recensioni teatrinscatola 2011

Da TeatrInScatola: Ergo non sei raccontato da Matteo Antonaci

Ultimo appuntamento della rassegna senese TeatrInScatola curata da Straligut Teatro: dal 21 ottobre al 27 novembre ogni venerdì è stato dedicato al teatro contemporaneo e all’incontro tra compagnie, operatori e i critici delle redazioni di Teatro e Critica e Il Tamburo di Kattrin. Il 27 ottobre è andato in scena Ergo non sei di Teatri Alchemici: qui sotto la riflessione di Matteo Antonaci.

Di madonne e di madri – Teatri Alchemici per TeatriInScatola
di Matteo Antonaci

Chiude la quinta edizione del festival TeatrInScatola, diretta da Straligut Teatro, la compagnia siciliana Teatri Alchemici con lo spettacolo Ergo non sei, progetto finalista del premio Fringe2Fringe 2010.
Su una scena completamente nuda Luigi Di Gangi e Ugo Giacomazzi, membri fondatori della compagnia, raccontano la storia di Michele, un quarantenne, assistente della cattedra universitaria di storia e filosofia, solitario, celibe e ateo, improvvisamente coinvolto in una bizzarra quanto inspiegabile rivelazione: un conclave di madonne, sotto suggerimento della Madonna del Ponte, ha scelto Michele come eletto per diffondere il nuovo vangelo e parlare al mondo con animo illuminato. A fare da sfondo alla vicenda è il rapporto che il protagonista instaura con la madre, donna con la quale convive da sempre.
In bilico tra l’ironia dissacrante di Angels in America e un dramma tinteggiato dai caratteri simbolici ed iconici di un sud Italia permeato dalla cultura cattolica, tra madonne en travesti, comari e preti impiccioni, Teatri Alchemici indaga il tema del libero arbitrio. Siamo davvero liberi di prendere delle decisioni? Cosa cambia o porta avanti la nostra vita? Quanto siamo responsabili delle nostre scelte, o, ancor più della nostra incapacità di scelta?

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L’artigianalità di Titanic a TeatrInScatola

Abbandonare la condizione di rigidi spettatori e salire sulla nave, non su una qualsiasi, ma su una che sta affondando e arrivata «al punto di non ritorno» che è anche «il punto da raggiungere».

Questa la prerogativa di Titanic, spettacolo vincitore del Premio In-Box 2011 andato in scena nella Sala Lia Lapini durante il quinto appuntamento della rassegna senese TeatrInScatola curata dalla Compagnia Straligut.
Una serata intorno al teatro, un soffermarsi su un momento che non è di consumo – come vorrebbero le dinamiche di mercato – ma di dialogo e di scambio tra operatori, critici e artisti. Fortemente voluta da Straligut, Situazione Critica, contesto di lavoro congiunto di Teatro e Critica e Il Tamburo di Kattrin, abbraccia tale dimensione informale e di incontro, a cui per questo appuntamento ha preso parte anche Andrea Nanni, direttore di Armunia e del Festival Inequilibrio di Castiglioncello.

Si intrecciano quasi come fossero complementari lo scopo del Bando In-Box, la gestazione e messinscena di Titanic della Compagnia AstorriTintinelli e il dialogo post-spettacolo intorno alla tematica su cosa sia o meno emergente e nuovo nel panorama teatrale. Questione di etichette per selezionare, scegliere e programmare; dopo tutto il mercato sembra richiederlo. Ma il pubblico (quello di non addetti ai lavori, si intende), il fruitore di questo acclamato mercato? Si dovrà pur pensare al fatto che, diversamente da altri Paesi europei, in Italia, abituati ad avere tanti teatri sparsi su tutto il territorio nazionale, pochissimo ci si sposta per recarsi in una grande città a vedere un singolo spettacolo. La pazza corsa alla novità porta spesso al tramonto immediato lavori che dopo il debutto non sono riusciti a girare, a mostrarsi e soprattutto a crescere; e indicativo è l’esempio di Titanic.

Andato in scena per la prima volta nel 2007, lo spettacolo è riuscito ad ottenere solamente un paio di repliche in ben quattro anni: il duo milanese, composto da Alberto Astorri e Paola Tintinelli, ha sempre sentito che non era mai stata data una vera possibilità al proprio Titanic, fino alla vittoria del Bando In-Box. Progetto che riunisce diverse realtà toscane – quali Straligut, Amnio Teatro, Armunia, Edgarluve, Gogmagog, Teatro Everest, Teatro Popolare d’Arte e Teatro Sant’Andrea – In-Box nasce proprio come «rete di sostegno per la circuitazione del nuovo teatro» e prevede, oltre un premio in denaro, un programma di circuitazione nei teatri della regione.
Sarà pur datato 2007, ma Titanic non ha nessuna caratteristica che lo potrebbe far definire “vecchio”: è composto da un immaginario vastissimo, che prende da Buster Keaton alla desolata disperazione delle poesie di Guido Ceronetti, da Ettore Petrolini ai personaggi onirici lynchiani, dal poema di Enzensberger a Arthur Rimbaud. Come se diverse voci, scritti e immagini fossero stati assorbiti e rimodellati sui personaggi sapientemente creati da Alberto Astorri, un capitano senza equipaggio, e Paola Tintinelli, un mozzo chapliniano, che continuano ad affastellare sulla scena oggetti, manichini e pupazzi che costituiscono il loro mondo prossimo al naufragio. Uno spettacolo che chiede un contatto e una vicinanza con lo spettatore perché, come recita il sottotitolo, è “una fiaba del vecchio millennio” e va seguita con lo stupore che una favola può suscitare, con una vicinanza e un abbandono di intenti: dopo tutto, il gioco è lasciarsi stupire. Non mancano delle fragilità interne in questo susseguirsi di sketch che spaziano dal comico al poetico, dal visionario al cabarettistico: a volte la compattezza sembra perdersi, colmata però da un’autentica artigianalità che costituisce tutto l’impianto di Titanic. I due attori non solo interpretano i personaggi ma sono gli stessi scenografi, registi e tecnici che decidono i tempi musicali – mettendo su 45 giri che sono delle vere chicche – e accendono luci, abat-jour e lumini che riempiono la scena. Il continuo creare e ricreare visioni, attraverso porte che aprono a un mondo altro o a personaggi fantastici e sorprendenti, regala una dimensione di vicinanza, nonostante tutto ciò che mostra la Compagnia AstorriTintinelli passi attraverso la fantasia: sembra un’umanità che, nonostante la sua follia, non voglia naufragare e non voglia perdersi. Non c’è nulla di vecchio in tutto questo, la poesia e lo stupore non seguono nessuna dinamica di mercato, cercano solamente di essere ascoltate e di trovare luoghi in cui mostrarsi. Speriamo di vedere Titanic e la Compagnia AstorriTintinelli anche in altri teatri, non solo toscani.

Visto alla Sala Lia Lapini, per la rassegna TeatrInScatola, Siena

Carlotta Tringali

Da TeatrInScatola: MyArm raccontato da Simone Nebbia

Dal 21 ottobre al 27 novembre, la quinta edizione di TeatrInScatola si articola in un doppio appuntamento settimanale: la serata del venerdì è dedicata agli adulti mentre la domenica pomeriggio l’attenzione si sposta sui bambini. Il cartellone è indicativo dello sguardo curioso, e allo stesso tempo critico, che Straligut Teatro rivolge al teatro contemporaneo italiano. A seguire le rappresentazioni del venerdì torna lo spazio dedicato all’incontro e al confronto con gli artisti, che si arricchisce quest’anno della presenza, oltre quella ormai consueta della critica, degli operatori teatrali. TeatrInScatola 2011 ospita le redazioni di Teatro e Critica e de Il Tamburo di Kattrin mentre tra gli operatori saranno presenti Luca Ricci, Edoardo Favetti, Simone Martini, Roberta Nicolai, Andrea Nanni ed Elvira Frosini.

Il 28 ottobre è andata in scena Accademia degli Artefatti che ha presentato My Arm di Tim Crouch diretto da Fabrizio Arcuri con in scena Matteo Angius ed Emiliano Duncan Barbieri; a discutere con loro dopo lo spettacolo: Simone Martini e Simone Nebbia di Teatro e Critica, il cui approfondimento è pubblicato qui sotto.

Ri-vedendo My Arm a Siena: portiamo i Teatri fuori dalla Scatola
di Simone Nebbia

TeatrInScatola. Sala Lia Lapini. Il programma che l’anno scorso era dentro una scatolina di cartone riciclato stavolta arriva dentro una boccettina di plastica, riciclata anch’essa, con il messaggio dentro. Certe piccole resistenze artistiche, mi dico, arrivano come trasportate dalle onde degli oceani, certi di una sponda – approdo – che diventi terra. La propria. Ormai l’autunno conta la tappa senese con una cadenza di estrema puntualità: segno delle buone iniziative è la loro affermazione nei progetti e nella memoria di chi le frequenta. Così anche in questo folle autunno Siena schiude la sua bellezza oltre le Porte dell’accoglienza monumentale: mai fu più dolce, entrare in un fortino. La rassegna, che aveva aperto venerdì 21 ottobre 2011 con Western di Massimo Schuster e andrà avanti fino al 27 novembre 2011, invita al secondo appuntamento uno spettacolo non “nuovo” – e questo ci sarà molto utile per l’analisi – di Accademia degli Artefatti: My Arm di Tim Crouch, con la regia di Fabrizio Arcuri e con in scena Matteo Angius ed Emiliano Duncan Barbieri. Questo invito è piuttosto comodo per introdurre l’altro, sequenziale, che coinvolge critici e operatori ad incontrarsi proprio sul tema larghissimo di cosa desideriamo intendere per “novità” in ambiti artistici e in generale sulla difficoltà di sistema nella gestione di produzione e circolazione delle opere. Il progetto, che si appoggia alla nostra ormai consueta Situazione Critica, chiama un diverso critico di una delle due webzine ogni volta all’incontro con un diverso operatore, dopo lo spettacolo.

My Arm è un’ottima conferma del progetto culturale di Accademia degli Artefatti attorno alla figura umana calata in una realtà che non sa più cogliere, scegliendo non a caso di dedicarsi alla drammaturgia contemporanea anglosassone che meglio di tutte ha saputo interpretare la moltiplicazione dei piani di realtà e ne ha portato a fondo il carattere grottesco che di essa è ovvia conseguenza…

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Da TeatrInScatola: Schuster raccontato da Sergio Lo Gatto

Dal 21 ottobre al 27 novembre, la quinta edizione di TeatrInScatola si articola in un doppio appuntamento settimanale: la serata del venerdì è dedicata agli adulti mentre la domenica pomeriggio l’attenzione si sposta sui bambini. Il cartellone è indicativo dello sguardo curioso, e allo stesso tempo critico, che Straligut Teatro rivolge al teatro contemporaneo italiano. A seguire le rappresentazioni del venerdì torna lo spazio dedicato all’incontro e al confronto con gli artisti, che si arricchisce quest’anno della presenza, oltre quella ormai consueta della critica, degli operatori teatrali. TeatrInScatola 2011 ospita le redazioni di Teatro e Critica e de Il Tamburo di Kattrin mentre tra gli operatori saranno presenti Luca Ricci, Edoardo Favetti, Simone Martini, Roberta Nicolai, Andrea Nanni ed Elvira Frosini.

Tra i tanti artisti si trova il celebre marionettista Massimo Schuster che ha aperto la manifestazione con la prima nazionale del suo ultimo lavoro, Western; a discutere con lui dopo lo spettacolo: Luca Ricci e Sergio Lo Gatto di Teatro e Critica, il cui approfondimento è pubblicato qui sotto.

Al debutto Western di Massimo Schuster: a TeatrInScatola per discutere del sistema teatrale
di Sergio Lo Gatto

Quinta edizione per TeatrInScatola, piccola rassegna che negli anni ha saputo diventare un piccolo appuntamento cult per i senesi e non solo. Un carnet di appuntamenti che fa da ponte tra la chiusura dei festival estivi, l’inizio delle stagioni e la pausa estiva. Ci si ritrova allora tutti intabarrati a commentare il freddo precoce di questa Siena sempre accogliente, stipati nel piccolo foyer della Sala Lia Lapini. Quindi innanzitutto un’occasione di incontro. Unito alla possibilità di vedere alcuni lavori nuovi e meno nuovi e il vincitore del bando annuale InBox, a tentare di essere protagonista è anche lo spazio di discussione intorno al teatro. A far da sponda a queste discussioni è anche il progetto Situazione Critica: redattrici e redattori di Teatro e Critica e de Il Tamburo di Kattrin sono invitati, post-spettacolo, a una conversazione aperta con un operatore teatrale ogni volta diverso, declinata però su un macro-tema: “Il nuovo è il prossimo vecchio?” Ci capita spesso, ultimamente, di interrogarci su certe logiche di produzione e distribuzione che regolano il teatro. Di solito si cominciano discorsi come questi con le parole “in tempi di crisi…” Ma la verità è che anche in tempi di boom economico, a definire la scala di priorità e valore del sistema teatrale, sono le possibilità di sostenere e far circolare un’opera d’arte. Anche prima che si cominci a questionare, di essa, la rilevanza all’interno di un discorso culturale o il salto di poetiche che rappresenta.

Il primo appuntamento ha trovato spazio dopo il debutto nazionale del divertentissimo spettacolo di Massimo Schuster (Théâtre de l’Arc-en-Terre, Marsiglia), Western.

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