo; siamo tutti attori, gli faceva eco più tardi Jean Baudrillard, in fondo senza contraddirlo. In realtà, unendo gli estremi di un ragionamento tutto sommato coerente sulla situazione attuale fra spettacolo e realtà, siamo tutti attori e tutti spettatori, sempre, allo stesso tempo. E un implicazione-chiave del discorso è che se tutto è diventato spettacolo è naturale che non ci sia più spazio per la scena in senso stretto.
La riflessione potrebbe essere presa senza forzature come manifesto dell’ultimo fine settimana del festival Contemporanea di Prato.

Siamo tutti attori, siamo tutti spettatori
È difficile trovare nella programmazione del festival qualche proposta che non preveda il coinvolgimento del pubblico, che viene declinato in vari modi e gradi nelle diverse performance.

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Mobilità artistica. Internazionalizzazione: i progetti europei della Casa della Danza di Bassano del Grappa

Marco D'agostin

Marco D’agostin

Una riflessione sulle migrazioni. Un progetto che coinvolge sedici artisti provenienti da Italia, Croazia, Francia e dalle province canadesi del Quèbec e della British Columbia. Migrant Bodies è solo l’ultimo di una serie di progetti europei che vedono protagonista il Comune di Bassano del Grappa e il CSC/Casa della Danza, che riporta alla memoria quello che fu il primo progetto realizzato da Operaestate nel 2006, The Migrant Body, approfondito alcuni mesi fa in un incontro con Roberto Casarotto, responsabile del Progetto Danza Internazionale (leggi l’intervista).
Si è concluso da poco Choreoroam Europe, il percorso biennale di ricerca coreografica e mobilità artistica, nell’ambito del quale sono nati gli spettacoli di Giorgia Nardin, All dressed Up With Nowhere To Go, e di Marco D’Agostin, Per non svegliare i draghi addormentati, presentati durante l’ultima edizione di B.Motion Danza. «Nel 2011, in una delle tappe di Choreoroam – racconta D’Agostin – siamo stati impegnati in un workshop a Londra con Rosemary Butcher, nostra mentore. Questa coreografa eccezionale guidava delle improvvisazioni molto belle e aperte, in una delle quali ci ha chiesto di partire dall’idea di lasciare delle tracce nella stanza dove eravamo; l’indicazione precisamente era “leave prints” e io ho capito “prince”, cioè principe: ho fantasticato per circa un’ora, non sulle tracce nella stanza, ma su un principe abbandonato su una spiaggia da cui è nata l’immagine per la nuova creazione». Grazie a questo progetto, ideato da Operaestate Festival Veneto/CSC con The Place di Londra e Dansateliers di Rotterdam, si sono sviluppate inoltre molteplici collaborazioni artistiche, come quella tra Alessandro Sciarroni, Pablo Esbert Lilienfeld (per Folk-s e UNTITLED) e Marco D’Agostin (Folk-s), e tra Giorgia Nardin, D’Agostin e Amy Bell, che hanno dato vita a All dressed Up With Nowhere To Go. Finito Choreoroam, sono sette i progetti attualmente in corso. Azioni di mobilità artistica, di formazione, di creazione e produzione cui prenderanno parte professionalità artistiche e manageriali, attive sul territorio regionale e nazionale. L’obiettivo? L’internazionalizzazione.

Comunità locali e comunità di immigrati s’incontrano in Migrant Bodies, che intende riflettere sull’impatto sociale e culturale delle migrazioni. Promuove il dialogo intergenerazionale Act Your Age, progetto biennale realizzato in collaborazione con il reparto di neurologia dell’ospedale di Bassano, una ricerca sull’impatto che la pratica della danza contemporanea può avere sul sistema neurologico e in particolare sulle persone con il morbo di Parkinson. Gli italiani coinvolti sono Chiara Frigo, Silvia Gribaudi e Marco D’Agostin; quest’ultimo ha presentato al festival bassanese Last day of all, un lavoro ispirato a Le Sacre du Printemps di Straviskij nato dall’incontro con non professionisti di diverse età: Maria (75), Federico (19), Clara (65), Elena (19) e Serenella (15). «Trovavo molto interessante che il progetto chiedesse il punto di vista dei più giovani – racconta il danz’autore – ma io sentivo una grossa responsabilità perché non sapevo cosa volesse dire invecchiare. Ho deciso allora di declinare il compito che ci veniva dato a favore del racconto dello scambio tra generazioni, e del corpo che invecchia. Quando ho fatto un workshop all’interno di Act Your Age in Austria, dove ho conosciuto Maria – la signora che c’è nel lavoro –, ho capito che il modo in cui volevo andare a fondo era rendere possibile un incontro tra le diverse generazioni, partendo dal lavoro con il gruppo e non sviluppando prima il progetto. Ho cercato di far tradurre a loro qualcosa di molto personale conservando tuttavia l’autenticità di questo incontro. Il progetto ha fornito una cornice dentro alla quale ho trovato qualcosa che sarà utile al di fuori».

Untitled_I will be there when you die di Alessandro Sciarroni

Untitled_I will be there when you die di Alessandro Sciarroni

Progetto quinquennale articolato in quattro fasi – ricerca, residenza, produzione e presentazione – Modul Dance è promosso da EDN, il network europeo delle Case della Danza di cui il CSC di Bassano del Grappa è partner dal 2011. Alessandro Sciarroni, selezionato per la trilogia Untitled_I will be there when you die, ci ha raccontato le fasi del progetto: «UNTITLED_I will be there when you die (secondo capitolo della trilogia) ha ricevuto il sostegno del Centro per la Scena Contemporanea di Bassano del Grappa – che ci ha proposto –, del Mercat de les Flors di Barcellona, del Dance Ireland di Dublino, della Maison de la Danse di Lione, del Dansehallerne di Copenhagen. Abbiamo fatto due settimane di casting – in un’atmosfera fantastica – presso El Graner di Barcellona, che è collegato al Mercat de les Flors, e che ha ospitato tutti i giocolieri (i dodici da cui sono stati selezionati i quattro interpreti attuali, ndr). La Maison de la Danse di Lione ci ha prodotto; il Centro per la Scena Contemporanea di Bassano del Grappa, oltre ad avere fornito una quota di produzione, ci ha ospitato in residenza. Le fasi non sono scandite dai partner, gli artisti possono scegliere i propri tempi. Nel mio caso, ero già avanti con la ricerca, e quindi sono partito subito con la residenza, cui ha fatto seguito la produzione, la circuitazione e la presentazione, e adesso continuo la ricerca con S.P.O.R.T, che è parte del progetto Will you still love me tomorrow? (terzo capitolo della trilogia avviata con Folk-s, ndr)».

La danza contemporanea e le nuove tecnologie: Spazio_A European network for dance creation indaga il carattere multidisciplinare della danza contemporanea, offrendo ai giovani artisti cinque residenze nell’arco di un anno. Nasce nell’ambito di questo progetto Forms changed into new bodies di Tiziana Bolfe e Matteo Maffesanti, presentato a B.Motion Danza il 24 agosto.
Programma di cooperazione tra cinque Case della danza europee, LEIM intende individuare nuovi operatori culturali nella danza contemporanea, e investire su di essi. L’obiettivo è quello di costruire una comunità di operatori della cultura in grado di giocare ruoli diversi in differenti organizzazioni orizzontali (multi-players) e stimolare lo sviluppo creativo attraverso lo scambio e l’interazione con le istituzioni, gli artisti e le comunità al di fuori del contesto culturale abituale in cui operano.
Viaggi coreografici nel mondo di Bosch, altri modi di abitare le sale museali: è B PROJECT, un progetto che collega diverse organizzazioni alla città olandese di ’sHertogenbosch. Realizzato dalla Fondazione Jheronimus Bosch 500, in collaborazione con il Comune di Bassano del Grappa, CSC, il festival Dance Umbrella di Londra, il Centre de Développement Chorégraphique / Biennale de danse du Val-de-Marne e D.ID Danza Identity, coinvolge gli spazi che ospitano opere del pittore olandese, dal Museo di Palazzo Grimani a Venezia al Louvre di Parigi, dal Museo Boijmans Van Beuningen di Rotterdam alla National Gallery di Londra.
Si rivolge infine a giovani danzatori e coreografi (tra i 16 e 20 anni) LIFT, il progetto di accompagnamento alla formazione professionale internazionale. Incontri con direttori di accademie e scuole, insegnanti internazionali, la partecipazione a rassegne e festival, l’orientamento ai diversi programmi di studio all’estero e due incontri al mese a Bassano per una durata totale di 24 mesi.
Una città in ascolto pronta ad accogliere gli stimoli e le progettualità del CSC/Casa della Danza come è accaduto lo scorso 17 agosto quando i coreografi di B Project hanno abitato Palazzo Sturm assieme ai giovani danzatori di LIFT, in un evento che ha trasformato le sale museali in palcoscenico, e gli osservatori in pubblico attivo.

*La redazione di b-stage 2013 è composta da Elena Conti, Roberta Ferraresi, Rossella Porcheddu, Carlotta Tringali

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Abbiamo chiesto ai danzatori e coreografi di B.Motion che hanno abitato Palazzo Sturm nelle ore pomeridiane, di lasciarci alcune immagini e poche parole che raccontino il loro lavoro, la loro performance, la loro ricerca. Una cartolina da B.Motion.

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Trascorsi solo pochi giorni da B. Project – Restituzioni per il Progetto Bosch, la giovane danzatrice e coreografa Giorgia Nardin torna ad abitare le stanze di Palazzo Sturm per la presentazione di un frammento di All Dressed Up With Nowhere To Go, lavoro vincitore del Premio Prospettiva Danza 2013.
A condividere con lei questo progetto, sono i danzatori Amy Bell e Marco D’Agostin, incontrati in occasione di Choreoroam Europe 2012 (qui l’intervista ai choreoroamers) e interpreti della creazione.

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Solo delle camicie a coprire i corpi dei danzatori. Le loro gambe nude si espongono in tutta la fatica dello “stare”: Bell e D’Agostin si sostengono su un solo piede che ricerca l’equilibrio, mentre l’altro non tocca mai terra. Tremolii, arrossamenti, segni di un’imposizione generata dal proprio corpo come titubanza nel toccare la realtà tutta d’un colpo, quasi un occupare lo spazio fisico in punta di piedi.
Emozionante la fragilità del corpo maschile che si abbandona alla danzatrice, sincera la loro presenza scenica.

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Dopo una prima residenza al CSC Garage Nardini di Bassano del Grappa, la coreografa ha lavorato alla creazione di All Dressed Up With Nowhere To Go in spazi molto più grandi (come il Graner / Mercat de les Flors di Barcellona o il Teatro Villa dei Leoni di Mira) e diversi dalla piccola e barocca stanza di Palazzo Sturm. La vicinanza con lo spettatore rende intima la nudità dei performers e accorcia le distanze nella relazione – umana – tra scena e platea.

 

* La redazione di b-stage 2013 è composta da Elena Conti, Roberta Ferraresi, Rossella Porcheddu, Carlotta Tringali