B.Motion Danza 2011

Dentro il mondo di Sobarzo

Recensione a MiningRodrigo Sobarzo

Superano i confini tra danza e teatro gli spettacoli presentati durante la stessa serata del 24 agosto al Festival B.Motion Danza: Cosas di Alma Söderberg e Mining di Rodrigo Sobarzo si muovono entrambi nell’ambito della performance, indagando diversi aspetti del corpo. Entrambi usciti dalla scuola di danza di Amsterdam SNDO, i lavori dei due coreografi possono essere accostabili per alcune scelte ma allo stesso tempo si distanziano per le tematiche affrontate e per i risultati ottenuti. Se il pezzo della Söderberg ha riscosso un bel successo di pubblico ricevendo uno scroscio di applausi, non si può dire la stessa cosa del secondo spettacolo che ha suscitato non poche perplessità dividendo e alimentando discussioni all’uscita del Garage Nardini. A prescindere se sia piaciuto o meno, lo spettacolo ha già in sé un’ottima qualità, ossia quella di accendere una discussione e di spingere a riflettere.

Mining di Rodrigo Sobarzo

Se è semplice elogiare la Söderberg e il suo Cosas per le capacità straordinarie che l’artista mostra sul palco, per la sua eccezionalità nell’intrecciare canzoncine bambinesche a testi tratti dalla cronaca facendo diventare il corpo una cassa di risonanza ed espandendo le potenzialità vocali, più complesso è analizzare lo spettacolo di Sobarzo. Il cileno, di adozione olandese, compie con Mining un esercizio fisico notevole, estenuante: mentre il movimento tende verso una continua contrazione, Sobarzo per lungo tempo produce un urlo mono-tono che sembra provocato da una sofferenza interiore. Ma più che dal suono prolungato, la sensazione di angoscia è data dagli spasmi fisici che si modificano a piccoli tratti: il coreografo compie un percorso non solo di natura corporea ma anche spaziale; come se partisse da un punto e percorresse, lentamente a tappe, tutto il Garage Nardini. Da una posizione eretta si piega sulle ginocchia per poi distendersi in terra e rialzarsi, accostarsi al muro e lì ripiegarsi: il tutto facendo fuoriuscire dal corpo questo forte urlo fatto di continui segmenti vocali che dopo un ascolto prolungato sembrano non provenire più dal corpo ma da un’altrove. E verso un altrove è proprio dove conduce il lavoro di Sobarzo: dotato di una forza incredibile, il coreografo sembra entrare in una sorta di trance psicofisica che gli permette di superare la soglia del dolore e di condividere questa condizione di passaggio con chi lo sta guardando. Se all’inizio la sofferenza di quel fisico in preda a spasmi è palpabile, andando avanti durante la performance si ha la sensazione che quel corpo potrebbe continuare all’infinito, che non abbia bisogno di fermarsi e che stia aprendo a sconosciuti la sua interiorità. Il dondolio di Sobarzo ricorda moltissimo i momenti di preghiera di alcune religioni islamiche o il movimento dei bambini che soffrono d’autismo: in entrambi i casi è un mondo privato quello che viene esteriorizzato e una volta entrati in questo luogo ci si abbandona come se si fosse sotto ipnosi. Non si tenta di comprendere le varie parti che compongono questo mondo: ognuno è libero di riceverne e osservarne gli aspetti che preferisce e semplicemente lo si esplora, entrando in una sintonia emotiva. A interrompere questo viaggio-trance è il suono di un cellulare, voluto dal coreografo, che riporta alla realtà e mette a tacere l’urlo prolungato di Sobarzo. Tornato il silenzio, l’artista lega il suo corpo a una lunga asse di legno: anche qui non ci sono percorsi di senso obbligati da percorrere, l’immaginario a cui rimanda spazia dove lo spettatore preferisce. E se inizialmente questo elemento esterno poggiato sul corpo può veicolare una sensazione di pesantezza, ecco che questa subito viene sostituita da una voglia di libertà: Sobarzo dondola da destra a sinistra, come quasi volesse spiccare il volo. All’angoscia rumorosa della prima parte subentra lo spostamento d’aria di queste ali ruvide: è questo un momento di ampio respiro che acquista valore e si rende necessario per un equilibrio interiore; equilibrio che in ogni caso non trova una stabilità, rotta stavolta dal violento gesto del coreografo che con un’ascia colpisce il legno fino a spezzarlo in due parti.

Una performance che spinge lo spettatore a superare dei confini ben marcati tipici della nostra esteriorità, come può essere il fermarsi al primo impatto: Sobarzo invita ad andare oltre, a farsi catturare e vivere un’esperienza unica. Un lavoro che mostra come la novità, significativa e difficile da comprendere, sia ancora possibile oggi; ma che deve anche trovare lo spazio necessario per mostrarsi e la predisposizione delle persone ad accoglierla.

Visto al CSC-Garage Nardini, B.Motion Danza Bassano del Grappa

Carlotta Tringali

B.Class con Eva Recacha

 

 

Abbiamo curiosato tra i workshop di danza B.Class, tenuti ogni mattina a Bassano del Grappa dalle 10 alle 12 da differenti coreografi di fama internazionale. Il giorno 26 agosto la lezione è stata tenuta dalla giovane Eva Recacha: ecco foto e impressioni dei partecipanti!

BIOGRAFIA di Eva Recacha

Coreografa e performer che vive e lavora a Londra, è tra i quattro finalisti del biennale The Place Prize 2011 di Londra. Ha presentato il 25 agosto qui a B.Motion Begin to begin. Il suo lavoro esplora la relazione tra testo e movimento alla ricerca di un preciso significato. Attualmente ha intrapreso un percorso di riscoperta della cultura popolare e i suoi ultimi lavori prendono spunto da antiche rime come pure dal teatro delle marionette. A partire da moduli tradizionali offre una reinterpretazione attraverso i codici del linguaggio contemporaneo.

 

COMMENTI DEI PARTECIPANTI

 

Eva stamattina ha spalancato alla classe le porte del suo mondo, del suo modo di lavorare e di creare. La lezione è stata, oltre che interessante a livello artistico, utile per capire come, un pezzo come quello di ieri sera, viene creato e soprattutto dopo quanto lavoro si arriva ad avere una performance del genere. La cosa che mi ha colpito di più è il fatto che lei cerca e pretende la totale libertà del corpo, del corpo in comunicazione. Secondo me la sua danza si potrebbe chiamare “la danza del respiro” visto che la sua musica è fatta di respiri. Il respiro diventa ritmo, ritmo del corpo; per cui, avendo ogni essere umano, ogni individuo, il suo respiro, tutto diventa unico.

Carolyn Carlson sostiene che il respiro è composto, come la danza stessa, dai due principi regolatori dell’Universo, il dare e il prendere.
Quando si inspira e si espira, quando si danza e si crea danza, si dà e si prende.
Ognuno di noi è unico e ha maniere diverse sia per per respirare che per danzare; questa unicità viene espressa chiaramente dal lavoro di Eva Recacha, in particolare modo dalla lezione di stamattina. Lei non crea, lei scava in se stessa e fornisce ai suoi danzatori gli strumenti per poter indagare se stessi, come ha fatto questa mattina con noi. Carolyn Carlson sostiene che gli artisti non sono dei geni perché tutto ciò che fanno è una ripetizione, un qualcosa già fatto. L’artista sviluppa da idee già note un lavoro sul proprio corpo, sul proprio respiro, sul proprio ritmo.
Questo è quello che fa Eva, lo mette in atto e lo trasmette in maniera straordinaria. Chiara

Un lavoro intenso sul legame tra l’uso del suono vocale e il movimento, secondo una logica di abbinamento lineare e in un’atmosfera giocosa. Marco

B.Motion – Commenti su The Place Prize 2011

25/08/2011 Bassano del Grappa, B.Motion Danza. I commenti a caldo del pubblico su Cameo di Buscarini/ Camiloti/ De La Fe, Begin to Begin di Eva Recacha, It needs horses di Lost Dog e Fidelity Project di Requardt/ Opoku Addaie

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Choreoroamer #5: Giulio D’Anna

Siete curiosi di conoscere meglio i segni particolari dei nove coreografi partecipanti a Choreoroam Europe 2011? Li abbiamo incontrati e “schedati”… Ecco le risposte di Giulio D’Anna

 

Nome: Giulio D’Anna

Data di nascita: 02.05.1980

Luogo di nascita: San Benedetto del Tronto (AP), Italia

Centro con cui partecipa a Choreoroam: Dansateliers Rotterdam (NL)

 

 

1) Giulio D’Anna in tre parole
Fragile, storto e innamorato

2) Definisci in una frase la tua ricerca coreografica
La traduzione del linguaggio drammatico nella società contemporanea

3) Lo spettacolo che ti ha cambiato la vita
Rocky Horror Picture Show

4) Se la tua vita fosse uno spettacolo, chi sarebbe il coreografo?
L’amore

5) E se ti chiedessi di scegliere il coreografo tra uno dei Choreoroamers?
Janet Novas Rodriguez

6) L’aspetto che preferisci di Choreoroam
Il non sapere

 

7) L’aspetto più difficile di Choreoroam
Il non sapere (sorride, ndr)

 

8) Un ricordo che porterai con te di Choreoroam – Bassano del Grappa
Le attività nel Garage Nardini

 

Per saperne di più visita il blog di Choreoroam Europe

Elena Conti / Carlotta Tringali

B.Motion – Commenti su Equilibrio, Cosas e Mining

24/08/2011 Bassano del Grappa, B.Motion Danza. I commenti a caldo del pubblico su Equilibrio di Daniel Abreu, Cosas di Alma Soederberg

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I commenti a caldo del pubblico su Mining di Rodrigo Sobarzo

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B.Class con Rodrigo Sobarzo

Abbiamo curiosato tra i workshop di danza B.Class, tenuti ogni mattina a Bassano del Grappa dalle 10 alle 12 da differenti coreografi di fama internazionale. Il giorno 25 agosto la lezione è stata tenuta dal cileno di adozione olandese Rodrigo Sobarzo: ecco foto e impressioni dei partecipanti!

 

BIOGRAFIA di Rodrigo Sobarzo

Danzatore e coreografo cileno emigrato in Olanda, è tra i più originali artisti della scena europea. La sua ricerca si muove sui suoni generati dal corpo e dagli oggetti in movimento sulla scena.
È stato al Festival col suo Mining il 24 agosto, una performance che esplora il corpo come confine estremo tra passato e futuro.

COMMENTI DEI PARTECIPANTI

La parola chiave è stata “shaking”. Rodrigo ha detto subito che avremmo fatto un lungo e faticoso esercizio di shaking. La classe è iniziata con dei saluti al sole, 7 + 7, 14 saluti al sole molto precisi. Poi è cominciato questo dondolio prolungatissimo, continuo; in qualche modo ci ha spiegato la sua poetica, anche rispetto allo spettacolo che abbiamo visto ieri sera. È come se lui prolungasse all’infinito un’azione in modo da raggiungere una condizione più pura che supera resistenze e barriere. A me è sembrato di essere stato a un rave party, ma di mattina e senza sostanze stupefacenti. È stato un rave party mattutino, molto interessante. Francesco

La sensazione che ho avuto durante la classe tenuta da Rodrigo Sobarzo è che il corpo va da sé: superato lo scalino dello sforzo fisico ci sono delle possibilità infinite su cui lavorare. È come se mi fossi trovata a sperimentare un “viaggio” ma senza essere drogata, come se fossi in un’altra dimensione, presente con il corpo ma allo stesso tempo assente. Sono anche consapevole che questa è un’esperienza irripetibile, perché non sarei in grado di riproporla se fossi da sola. Inoltre sono riuscita a percepire  l’energia che proviene dalle persone, quell’energia che si è propagata magicamente all’interno di tutto il gruppo. Giorgia

È stato molto intenso sia per la lunga durata che per lo sforzo fisico. È stato bravo a farci cominciare tutti in unico posto, molto vicini, per farci superare il primo blocco che c’è e poter poi rilasciare tutta l’energia. È abbastanza strana la sensazione che si ha una volta finito perché ci si sente persi, in senso positivo: dopo tutto il movimento frenetico di prima si ha proprio la sensazione di dover andare lenti, non si riesce a camminare velocemente. È stato molto bello anche per il fatto che è stata un’esperienza di gruppo e non solo personale. Massimo


Choreoroamer #4: Deborah Light

Siete curiosi di conoscere meglio i segni particolari dei nove coreografi partecipanti a Choreoroam Europe 2011? Li abbiamo incontrati e “schedati”… Ecco le risposte di Deborah Light

 

Nome: Deborah Light

Data di nascita: 1979

Luogo di nascita: Leeds

Centro con cui partecipa a Choreoroam: The Place (UK)

 

 

 

1) Deborah Light in tre parole
In stato interessante, curiosa e indecisa

2) Definisci in una frase la tua ricerca coreografica
Che cosa è reale…  È una risposta, non una domanda!

3) Lo spettacolo che ti ha cambiato la vita
Penso che non ce ne sia stato uno che abbia cambiato la mia vita

4) Se la tua vita fosse uno spettacolo, chi sarebbe il coreografo?
Io!

5) E se ti chiedessi di scegliere il coreografo tra uno dei Choreoroamers?
Alessandro Sciarroni

6) L’aspetto che preferisci di Choreoroam
Il gruppo

7) L’aspetto più difficile di Choreoroam
… Queste domande!

8) Un ricordo che porterai con te di Choreoroam – Bassano del Grappa
L’imitazione di Giulio D’Anna

 

Elena Conti / Carlotta Tringali

Choreoroamer #3: Moreno Solinas

Siete curiosi di conoscere meglio i segni particolari dei nove coreografi partecipanti a Choreoroam Europe 2011? Li abbiamo incontrati e “schedati”… Ecco le risposte di Moreno Solinas

 

Nome: Moreno Solinas

Data di nascita: 30.07.1987

Luogo di nascita: Sassari, Italia

Centro con cui partecipa a Choreoroam: The Place (UK)

 

 

 

1) Moreno Solinas in tre parole
Romantico, diligente e… Qualcosa tra l’essere affamato e aver voglia di assorbire

2) Definisci in una frase la tua ricerca coreografica
Si occupa di instaurare un rapporto con il pubblico. Sono interessato a creare un percorso per gli spettatori che li possa coinvolgere, in alcuni momenti a livello intellettuale, in altri, a livello emotivo, che li possa intrattenere ma anche infastidire…

3) Lo spettacolo che ti ha cambiato la vita
Un saggio di fine anno in cui ho partecipato l’estate prima di partire per andare a studiare a Londra, penso si chiamasse Simultaneamente. In qualche modo mi ha cambiato la vita

4) Se la tua vita fosse uno spettacolo, chi sarebbe il coreografo?
Sarei io

5) E se ti chiedessi di scegliere il coreografo tra uno dei Choreoroamers?
Sarebbe Alessandro Sciarroni

6) L’aspetto che preferisci di Choreoroam
Incontrare questi otto coreografi è la parte più arricchente a livello artistico e umano; è lo scambio delle esperienze di nove persone diverse. In realtà è anche il fatto di spostarci, di avere questa esperienza qui a Bassano piuttosto che in un altro posto; tutto quanto diventa parte della nostra esperienza artistica

7) L’aspetto più difficile di Choreoroam
Penso sia il fatto che non si abbia così tanto tempo a disposizione, trattandosi di un’esperienza così intensa e con così tanti stimoli. È una metafora della vita. Sarebbe bello avere, con questa quantità di stimoli, il triplo del tempo a disposizione

8) Un ricordo che porterai con te di Choreoroam – Bassano del Grappa
Le serate sotto gli effetti della grappa sono belle! Scherzo, la cosa che porterò con me è il fatto di essere in continuo dialogo artistico ma in contesti molto informali.

 

Elena Conti / Carlotta Tringali

Un percorso tra le stanze di Suite-Hope

Recensione a Suite-Hope – di Chiara Frigo

Suite-Hope di Chiara Frigo

Le stanze di Palazzo Pretorio ci accolgono con la sua voce; amplificate da casse, le parole di Chiara Frigo rivolgono agli spettatori delle domande, pongono di fronte a scelte che solo poi, nella prima camera di Suite-Hope, quella degli “omini bianchi”, si manifesteranno come svelamento, intromissione nell’intimità di una persona ma anche ricerca in sé volta a un cambiamento. Suite-Hope è uno «spettacolo per due interpreti e un popolo di carta», come recita il sottotitolo, presentato in una versione site-specific per questo spazio a Cittadella. Le stanze vuote e dalle luci fredde del Palazzo, che per altre occasioni si sono fatte sedi espositive, si sono accostate alle possibilità fornite dalla vicinanza con le danzatrici, in un accerchiamento della scena che ha consentito al pubblico di comprendere il lavoro e unirsi alle interpreti. Il popolo protagonista, e testimone delle azioni coreografiche, è costituito da poetiche sagome stilizzate, omini fatti di carta con una sola piega sulla metà per consentire loro di mantenere una verticalità dal pavimento, unica espressione di vita a loro consentita. Al primo incontro, queste figure sono neutre, bianche. Il colore viene portato in scena dai costumi delle due danzatrici, Chiara Frigo e Marta Ciappina – danzatrice che ha collaborato con lei nell’intimo e poetico Nonsostare dello scorso anno –; i loro sono vestiti quotidiani, larghe t-shirt e pantaloni dalle tinte sgargianti. A partire dalla ricerca coreografica cara a Frigo, il gesto quotidiano viene estrapolato dal suo contesto e rielaborato per lasciare che non ne rimanga altro che una labile traccia nel linguaggio coreutico. A dominare le stanze di Palazzo Pretorio è la sola concentrazione di energia ed emozione che trapela dal gesto. Un movimento che si indirizza a tratti verso una sincronia, una simultaneità che verrà in poco tempo annientata per tornare alla dilatazione dell’azione dell’una rispetto all’accelerazione dell’altra, in un continuo incontrarsi per perdersi di nuovo.

Suite-Hope si costruisce per passaggi, veri e propri trasferimenti da uno spazio all’altro, ma anche per slittamenti concettuali tra le diverse condizioni umane. Al popolo di carta è assegnato il ruolo di guida in questo percorso; simboli di cambiamenti, mutazioni e “amputazioni” alle quali sono stati sottoposti incondizionatamente dalla società contemporanea, gli omini compongono una scrittura a terra che si accosta fluidamente alla danza di Frigo e Ciappina, così come alle bellissime musiche utilizzate (da Alva Noto al compositore berlinese Franf Bretschneider e Leonard Cohen). Un respiro, un segno di speranza e resistenza giunge sul finale e, coerentemente, i protagonisti sono due figure – di carta o reali? – che nonostante tutto continuano a sorreggersi contando l’una sul sostegno dell’altra.

Visto a Palazzo Pretorio, Cittadella

Elena Conti

 

Choreoroamer #2: Alessandro Sciarroni

Siete curiosi di conoscere meglio i segni particolari dei nove coreografi partecipanti a Choreoroam Europe 2011? Li abbiamo incontrati e “schedati”… Ecco le risposte di Alessandro Sciarroni

 

Nome: Alessandro Sciarroni

Data di nascita: 25.07.1976

Luogo di nascita: San Benedetto del Tronto (AP), Italia

Centro con cui partecipa a Choreoroam: Operaestate (IT)

 

 

 

 

1) Alessandro Sciarroni in tre parole
Misantropo part-time, sentimentale e il contrario di sentimentale

2) Definisci in una frase la tua ricerca coreografica
Cercare di fermare qualcosa che se non fermassi andrebbe perduta per sempre e nessuno se ne accorgerebbe.

3) Lo spettacolo che ti ha cambiato la vita
Sono sempre spettacoli che non ho visto. Tra tutti la performance Azione sentimentale di Gina Pane

4) Se la tua vita fosse uno spettacolo, chi sarebbe il coreografo?
Alain Platel

5) E se ti chiedessi di scegliere il coreografo tra uno dei Choreoroamers?
Marco D’Agostin

6) L’aspetto che preferisci di Choreoroam
Non c’è la pressione del tempo

7) L’aspetto più difficile di Choreoroam
Le cene fuori (sorride, ndr)

8) Un ricordo che porterai con te di Choreoroam – Bassano del Grappa
Ieri  (23 agosto 2011, ndr) quando ho visto qualcosa nello sharing; mi ha fatto molto emozionare perché ho capito che lo potevo capire… Non mi chiedere di più perché non te lo dirò!

Elena Conti / Carlotta Tringali